Tutti i paesi imperialisti uniti contro il comune nemico
La Nato entra nella coalizione contro lo Stato islamico
Manifestazione contro l'Alleanza Atlantica e Trump
Sarà aumentata la spesa militare dell'alleanza imperialista

Da un vertice Nato organizzato per inaugurare la nuova sede dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, accanto alla vecchia, e per dare il benvenuto ai nuovi leader, Donald Trump e Emmanuel Macron, la Casa Bianca si aspettava sostanzialmente due cose: la conferma dell'aumento delle spese militari di ciascun partner fino ad almeno il 2% del proprio pil per alleggerire le spese degli Usa e un impegno maggiore in quella che ritiene uno degli impegni principali del futuro, la guerra al terrorismo. Il vertice dei 28 capi di Stato e di governo della Nato, che presto con il Montenegro saliranno a 29, del 25 maggio ha esaudito i desideri di Washington; anzi, prima ancora dell'inizio dei lavori, durante la conferenza stampa del mattino, il presidente della Nato, il laburista norvegese Jens Stoltenberg annunciava il formale ingresso dell’Alleanza nella coalizione contro lo Stato islamico.
Prima del segretario generale si erano espressi almeno diecimila manifestanti che invadevano le strade intorno alla Gare du Nord, a Bruxelles, per dire “no” al presidente Usa, al suo arrivo il pomeriggio del 24 maggio. Provenienti in gran parte dalle varie regioni del Belgio i manifestanti mobilitati dalle organizzazioni pacifiste, ecologiste e sindacali, sfilavano per dire “no ai muri”, “no alla Nato” e “Trump non sei il benvenuto”.
La lotta al terrorismo è diventato il tema centrale degli incontri a livello internazionale anche in seguito all'attentato terroristico del 22 maggio a Manchester ma la decisione dell'alleanza militare imperialista era in ponte da tempo su pressione proprio degli Stati Uniti che guidano una delle coalizioni, quella al momento maggiormente impegnata a bombardare e inanellare una serie di stragi di civili nel corso dell'offensiva sulle capitali dello Stato islamico, Raqqa in Siria e Mosul in Iraq.
Stoltenberg sottolineava che la partecipazione della Nato alla Coalizione a guida Usa in particolare “manderà un forte messaggio di unità nella lotta al terrorismo”. La ratifica del fatto che tutti i paesi imperialisti occidentali sono uniti contro il comune nemico. “La Nato - spiegava Stoltenberg - è stata attivamente coinvolta nella lotta al terrorismo per molti anni (in Afghanistan, ndr). Oggi adotteremo un piano d'azione per potenziare il nostro contributo. È un forte segnale politico sull'impegno della Nato contro il terrorismo, e migliora il coordinamento con la Coalizione”, anche se “questo non significa che la Nato si impegnerà in operazioni di combattimento”. Al momento i cieli di Siria e Iraq sono già intasati dal traffico degli aerei di gran parte dei partner Nato, oltre a quelli della Russia e di Israele.
Al summit del pomeriggio, annunciava Stoltenberg, “concorderemo di creare una nuova unità dedicata all'intelligence sul terrorismo qui, nel quartier generale, per migliorare la condivisione delle informazioni, anche sui foreign fighters. E decideremo di nominare un coordinatore che sovrintenda agli sforzi della Nato nella lotta contro il terrorismo”. Tra le azioni previste c'è solo l'aumento delle missioni degli aerei radar Awacs, gli aerei spia che partono dalla base turca di Incirlik e a breve l'apertura di un ufficio dedicato “a monitorare e valutare le minacce regionali, incluso il terrorismo, presso il comando Nato di Napoli.
La conferma dell'aumento dei contributi dei paesi membri, deciso nel vertice di Cardiff del 2014 entro il 2024, veniva confermato con la decisione dei 28 di definire piani di incremento delle spese annuali. Tutto ciò è considerato non ancora sufficiente da Trump che rimarcava come ben “23 dei 28 Paesi ancora non pagano quello che dovrebbero pagare per la propria difesa. Questo non è giusto per il popolo e i contribuenti degli Stati Uniti e molti di questi Paesi devono un sacco di soldi. L'America ha speso in questi anni più di quanto hanno speso gli altri messi insieme. A fronte delle crescenti minacce, il 2% del Pil è insufficiente a tamponare le lacune in termini di modernizzazione, prontezza e dimensione delle forze”. Vale la pena ricordare che i paesi in regola con la quota dei contributi chiesta dalla Casa Bianca sono, oltre agli Usa, Gran Bretagna, Estonia, Polonia e la Grecia in bancarotta di Tsipras.
I risultati del vertice Nato di Bruxelles erano presi apparentemente con molta tranquillità da parte della Russia. L'imperialismo russo, alla guida dell'altra coalizione imperialista che opera in Siria, pensa di poter pilotare la spartizione del paese mediorientale con i negoziati di Astana in coordinamento con Iran e Turchia; in Iraq non può mettere bocca. L'ambasciatore russo presso la NATO, Alexander Grushko, affermava che “hanno approvato un piano d'azione nel quale si prevede che la Nato, in quanto organizzazione, si unirà alla coalizione anti-ISIS guidata dagli Stati Uniti. Ma dal punto di vista del valore aggiunto, questa decisione ha poco da offrire, dal momento che tutti gli stati membri dell'Alleanza, dico tutti, sono già coinvolti in quella stessa coalizione”.
 
 

31 maggio 2017