Napoli
Il grande flop della manifestazione anticamorra di De Magistris al Rione Sanità
L’unico “popolo” presente erano i ragazzini che giocavano a pallone tra quei “forestieri”

L’insuccesso della manifestazione del 19 maggio che avrebbe dovuto rispondere all’emergenza criminale del rione Sanità a Napolinon indica soltanto la sfiducia delle masse verso questo Stato borghese che non garantisce la sicurezza pubblica e non promuove strategie adeguate di risanamento economico e sociale, ma è anche segnale forse che a Napoli la vertiginosa crisi della politica si manifesta ormai in una sorta di populismo senza popolo. Un movimentismo senza movimento.
Alla Sanità infatti c’erano solo gli attivisti di Insurgencia, di Je so pazzo, del Progetto Oasi, eccetera, e un po' di nomenklatura demagistrisiana, come il vicesindaco Raffaele Del Giudice, le assessore Alessandra Clemente e Annamaria Palmieri, qualche consigliere comunale. Ma ai rappresentanti arancioni mancavano i rappresentati. Agli organizzatori mancavano gli organizzati. E poiché per realismo o per eccesso di pessimismo, i partiti si erano tenuti ben lontani dalla piazza, quel deserto di popolo ha finito per diventare la cartina di tornasole di un equivoco politico e mediatico.
L’equivoco consiste nel fatto che il populismo, giocando sul registro della comunicazione, si presenta usualmente come il solo e legittimo rappresentante del popolo, in antitesi a quanti usurperebbero un simile mandato attraverso le pratiche “sporche” della politica tradizionale. Salvo scoprire, all’atto pratico, che il popolo non c’è più, è sparito. E che quel po’ di popolo erano i ragazzini che giocavano al pallone e che apparivano assai infastiditi dall’intrusione nella loro piazza di qualche decina di “forestieri”. Si scopre cioè che i movimenti populisti di “sinistra” non hanno messo radici sul territorio. Che non hanno radici il sindaco arancione, la sua squadra di governo, i suoi uomini alle municipalità. Ma che non hanno radici neppure i centri sociali, l’associazionismo arancione, gli antagonisti a cui il sindaco De Magistris si appoggia da tempo. Pronti a scendere in piazza e, magari, a menare le mani, se si tratta di difendere l’onore sudista dal vichingo borghese Salvini. Capaci di radunare folle di ragazzi ai concerti. Lesti a fare massa sui social , se c’è da aggredire chiunque lancia critiche al sindaco. Ma desolatamente soli e isolati, quando bisogna mobilitare l’opinione pubblica su temi di interesse generale e grande importanza come la lotta alla camorra.
Un equivoco sapientemente alimentato, peraltro, da affermazioni apodittiche, trionfalismi retorici e grandi bugie. “Queste manifestazioni sono il segnale che la città si sta risvegliando”, ha detto a botta calda, senza l’ombra dell’ironia, Alessandra Clemente. Come se stesse dettando l’ennesimo tweet futurista. “Fino a due anni fa era inimmaginabile fare presidi contro la camorra in questa piazza”, ha aggiunto il presidente della Municipalità Ivo Poggiani. Un altro visionario. Altre parole sconcertanti.
Della scoperta che anche il populismo di “sinistra” è privo di popolo, tuttavia, nessuno dovrebbe rallegrarsi, neppure i più ostili a Luigi de Magistris. Perché è la dimostrazione della china pericolosa che sta prendendo il sistema rappresentativo nel Paese, soprattutto nell’Italia meridionale. Si sa che i partiti istituzionali e borghesi non riescono più a esprimere le spinte del tessuto sociale. Che non appaiono in grado di pensare programmi capaci di coinvolgere gli interessi e i sentimenti di gruppi, famiglie, individui. È l’ennesima conferma che la loro crisi di legittimazione viene dalle mediocrissime manovre che hanno portato, nell’hinterland napoletano, in vista delle amministrative, a candidature e liste straordinariamente bizzarre, trasformistiche, clientelari. Ma il flop della Sanità dimostra che anche i sedicenti portatori del “nuovo” si muovono senza rete, senza riferimenti sociali e culturali solidi, senza neppure la capacità di organizzare il rito dell’anticamorra. Il consenso che tuttora li premia è precario ed è un grumo di interessi minoritari e, soprattutto, un riflesso mentale distruttivo. Tra partiti di “sinistra” senza zoccolo duro e populismi senza popolo, e i partiti tradizionali insomma, è il tessuto che dovrebbe connettere la cittadinanza alla politica, invece si scopre che è sfibrato, umorale, inconcludente e creatore di enorme delusione e dolore.
Il flop di De Magistris ci dimostra che egli e tutta la politica locale e italiana stanno perdendo il consenso popolare a vantaggio dell’astensionismo che cresce anno dopo anno, questa grande ondata di astensionismo è un’enorme vittoria per noi del PMLI. Per sconfiggere la camorra e il capitalismo è necessario creare un largo e combattivo Fronte unito politico e sociale, e realizzare l’Italia socialista guidata dal PMLI e dalla dittatura del proletariato.
Dario - Napoli

7 giugno 2017