7 arresti e 8 ettari sequestrati a Cagliari
Sversamento di fluoro e derivati fa strage di pecore e capre
Non è la prima volta che finisce nel mirino l'azienda del presidente del Cagliari calcio

Era da un po’ di tempo che gli allevatori di Macchiareddu, nell’hinterland cagliaritano, si ritrovavano a contare pecore e capre morte senza alcun apparente motivo. Gli animali pascolavano in una zona poco distante dallo stabilimento della Fluorsid, azienda di proprietà del presidente del Cagliari Calcio Tommaso Giulini e specializzata nella produzione di fluoro e derivati. Dunque sono stati i veterinari del servizio sanitario nazionale, fatte le analisi ed escluse le patologie più consuete, a presentare un esposto alla Guardia forestale della Regione Sardegna che al termine dell’indagine ha sequestrato due aree tra il comune di Assemini e il sito della Fluorsid, per un totale di 8 ettari, poiché è soprattutto in questo perimetro che sono stati accatastati o interrati, secondo i magistrati, i materiali inquinanti. Pochi giorni fa l’inchiesta ha portato a sette arresti per associazione a delinquere, disastro ambientale e inquinamento. In carcere sono finiti Michele Lavanga, direttore dello stabilimento Fluorsid, Sandro Cossu, responsabile della sicurezza ambiente della società, Alessio Farci, ingegnere a capo della produzione dell’azienda, Marcello Pitzalis e Simone Nonnis, rispettivamente dipendente ed ex dipendente della società Ineco che lavora nello stabilimento di Macchiareddu. Ai domiciliari il titolare della Ineco Armando Benvenuto Bollani e Giancarlo Lecis, tecnico della Fluorsid. Eppure già nel 1983 alcuni allevatori avevano intentato una causa civile contro l’azienda perché diversi capi di bestiame si erano ammalati di fluorosi; al tempo la Corte d’appello di Cagliari aveva condannato la Fluorsid a un elevato risarcimento danni ma, come scrive il gip Cristina Ornano nell’ordinanza di 168 pagine che ha portato agli ultimi arresti “a quasi 20 anni dalla condanna nulla è mutato”. A completare il quadro, pochi giorni fa la Guardia forestale ha sequestrato una cava a Monastir, piccolo paese a pochi chilometri da Cagliari, contenente al suo interno cemento e altri scarti di lavorazione provenienti dalla Fluorsid. Il territorio sotto monitoraggio si è quindi allargato sino al litorale di Portoscuso. Insomma, un disastro ambientale di proporzioni enormi. Fino ad oggi l’inchiesta ha confermato un quadro catastrofico: una grave contaminazione dell’aria per effetto della dispersione di polveri nocive ed altamente concentrate provenienti dallo stabilimento Fluorsid, una grave contaminazione del suolo e una contaminazione delle falde acquifere con metalli pesanti di valori anche tremila volte superiori a quanto consentito. Il gip contesta anche lo sversamento di rifiuti pericolosi e di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla, fra l’altro tutelata da vincoli nazionali e da norme Ue. Le indagini non sono ancora concluse ma marciano in direzione della conferma di un alto livello di coinvolgimento dell’intera dirigenza e della stessa proprietà della Fluorsid. Ancora una volta una azienda che per i propri interessi non si preoccupa di inquinare irrimediabilmente l’ambiente, e di far strage di animali e, conseguentemente, di esseri umani; una ulteriore conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – che capitalismo e rispetto e salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica, viaggiano in due direzioni diametralmente opposte. È per questo che occorre legare le lotte ambientali a quella per il socialismo, se oltre a denunciare simili malefatte, ad indignarsi ed a protestare, si vuole davvero cambiare le cose rendendo l'ambiente ed il lavoro a misura d'uomo, nel rispetto ed a beneficio di entrambi.
 

13 giugno 2017