Stabilito nel programma governativo del movimento
Il M5S con la Nato, l'Ue, l'euro e contro lo Stato islamico
L'obiettivo è un “nuovo mondo multipolare”, illusorio e pacifista
Per i pentastellati l'imperialismo non esiste

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un programma esteri in dieci punti, con un documento in forma di “preview” pubblicato sul blog di Grillo il 4 aprile e sottoposto a votazione degli iscritti, che andrà a far parte integrante del suo programma elettorale di governo per le prossime elezioni politiche.
Ad una lettura superficiale questo programma può apparire pieno di buoni propositi e giudizi anche condivisibili, molti di essi comuni anche al patrimonio storico di principi e di rivendicazioni del movimento operaio internazionale, se non fosse che ad un esame più attento essi risultano o completamente illusori e campati in aria, perché privi dell'indispensabile aggancio ad una visione politica materialistica del mondo e delle contraddizioni che lo governano, o addirittura contraddetti da certe conclusioni programmatiche che di fatto li negano e li trasformano nel loro contrario.
Prendiamo per esempio i primi tre punti, che affermano rispettivamente i principi di sovranità e indipendenza, di ripudio della guerra e di pace e disarmo. Al primo punto si condanna la teoria della “esportazione della democrazia” e si ribadiscono invece i sacrosanti principi di “sovranità, indipendenza e integrità territoriale di ogni singolo Paese”, il “diritto irrinunciabile alla difesa della propria indipendenza con ogni mezzo” e il “ripudio di ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e/o ingerenza straniera”. Al secondo punto si sottolinea che è “fondamentale applicare in modo rigoroso il dettame dell'articolo 11 della Costituzione”, riconoscere “il diritto alla pace inteso come diritto irrinunciabile e inalienabile di tutti i popoli”, e opporsi “ad ogni intervento armato” fatta eccezione solo “per le truppe di mera interposizione pacifica”. Al terzo punto si proclama che il M5S “sosterrà un percorso di disarmo per affermare nel Mediterraneo una zona di pace libera da armi nucleari”, e si impegnerà per “sviluppare nuove forme di relazioni internazionali che garantiscano pace e stabilità” tra tutti i popoli della regione.

Restare nella Nato per “riformarla”
A parte quella sulle truppe di “interposizione pacifica” sotto l'egida dell'Onu, che come ben sappiamo dall'esperienza degli ultimi decenni, e in particolare in Libano, Somalia, Kosovo, si presta molto comodamente a giustificare quelle ingerenze e guerre di aggressione che si è appena detto di ripudiare, tali affermazioni di principio sono senz'altro condivisibili in generale. Ma appena dalle affermazioni di principio si scende sul piano delle proposte concrete ci si accorge che la musica è tutta un'altra.
Lo si vede subito al punto quattro, dove già dal titolo, “riforma della Nato”, si capisce dove si vuole andare a parare. Si dice infatti che l'Alleanza atlantica ha cambiato finalità “rispetto al quadro difensivo per cui era stata ideata”, che adesso è “in aperto contrasto con la lettera e lo spirito dell'art. 11 della Costituzione”, e che c'è “discordanza tra l'interesse della sicurezza nazionale italiana con le strategie messe in atto dalla Nato”, ma non si chiede come sarebbe logico e coerente con tutti i principi fin qui solennemente ribaditi che l'Italia esca da questa alleanza militare imperialista e guerrafondaia, bensì solo che sia “riformata”.
Come? Attraverso un “percorso di adeguamento dell'Alleanza atlantica (Nato) al nuovo contesto multilaterale, sostenendo un inquadramento delle sue attività in un'ottica esclusivamente difensiva”. Una proposta questa sufficientemente chiara per ribadire implicitamente che per il M5S l'Italia deve restare nella Nato e la Nato deve restare in Italia, ma del tutto vaga e inconsistente riguardo al quando e al come un ipotetico governo pentastellato intenderebbe cambiare da aggressiva a difensiva la ragione sociale di questa alleanza militare imperialista. Anche perché essa si professa già come alleanza puramente difensiva, ed è sotto la bandiera del mantenimento della “pace” e della “lotta al terrorismo” che riesce ad intervenire e ingerirsi militarmente dappertutto, anche fuori dall'ambito stabilito dal suo statuto: in Europa orientale come in Afghanistan, in Medio Oriente come in Libia, e ovunque lo richiedano gli interessi economici, politici e militari dell'alleanza.

Ue, Usa e Russia “garanti” del “nuovo mondo multipolare”
Ma per il M5S l'imperialismo non esiste proprio, non è nemmeno nominato una sola volta nelle dieci pagine del programma. E proprio la cosiddetta “lotta al terrorismo”, e segnatamente allo Stato islamico, è un altro punto con cui il programma esteri dei pentastellati ribalta nel loro opposto i principi di ripudio della guerra, del colonialismo e del neocolonialismo, rispetto dell'indipendenza dei popoli e non ingerenza nei loro affari interni, difesa della pace mondiale, proclamate nei suoi primi tre punti.
Tanto è vero che per promuovere il “multilateralismo”, che per il movimento di Grillo sarebbe la panacea per il “nuovo mondo multipolare”, ovvero un illusorio e pacifista “nuovo mondo possibile” (punto 7), si fa affidamento proprio su un accordo tra le superpotenze imperialiste. Quelle stesse cioè che si preparano alla terza guerra mondiale per l'egemonia globale, e che attualmente misurano le loro forze nelle martoriate regioni del Medio Oriente e del Nord Africa, che invadono militarmente e si spartiscono in sfere di influenza col pretesto della “lotta al terrorismo”.
Si arriva infatti ad affermare al punto 8 - quello in cui si auspica la fine delle sanzioni contro la Russia, considerata “nostro partner strategico”, e non soltanto a livello economico ma anche “in tema di lotta al terrorismo” - che “con l'insediamento di Donald Trump, che ha più volte ricordato che il mondo deve necessariamente dialogare con la Russia per sconfiggere il terrorismo internazionale, l'Italia potrebbe porsi come promotrice di un rinnovato dialogo UE – USA - RUSSIA come possibile canale per una svolta nelle relazioni multilaterali”. Insomma, gli imperialisti guerrafondai Trump e Putin, insieme alla Ue imperialista della vampira Merkel, del tecnocrate liberista Macron e del nuovo duce Renzi, dovrebbero essere i fautori e i garanti del “nuovo mondo multipolare” vagheggiato da Grillo e Casaleggio: allora stiamo freschi!

“Riformare” la Ue e la finanza internazionale
Il M5S sembra aver abbandonato anche la sua vecchia linea sull'euro e sulla Ue, ufficializzando una volta per tutte che da essi non vuole l'uscita, ma piuttosto “una revisione radicale dei trattati, concordando soluzioni alternative all'euro, piuttosto che continuare in un progetto insostenibile e iniquo”. E solo in questo senso, cioè della permanenza nella Ue imperialista per riformarla dall'interno, si sottolinea che il movimento “si farà promotore di un'alleanza con i Paesi dell'Europa del sud” per “superare le politiche di austerità e rigore legate alla moneta unica” e per “ottenere una profonda riforma anche dell'unione Europea”.
La stessa linea opportunista, cioè di restare nella Nato e nella Ue per “cambiarle dall'interno”, facendo finta di ignorare la loro intrinseca e irriformabile natura imperialista e nemica dei popoli, si riflette anche sul tema della finanza internazionale (punto9), proclamando che il futuro governo pentastellato lavorerà “per la riforma dell'architettura finanziaria internazionale”, aumentando a tal fine “la cooperazione con tutti quegli organismi, come il G77 più Cina, che si impegnano in questa direzione”. Come se il capitalismo non esistesse nemmeno e non fossero lo sfruttamento, il mercato e la sete di profitto capitalistici i motori che muovono la finanza internazionale.
Non si può cambiare questa senza abolire quello, così come non si possono abolire le guerre senza abolire l'imperialismo. Ma questi sono concetti totalmente estranei al programma del M5S, che invece rimastica e ripropone solo vecchie formule della “sinistra” riformista e dei movimenti No Global, per tenere ingabbiate le masse nelle istituzioni borghesi italiane ed europee e strumentalizzare il loro malcontento in chiave elettorale e governativa.
 
 
 
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17 maggio 2017