In 3mila contro il G7 di Taormina. Città blindata. Clima di terrore e criminalizzazione
Combattiva manifestazione antimperialista a Giardini Naxos
Pullman bloccati, manifestanti, tra cui membri del PMLI, fermati, indentificati e perquisiti. I residenti si uniscono ai manifestanti e li aiutano
La polizia carica e lancia lacrimogeni

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
Una storica manifestazione si è tenuta nel pomeriggio di sabato 27 maggio a Giardini Naxos (Messina), contro il summit del G7 organizzato nella limitrofa Taormina. Per l’occasione, neanche a dirlo, ridotta ad un fortino militare.
Sono stati tanti i disagi subiti dai taorminesi, anche nei giorni precedenti all’incontro dei 7 “grandi”: continui controlli e identificazioni da parte delle “forze dell’ordine”, attività commerciali chiuse e lunghe file sotto al sole anche solo per poter fare ritorno a casa. Lo stesso dicasi per alcune zone del centro storico di Catania, in particolar modo venerdì 26, giorno in cui il neopodestà Bianco ha accolto con tutti gli onori le consorti e i consorti dei capi di Stato a Palazzo degli Elefanti. Giardini Naxos non è stata da meno. Nonostante il dissenso del “primo cittadino” locale che non avrebbe voluto vedere i manifestanti sfilare per le strade del paese, l’incessante martellamento mediatico – ispirato dai politici di regime, in primis il ministro, ex braccio destro dalemiano, Minniti – che paventava i temuti scontri di piazza, portando avanti una vera e propria propaganda terrorista, l’evento di protesta ha avuto luogo. I giardinesi, in particolar modo i proprietari di attività commerciali, hanno dovuto subire tutte le misure di sicurezza del caso. Per tutta la giornata di sabato, infatti, le ordinanze comunali hanno vietato a tutti gli esercizi commerciali di aprire, inclusi gli stabilimenti balneari. Alcuni di questi, temendo dei danni, hanno “protetto” le proprie attività, barricandole.
La stragrande maggioranza degli abitanti, a dispetto delle (vane) speranze del “primo cittadino”, hanno accolto con approvazione i manifestanti provenienti da tutta la Sicilia e da altre regioni italiane. Hanno condannato coloro che, oggettivamente, gli hanno creato disagi (vedi, ad esempio, l’ordinanza del sindaco), ma quando c’è stato bisogno sono andati in soccorso di chi, nel corteo, era assetato o intossicato dai lacrimogeni lanciati dalla polizia nella parte finale della manifestazione. Dai balconi che riempivano il lungo mare – luogo in cui si è svolta la maggior parte del corteo – i giardinesi passavano bottigliette d’acqua e limoni per contrastare i gas urticanti al peperoncino.

Stato d'assedio poliziesco, fogli di via e criminalizzazione dei manifestanti
Durante la mattinata fermi e perquisizioni ai pullman diretti verso la città sicula. 12 fogli di via "preventivi" consegnati a manifestanti provenienti da Cosenza, lo stesso è successo ad alcune centinaia di militanti dei centri sociali napoletani, rimandati indietro dopo il loro sbarco al porto Catania. Nel capoluogo etneo, inoltre, decine di mezzi blindati della “forze dell’ordine” hanno presidiato la sede di Frontex, proprio nei giorni in cui è vietato per le navi impegnate nelle operazioni di soccorso dei migranti avvicinarsi ai porti siciliani. Un viaggio per niente agevole, dunque, come si è palesato sin da subito: filtri e controlli della polizia nei confronti degli attivisti sugli autobus diretti alla manifestazione; perquisizioni e controlli dei documenti filmati dalla digos; provocazioni e spintoni con la polizia che, dispotica, ha tentato di sequestrare bandiere e striscioni. Alla fine, nonostante il piano repressivo di matrice mussoliniana, la manifestazione ha avuto luogo.
L’importanza della giornata era stata sottolineata spesso in assemblea, nelle settimane che hanno preceduto l’evento. Da quegli incontri era poi stato redatto un importante documento a cui anche il PMLI, tra gli altri, ha aderito: “Il 26 e 27 maggio si terrà a Taormina (provincia di Messina) un vertice del cosiddetto G7. Il G7 è l'incontro di sette tra le più grandi potenze globali; parteciperanno, dunque, i capi di Stato di Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Canada e Italia con le rispettive delegazioni. Trump, la Merkel, Hollande, il Primo ministro Italiano Gentiloni si vedranno in Sicilia per confrontarsi su cyber controllo, smart city, lotta al terrorismo. Questo, almeno, è quello che ci dicono ma noi sappiamo benissimo di cosa si sta parlando quando si parla di 'sicurezza'. La deriva fascista, razzista ed autoritaria del governo Gentiloni che, coi decreti Minniti sulla sicurezza, ha dichiarato apertamente guerra alla povertà ed ai migranti ce lo dimostra. E, ancora, quando al G7 si parla di 'lotta al terrorismo' sappiamo benissimo che ci si sta solo accordando per aggredire nuovamente i popoli del medioriente e spartirsi le loro risorse. Come proprio adesso sta accadendo in Siria, dove la presidenza di Trump ha segnato una pericolosa escalation che rischia di allargare un conflitto che ha arrecato innumerevoli lutti e devastazioni alla popolazione civile. E sappiamo bene come ogni risorsa che i nostri governi destinano alla 'sicurezza' interna o alle loro costosissime guerre internazionali in nome delle politiche neo-coloniali si traduce da noi in tagli dei diritti, in un numero minore di asili pubblici, di scuole, in un aumento dei costi delle prestazioni sanitarie, in un taglio netto ed un rincaro dei prezzi dei trasporti pubblici e dei treni, specie in un Sud d'Italia che è sempre più isolato dal resto del paese. Per non parlare della disastrosa situazione delle università e degli atenei che da riferimento culturale importante sono diventati esamifici carenti di ogni struttura e nei quali non è in alcun modo garantito il diritto allo studio. Tutto questo avverrà in un luogo simbolico: a Taormina, che sarà blindata per settimane dalla zona rossa, ed in Sicilia. La zona d'Europa che ha forse il più alto tasso di disoccupazione; desertificata di servizi sociali in nome del debito e delle politiche di austerity dell'Unione Europea; piena di installazioni militari come il Muos; terra d'accoglienza ridotta a trincea per incarcerare le nostre sorelle ed i nostri fratelli migranti; una terra spesso concessa al consumismo dei ricchi turisti di passaggio nel Mediterraneo; un'isola che vorrebbero immaginare e rappresentare come piena di folkloristici e compiacenti uomini con la coppola e che invece è piena di gente determinata a lottare per i propri diritti sociali, e per il proprio territorio. Siamo contro questo G7, siamo contro la repressione, la militarizzazione, le logiche di guerra, del debito, dei sacrifici che rappresenta, siamo contro un ordine mondiale nel quale l'accumulazione dei profitti fa sì che 8 multimiliardari guadagnino da soli quanto tre miliardi e mezzo di persone”.

Il corteo antimperialista
In tremila hanno formato un combattivo e piacevolmente rumoroso serpentone antimperialista che, una volta raggiunto il lungo mare, ha ricevuto gli applausi dei giardinesi, anch’essi in piazza o affacciati al balcone. Tutt’altro che clima di terrore o paura da “black bloc”. In piazza, quindi, militanti provenienti da ogni lato della Sicilia, ma anche da Campania, Marche, Veneto e Puglia. Tantissime le organizzazioni sindacali, politiche e studentesche presenti, tra questi: il movimento No Muos, la Rete Antirazzista Catanese, una delegazione della Cgil, Usb, Cobas ed altri “sindacati di base”, molti comitati territoriali, i collettivi politici e studenteschi, i centri sociali, gruppi anarchici, partiti come il PRC, il PCI, il PC, il PMLI.
I manifestanti “No G7”, hanno ripetutamente intonato slogan combattivi dalle forte tinte anticapitaliste. Questi hanno poi proseguito oltre il termine naturale della manifestazione – in piazza Municipio –, verso la “zona rossa”, presidiata da centinaia di agenti di polizia, carabinieri e finanza in assetto antisommossa (7.000 in tutto le unità schierate dal Viminale) e “protetta” da idranti e grate. I manifestanti (a volto scoperto e a mani nude), i quali stavano solo esercitando il diritto di riappropriarsi del proprio territorio, hanno dunque subìto delle cariche indiscriminate da parte delle “forze dell’ordine” ed un fitto lancio, da parte di queste ultime, di gas lacrimogeni urticanti. A parte questi scontri, al termine dei quali non si sono registrati feriti da parte dei partecipanti al corteo, gli organizzatori hanno, al termine dell’evento, affermato la piena riuscita della manifestazione e l’unità militante tra tutti i “forestieri” e gli abitanti del paese.

La partecipazione attiva del PMLI
Il PMLI, presente all’importante giornata di lotta con i compagni della Cellula “Stalin” della provincia di Catania, ha contribuito a tener alto il livello di protesta contro i 7 “grandi”. Per tutto lo svolgimento della manifestazione, i marxisti-leninisti hanno dialogato con i manifestanti e diffuso il materiale di propaganda del Partito: “Il Bolscevico” e il volantino ad hoc “Fuori da Taormina i governanti imperialisti del G7. Fuori l’imperialismo dal Medio Oriente, Afghanistan e Nord Africa. Contro l’imperialismo italiano e il suo governo Gentiloni per il socialismo”. Tutte parole d’ordine evidenziate dal manifesto, spesso fotografato dai partecipanti al corteo e giornalisti provenienti da tutto il mondo. Alcuni di questi ultimi hanno anche intervistato i compagni, in particolare: una tv messicana ed una cinese, Rai 1 e il Washington Post. Evidentemente la provocatoria identificazione e perquisizione subita dai compagni qualche attimo prima il loro arrivo in piazza, da parte della polizia di Minniti e Gentiloni, non ha sortito l'effetto intimidatorio sperato. I marxisti-leninisti auspicano possa riproporsi un tale livello di combattività e fronte unito anche nel contesto delle lotte catanesi per il lavoro e contro la giunta del democristiano Bianco.
Alla Cellula “Stalin” la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI inviava un messaggio di ringraziamento e di solidarietà in cui tra l'altro si legge: “i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Commissione vi ringraziano di cuore per l'importante servizio che avete reso all'intero Partito partecipando alla manifestazione nazionale contro il G7 di Taormina. E si stringono a voi per la provocatoria identificazione e perquisizione che avete subito da parte della polizia di Gentiloni e Minniti. Sicuri che ciò non indebolisce, anzi rafforza la vostra determinazione e il vostro impegno marxisti-leninisti.
Nonostante le poche forze di cui disponevate, voi avete offerto ai manifestanti una bella immagine antimperialista del PMLI e concorso a far capire ai governanti imperialisti, a cominciare da quelli italiani, che non sono graditi né a Taormina, né in Sicilia, né in Italia.
Dal vostro spirito di sacrificio, dalla vostra combattività antimperialista, dalla vostra coerenza marxista-leninista, antimperialista e internazionalista proletaria, dal vostro coraggio e iniziativa rivoluzionari, noi tutti prendiamo esempio ed ispirazione per fare del nostro meglio per applicare con coerenza e determinazione le indicazioni che il compagno Giovanni Scuderi ha dato al Partito nel suo importante e lungimirante discorso per il 40° compleanno del PMLI”.
I governanti del G7, nel frattempo, avevano già consumato la passerella formale, a spese dei contribuenti. Dopo l'“accordo” sulla lotta all’Is, niente di fatto sul clima, qualcosa sul commercio, niente sui migranti. Il summit si chiudeva all'insegna dei compromessi, anche al ribasso.
Non si è fatto attendere il comunicato degli organizzatori della manifestazione: “Ieri è stata una giornata straordinaria. Un corteo numeroso, colorato, rumoroso e composito ha attraversato le vie di Giardini, dimostrando che il clima di paura creato dalle istituzioni locali era irresponsabile; un corteo partecipato da tantissimi giardinesi, cittadine e cittadini, che hanno sfilato con noi mescolandosi tra spezzoni, striscioni e bandiere. Sicuramente ha pagato la scelta di essere qui, a Giardini Naxos, a presidiare la zona rossa come chiara risposta di un movimento che non intende indietreggiare, né farsi intimidire dalla logica repressiva e securitaria delle smart city e del controllo urbano delle recenti leggi Minniti/Orlando. Non è stato facile resistere ad un apparato repressivo molto duro. Fisicamente quasi ogni donna e uomo presente al corteo di ieri è stato fermato, controllato e identificato; moltissimi sono stati i compagni e le compagne che non hanno potuto raggiungere la piazza perché bloccati prima, in una delle tante neonate frontiere inventate per l'occasione, da Villa San Giovanni a Tremestieri, e allontanati con fogli di via. A tutti loro va il nostro sincero ringraziamento ed il nostro più fraterno abbraccio. Ci dispiace per il Ministro Minniti, ma i controlli, i fogli di via e la militarizzazione del territorio non sono bastati. Ieri le donne e gli uomini che hanno sfilato al corteo hanno dimostrato di non essere per nulla intimiditi, in più di tremila hanno riempito le strade di Giardini Naxos, determinati a sfidare il clima di repressione e paura costruito per depotenziare la partecipazione. C'erano tutti: i comitati territoriali che combattono ogni giorno la devastazione della Sicilia, i collettivi studenteschi, il Movimento No Muos, i sindacati di base, i centri sociali, le centinaia di compagne e compagni venuti da tutta l'Italia. Per ribadire che contestare il G7 ieri era in totale continuità con la difesa del territorio, dei diritti dei lavoratori, con le esperienze di autogestione degli spazi sociali, con l'esigenza di un sapere critico e indipendente, con il rifiuto della militarizzazione dei territori e la difesa del concetto di accoglienza nei confronti di chi scappa dalla guerra e dalla miseria. Il concentramento finale del corteo è rimasto a Piazza Municipio senza disperdersi, nonostante il lancio di lacrimogeni delle forze dell’ordine, ad aspettare che le due compagne ingiustamente fermate dalla polizia venissero rilasciate. La stampa aveva convinto i cittadini che un’orda barbarica avrebbe distrutto vetrine e aiuole; l'unica vetrina ad essere attaccata è stata quella dei potenti della Terra, venuti in Sicilia per pianificare asservimenti, saccheggi e devastazioni. Ma il corteo è stata solo la tappa finale di una due giorni molto partecipata e di un percorso durato mesi che con fatica ha costruito un fronte di opposizione sociale eterogeneo, unito dalla radicale critica a questo sistema e alle sue logiche folli di sfruttamento e annientamento delle persone e delle libertà. Nei giorni scorsi, appena arrivati, abbiamo dovuto dissipare un martellante clima di sospetto, creato ad arte dalla campagna mediatica martellante dei media ammaestrati che ci ha dipinto come un'orda di distruttori venuti a radere al suolo una tranquilla cittadina, ed alimentato dagli atteggiamenti irresponsabili del primo cittadino di Giardini che ha voluto addirittura imporre la serrata ai negozi della città durante il corteo. La verità, come hanno ben potuto constatare i cittadini di Giardini, è stata ben diversa. L'assemblea cittadina e il corteo sono stati luogo di incontro e condivisione, momenti per spiegare la nostra idea di mondo, la Sicilia che abbiamo in mente e i progetti che portiamo avanti nei territori e parola dopo parola, intervento dopo intervento, tra un cartellone e un volantino, l'immagine di noi è cambiata, da invasori siamo diventati liberatori di quelle strade e di quelle piazze da cui volevano tenerci lontani ad ogni costo, l'incontro ha sgretolato il clima di sospetto e paura, lasciando spazio solamente alla politica. Ora le nostre ragioni contro il summit sono state riconosciute da tutti. Prima di tutti dagli abitanti di Giardini. Questa giornata, però, lascia un'ombra preoccupante per il futuro della democrazia e della partecipazione in questo paese. Il messaggio mandato dal Ministero degli Interni è chiaro: tutte le lotte sociali nel prossimo futuro si troveranno di fronte a un altissimo livello di controllo e repressione, in città piene di divieti e check point inventati, reali e virtuali, per intimorire, scoraggiare e stigmatizzare qualsiasi forma di dissenso. In molti potrebbero chiedersi se nel nostro paese esiste ancora un pensiero democratico in grado di difendere la libertà di dissenso o se questo toccherà in futuro solo ai movimenti. La manifestazione di ieri forse non risponde a tutte le domande, ma dimostra inequivocabilmente che il movimento popolare, unito e autorganizzato, è capace di resistere alle minacce del potere e a liberare le strade, le piazze e le città della nostra Terra. #StopG7 #NoG7 #ForauG7 #Itivinni”.

31 maggio 2017