Al ballottaggio del 25 giugno
L'astensionismo col 43% trionfa a Paola
Eletto Perrotta della “Coalizione di salute pubblica”

Trionfa l'astensionismo al ballottaggio delle comunali del 25 giugno a Paola (Cosenza). Il 43% dell'elettorato ha infatti disertato le urne, annullato la scheda o l'ha lasciata in bianco, con un incremento di quasi 12 punti percentuali rispetto al primo turno quando l'astensionismo aveva raggiunto il 31,7%.
Anche se in leggero calo in confronto al ballottaggio del 2012, quando l'astensione sfiorò il 48%, siamo davanti a un risultato straordinario che delegittima pesantemente le liste, i partiti e i candidati borghesi di destra e di “sinistra” al servizio del regime neofascista.
È un risultato tanto più significativo se si considera il fatto che, essendo arrivate al ballottaggio due destre, delle tre che costituivano al primo turno la triplice ripartizione locale del partito unico della nazione fascista e mafiosa, l'astensione sia soprattutto di sinistra, senza considerare poi l'enorme pressione sulle masse esercitate dagli scagnozzi borghesi con tanto di voti pagati, squallide promesse di lavoro, minacce, propositi di vendetta, stampa locale asservita alle varie fazioni e così via.
L'astensione è inoltre una sonora bocciatura per i governi nazionali e locali della destra e della “sinistra” borghese a cominciare dalla giunta regionale del governatore PD Mario “palla-palla” Oliverio.
Vince il ballottaggio rappresentando meno del 30% dell'elettorato (il 52,6% sui votanti) il bandito Roberto Perrotta, oggi Psi, a capo della “Coalizione di salute pubblica” composta da banditi che vanno dai falsi comunisti fino ai veri fascisti, passando per massoni, corrotti, trasformisti e altri impresentabili come gli ex sindaci Gravina (ex FI e La Destra di Storace), Pizzini (ex Dc poi Fi), sostenuta dal PD, Psi e altre 4 liste di appoggio.
Perrotta raccatta appena 4.640 voti, solo 566 in più del primo turno, passando dal 26,8% al 29,9% dell'elettorato (sui votanti dal 39,7% del primo turno al 52,6% del secondo). Una miseria, che lo vede bocciato quindi da oltre 7 paolani su 10.
Il fatto è che il popolo non ha dimenticato le amministrazioni da lui guidate, è stato sindaco dal 2003 al 2012, quando, pur rappresentando una minoranza dell'elettorato e candidato con parte del “centro-sinistra”, veniva eletto con centinaia di voti in più.
Questo bandito ha infatti finito con il distruggere completamente Paola dal punto di vista contabile (ammonta a ben 27 milioni e mezzo di euro il dissesto certificato da tutti gli organismi competenti), amministrativo e architettonico.
Il dissesto, fra l'altro potrebbe costargli l'elezione, poiché se la Corte dei conti, oltre ad aver riconosciuto il dissesto stesso, lo indicasse come diretto responsabile di ciò “con dolo o colpa grave” come prevede la legge (e come la Corte avrebbe già dovuto riconoscere per la verità), decadrebbe da sindaco, insieme al consiglio comunale e ai paolani verrebbe così imposta una multa pari da 5 a 30 volte lo stipendio versato per tutta la sua durata in carica, in più Perrotta verrebbe condannato a non poter ricoprire cariche pubbliche fino al 2022.
Sul suo flop elettorale hanno pesato anche la pubblicazione sui giornali locali delle intercettazioni telefoniche fra la 'ndrina dei Serpa e i suoi componenti che dimostrano che c'è stato fra Perrotta e i Serpa voto di scambio politico-mafioso, cioè voti mafiosi dati in cambio di servizi dati dal comune a cooperative gestite dai Serpa e sodali durante le sue precedenti amministrazioni.
Battuto Basilio Ferrari (Fi), il sindaco uscente, fermo al 26,9% del corpo elettorale (47,3% dei votanti) che, pur recuperando oltre 1.100 voti rispetto al primo turno, nel quale si fermò a 2.955, viene battuto da Perrotta, sia pur per soli 466 voti, pari al 3% del corpo elettorale.
La “rimonta” di Ferrari è dovuta all'appoggio del “centro-sinistra” di Pino Falbo, arrivato terzo al primo turno. Quella di Ferrari è dunque una bocciatura netta, dovuta a 5 anni di amministrazione nera, fallimentare e filomafiosa.
Considerando l'aumento dell'astensione di 12 punti, la minima differenza di voti fra Perrotta e Ferrari deriva, udite udite, dal voto a favore del primo di alcuni esponenti della “sinistra radicale” paolana che hanno votato “Robertino” per avere un seggio in consiglio, che andrà al candidato a sindaco Enzo Limardi, fermo al primo turno al 6,4% degli elettori, (il 9,6% dei votanti) il quale non sarebbe stato eletto in caso di vittoria di Ferrari.
Rileviamo perciò che quel che rimane della cosiddetta “sinistra radicale” a Paola, come nel resto del paese, non solo non drena l'astensione, se non in minima parte (al secondo turno rispetto al 2012), ma è in tutto e per tutto una stampella del regime neofascista imperante.
D'altra parte gentaglia che (aldilà della posizione ufficiale della “libertà di voto” data ai propri elettori, peraltro ambigua e antiastensionista) vota un filomafioso di destra come Perrotta (dopo avergliene dette di tutti i colori) per avere un seggio “di opposizione” in consiglio, come altro definirla se non trasformista, neofascista e filomafiosa? Della serie: facciamo vincere la 'ndrangheta e i fascisti per poi fare finta di combatterli in consiglio comunale. Vergogna!
Si ricompone dunque, almeno in parte, la frattura a “sinistra” con il falso comunista e vero fascista Lucio Cortese e i suoi scagnozzi, espulsi dal Prc, schierati fin dal primo turno con Perrotta, Pizzini e i fascisti storici.
L'incremento dell'astensione rispetto al primo turno è infine dovuto anche agli elettori del M5S, arrivato ultimo e senza seggi in consiglio, circa 700 voti andati a Falbo al primo turno e la maggior parte di quelli andati a Limardi.
Il bandito Perrotta riesce dunque, pur bocciato da oltre il 70% dell'elettorato, ad essere rieletto sindaco per la terza volta e a avere l'ennesimo stipendio pagato dalle masse popolari, che gli servirà per servire al meglio la borghesia locale e la 'ndrangheta.
Senza attendere eventuali interventi della magistratura e della Corte dei Conti, occorre un'ampia opposizione di massa per spazzarlo via e allontanarlo, insieme ai suoi compari, una volta per tutte dal comune di Paola. Questo bandito e la sua prossima giunta borghese, neofascista e filomafiosa, rappresentano per le masse popolari paolane il “nemico pubblico numero uno” a livello locale.
Spetta al PMLI, decuplicando gli sforzi per dotarsi di un corpo da Gigante Rosso, qualificare il dilagante astensionismo spontaneo in un voto cosciente anticapitalista e per il socialismo.
Viva la vittoria dell'astensionismo al ballottaggio del 25 giugno a Paola!
Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente: le Assemblee popolari e i Comitati popolari!
Per Paola e la Calabria governate dal poppolo e al servizio del popolo!
Per l'Italia unita, rossa e socialista.

28 giugno 2017