Peggiorata la legge di Berlusconi
Legittima difesa con licenza di uccidere

“Siamo – se mai la norma sarà approvata anche dal Senato – a un salto epocale. Mai, neppure in epoca fascista, i principi di civiltà giuridica e le regole di convivenza avevano subito uno strappo così profondo e lacerante. È l'introduzione nel sistema di una sorta di (possibile) pena di morte privata , cioè decisa dalla persona offesa (o dalla presunta persona offesa) e da essa direttamente inflitta. È la cancellazione, con un tratto di penna, del diritto penale moderno che ha come idea guida e ragion d'essere la sottrazione del reo alla vendetta privata e l'attribuzione esclusiva allo Stato del potere di punire le condotte illecite, all'esito di un processo garantito e ad opera di un giudice imparziale . La promessa elettorale di maggior sicurezza (“vi difenderemo meglio”) svela, infine, il suo reale contenuto: “difendetevi da soli e, comunque, vi garantiremo l'impunità”.
Questo serio allarme lanciato dall'ex magistrato Livio Pepino, già consigliere di Cassazione, membro del Csm e segretario nazionale e presidente di Magistratura democratica, coglie perfettamente l'abnormità giuridica e l'ispirazione politica neofascista del Disegno di legge sull'ampliamento della legittima difesa approvato in prima lettura il 4 maggio alla Camera, scritto a quattro mani e votato dal PD renziano e da Alleanza popolare di Alfano, ma anche con la partecipazione attiva del partito di Berlusconi che ha premuto fino all'ultimo per peggiorarlo, anche se poi non lo ha votato per non dispiacere alla Lega.
Era da almeno due anni che la destra – soprattutto la Lega di Salvini e i fascisti di Fratelli d'Italia, ma anche Forza Italia e il partito di Alfano – premevano in parlamento per ampliare il concetto giuridico di legittima difesa contro i ladri - già parecchio esteso con la legge Berlusconi-Castelli del 2006 - fino al limite della vera e propria licenza di uccidere e della completa impunità per il proprietario che spari e uccida il ladro sorpreso nella propria abitazione o negozio. Ma ci voleva il nuovo duce Renzi, e la sua fregola di catturare voti a destra per rifarsi dopo la batosta del referendum, in questa campagna elettorale ormai in pieno corso, perché la sporca operazione andasse finalmente in porto, con una legge che se non realizza in pieno le pretese della destra neofascista, leghista e forcaiola, ci va comunque parecchio vicino.

Abbattuta l'ultima barriera dello Stato di diritto borghese
Già la legge Berlusconi-Castelli, anch'essa varata in periodo elettorale per fare man bassa di voti nella “maggioranza silenziosa”, ampliava la legge sulla legittima difesa, già risalente al codice fascista Rocco, estendendola alla difesa armata non solo delle persone ma anche delle “cose”, lasciando solo come fragile argine alla licenza di uccidere la condizione che la difesa fosse “proporzionata all'offesa”. È questa condizione che deve essere verificata in sede processuale ogni volta che un aggredito spara e ferisce o uccide un ladro o un aggressore, e che lascia ancora un margine di discrezionalità al giudice per stabilire se l'aggredito non è punibile perché ha esercitato correttamente il diritto di legittima difesa sancito dalla legge.
Ed è proprio quest'ultima fragile barriera che la destra voleva abbattere, istituendo di fatto il diritto di sparare ai ladri, anche per il solo fatto di essersi introdotti in casa, e senza dover affrontare il processo da parte dello sparatore: in pratica la licenza di uccidere e l'impunità giuridica a priori per lo stesso, e questo in nome di una presunta ingiusta persecuzione giudiziaria a cui sarebbero state sottoposte in questi anni le vittime di aggressioni e furti che hanno reagito uccidendo gli aggressori e i ladri.
Una tesi questa del tutto falsa e pretestuosa, in quanto risulta che questi processi assommino in questi anni a poco più di un centinaio, e che nel 90% dei casi si risolvano con un'archiviazione o una sentenza assolutoria per legittima difesa. Né ha alcun fondamento il cosiddetto “allarme sociale” destato da un presunto aumento della criminalità grande e piccola, giacché le statistiche certificano che negli ultimi anni i reati sono invece in diminuzione: quelli più gravi, gli omicidi, sono scesi da 1.901 nel 1991 a 468 nel 2015, molti dei quali commessi fra l'altro tra le mura domestiche. E anche la microcriminalità è in diminuzione, come per esempio i furti d'auto che sono calati di oltre il 10% dal 2014.
Viceversa la legge Berlusconi-Castelli ha avuto solo l'effetto di far impennare la vendita di armi e le licenze di porto d'armi, per la maggior parte camuffate da “uso sportivo”, al punto che erano 200 mila nel 2006 e oggi siamo a quota 500 mila, mentre di armi ne circolano in Italia, che è fra l'altro tra i maggiori esportatori, tra gli otto e i dieci milioni di pezzi, alimentando un business da centinaia di milioni di euro.
Ma per il ministro dell'Interno Minniti, come ha spiegato per giustificare anche il suo decreto sicurezza fascista e razzista, le statistiche sono solo numeri che non rassicurano i cittadini e quello che conta è l'“insicurezza percepita”, non quella reale. E questa è anche la parola d'ordine di Renzi, che guardando anche al suo omologo francese Macron, che ne ha fatto uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, ha ordinato ai suoi parlamentari di accelerare subito il Ddl sulla legittima difesa, spiegando così la sua improvvisa fretta: “Non possiamo lasciare la sicurezza alla destra e poi meravigliarci se nelle periferie scelgono la Lega o Grillo. Dobbiamo andare a prenderci quei voti”.

Vergognosa trattativa PD-AP-Forza Italia
È così che si è arrivati alla votazione del testo definitivo della legge a firma del deputato renziano David Ermini, dopo una faticosa trattativa con gli alfaniani di AP rappresentati dal ministro per la Famiglia Enrico Costa; trattativa diretta nelle fasi finali a nome del governo dalla ministra per le Riforme e i Rapporti col parlamento, Anna Finocchiaro, e a cui partecipavano, facendo asse con Costa per spingere il PD a cedere sempre più a destra, anche i rappresentanti di FI, almeno finché Berlusconi non ha dato ordine di sfilarsi per non andare in contrasto con Salvini.
Il risultato di questo vergognoso mercimonio è stato questa legge che modifica l'articolo 52 del codice penale per considerare legittima difesa, “la reazione a un'aggressione commessa in tempo di notte (sic), ovvero la reazione a seguito dell'introduzione nei luoghi ivi indicati (case,negozi, uffici ecc., ndr) con violenza alle persone o alle cose, ovvero con minaccia o con inganno”. Sarà inoltre legittima difesa sparare “in situazioni comportanti un pericolo attuale per la vita, l'integrità fisica, per la libertà personale o sessuale”.
Quindi, in sostanza, a differenza della legge attuale, è sempre consentito sparare al ladro certi di non avere conseguenze legali se l'introduzione avviene di notte. Di giorno vale comunque il diritto di sparare certi dell'impunità se l'irruzione in casa è avvenuta “con minaccia o con inganno”, formula sufficientemente vaga a livello giuridico per precostituire una impunità di fatto. Ma non basta. A differenza di adesso si potrà sparare per legittima difesa anche in caso di “desistenza” dell'aggressore; e questo grazie ad uno specifico emendamento del PD che, modificando l'articolo 59, esclude la colpa se chi eccede nella difesa, per esempio sparando nella schiena ad un ladro che fugge, agisce in uno stato di “grave turbamento psichico causato dalla persona contro la quale è diretta la reazione”. Inoltre, sempre per inseguire la destra, un altro emendamento PD concede il rimborso a spese dello Stato agli sparatori assolti per legittima difesa, cosa assolutamente singolare e non prevista in tutti gli altri casi.
Non è ancora il puro e brutale diritto di sparare “a chiunque ti entri in casa”, come chiedeva la Lega che per questo ha votato contro, ma ci si avvicina parecchio, tanto che perfino il Guardasigilli Orlando ha creduto bene di prendere le distanze da esso, dichiarando che “non c'era bisogno di una nuova legge, bastava quella già in vigore”. Anche Berlusconi ha votato contro, sostenendo che così com'è la legge concede ancora “troppa discrezionalità ai giudici”.

Renzi: “Cambieremo la legge al Senato” (da destra)
SI e MDP hanno votato contro la legge da sinistra, ma ci sarà da vedere come il gruppo di Bersani e Speranza si comporterà al Senato, dove i suoi voti potrebbero essere decisivi per bocciare il provvedimento, andando in contrasto però con la loro asserita “lealtà” al governo Gentiloni: “Se il testo non cambia ribadiremo la posizione già espressa alla Camera”, ha infatti dichiarato ambiguamente Speranza, lasciando intendere che potrebbe bastare qualche ritocco per giustificare un loro voltafaccia al Senato, se il soccorso di Verdini non dovesse essere sufficiente a salvare il governo.
Anche il M5S ha votato contro, ma con posizioni a dir poco equivoche, come si è capito dalle motivazioni espresse dal suo deputato Vittorio Ferraresi, e cioè solo in quanto il provvedimento è “un pasticcio legislativo scritto coi piedi”. Lo stesso Renzi ha tuonato contro una legge che “scritta così è un pasticcio”, non appena si è reso conto del diluvio di critiche e proteste piovute sul PD, soprattutto per quell'assurda distinzione tra notte e giorno, affrettandosi a promettere che la legge sarà cambiata al Senato. Da destra, è sottinteso, togliendo cioè la parola “notte” ed estendendo anche alle ore diurne, e non solo notturne, la licenza di uccidere.
Molto appropriato il giudizio su questa legge e sul PD renziano dello scrittore Roberto Saviano, che sulla sua pagina Facebook ha commentato: “Non è consentendo alle persone di armarsi e di sparare che si tutela la sicurezza dei cittadini. È solo un’illusione e una mancia politica per ottenere consenso. Con il decreto Minniti e la legge sulla legittima difesa, il Partito democratico ha deciso definitivamente di essere un partito della peggior destra che fa leva su istinto, ignoranza e luoghi comuni”.
Anche il nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte, ha criticato fortemente la legge, giudicandola “un intervento inutile” ed invitando il parlamento “a cestinare il testo e lasciare le cose come stanno”. Giudizio analogo è stato espresso persino dall'ex procuratore di Palermo e di Torino, Giancarlo Caselli, per il quale “non è neppure immaginabile la rinunzia pregiudiziale all'accertamento di come in concreto sono andate davvero le cose. Sarebbe il Far West, nel senso deteriore di convivenza selvaggia, dove ciascuno si fa la sua legge e nessuno può controllare niente”.
 

17 maggio 2017