Trump arma YPG curde per conquistare Raqqa, capitale dello Stato islamico
Inviati anche 5 mila soldati in Afghanistan

Il negoziato di Astana patrocinato dalla coalizione imperialista guidata dalla Russia di Putin si è occupato di “regolarizzare” la situazione della parte occidentale della Siria, quella controllata dal regime di Assad con le aree ancora nelle mani dell'opposizione a Damasco, compresa quella della regione di Jarablus occupata dai militari turchi. Con l'avallo del presidente americano Donald Trump che può contare solo sugli alleati curdi siriani, usati come truppe di terra per combattere lo Stato islamico (IS) nella regione oriantale di Raqqa. Poco dopo la conclusione del secondo vertice di Astana la Casa Bianca ha annunciato che invierà blindati, mitragliatrici e armi pesanti alle formazioni curde del YPG per tentare di chiudere in breve tempo la partita di Raqqa, sconfiggere l'IS in Siria e poter dire la sua parola nella spartizione del paese.
Obama, pur dichiarando di voler mettere in pratica un progressivo ritiro dai paesi occupati nella regione, era tornato sui suoi paesi per combattere l'IS e tenere in piedi governi fantoccio a Baghdad come a Kabul; Trump dopo aver annunciato un disinteresse per le crisi della regione, Iran a parte, tanto da sembrare di voler lasciare mano libera alla Russia, rientra direttamente in gioco in Siria e rafforza il contingente di occupazione in Afghanistan.
Già nel marzo scorso Trump aveva inviato ufficialmente delle unità di marines a supporto delle forze curde dell'YPG per non irritare oltremodo il fascista turco Erdogan che sulla Siria del nord, la curda Rojava, ha l'ambizione di ripulirla dalle forze curde e farne una zona cuscinetto. Come aveva fatto capire con i raid dell'aviazione sulle postazioni curde lo scorso 24 aprile.
I curdi avevano denunciato i raid e chiamato in causa Washington per tenere a bada Ankara, paventando un ritiro dall'offensiva su Raqqa e quindi un suo fallimento. Trump rilancia con la fornitura di armi pesanti e fonti Usa affermano che le YPG hanno promesso di consegnare Raqqa “liberata” dall'IS alla popolazione araba che la abita.
“La fornitura di armi alle YPG è inaccettabile”, dichiarava il vice primo ministro turco, Nurettin Canikli. Ankara vorrebbe che il ruolo di liberatori di Raqqa fosse assegnato alle forze di opposizione da loro sponsorizzate ma che al momento non sono in grado nemmeno di reggere agli attacchi delle truppe di Damasco appoggiate dall'aviazione russa. Non a caso la contrarietà delle opposizioni siriane alle intese di Astana verte sul fatto che la tregua non sarebbe assicurata in tutto il paese ma solo nelle aree che al regime di Assad interessa al momento pacificare.
In attesa di ricevere il fascista Erdogan alla Casa Bianca, il presidente americano decideva di dare una scossa anche alla politica di occupazione dell'imperialismo americano in Afghanistan dove il regime di Kabul è ancora in forte difficoltà a fronte delle offensive della resistenza e con i Talebani che controllano quasi metà del paese.
Lo scorso 13 aprile gli Usa sganciavano una GBU-43B, la più potente bomba non nucleare finora mai usata, nella provincia di Nangarhar dell'Afghanistan orientale contro basi dell'IS. A distanza di quasi un mese l'amministrazione americana decideva di rafforzare anche le presenza sul campo per tenere botta agli attacchi della resistenza e quindi, secondo anticipazioni della stampa Usa, Trump avrebbe dato carta bianca al capo del Pentagono, James Mattis, per inviare dai 3 ai 5 mila marines nel paese. Un aumento consistente del contingente di occupazione americano che già conta oltre 8,5 mila militari, dei quali una parte inquadrati nel contingente Nato. E secondo la nuova filosofia di Trump sul ruolo anche della Nato, è possibile che al prossimo veritice dell'alleanza militare imperialista di fine maggio gli alleati di Washington, Italia compresa, siano chiamati a dare un ulteriore contributo.
 
 

17 maggio 2017