Strozzati dal crollo dei prezzi e dagli elevati mutui agricoli
Rivolta dei contadini in India

Migliaia di contadini hanno bloccato la produzione di frutta e verdura e la distribuzione nei mercati e sono scesi in piazza negli stati di Maharashtra e Madhya Pradesh agli inizi di giugno per denunciare le loro drammatiche condizioni di vita, una condizione che riguarda un numero consistente di casi dato che quasi la metà dei lavoratori dell'India sono impiegati nell'agricoltura. Tanto che la rivolta contadina si è estesa a altri Stati e ottenuto alcuni risultati in Maharashtra e Madhya. La protesta nasceva a causa degli elevati mutui agricoli che i contadini non riescono a restituire per un crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, spingendone alcuni al suicidio. Crollo determinato dalle leggi capitalistiche di mercato, dalla combinazione tra una sovrapproduzione dei campi, che negli ultimi anni sono stati disseminati di impianti d’irrigazione per prevenire i periodi di siccità, e bassissimi prezzi al consumo; il minor reddito prodotto spartito tra reti di distribuzione, commercianti e contadini ha segnato la sorte soprattutto dei contadini costretti a chiedere altri prestiti e finire strozzati dal debito.
Il colpo determinante che ha accelerato lo sviluppo della crisi dei contadini è stato infine la decisione del governo Narendra Modi di mettere fuori corso buona parte della cartamoneta in circolazione nel paese allo scopo di colpire il sistema della corruzione e il giro delle banconote contraffatte in favore di un’India più “pulita” e moderna, in linea col modello avanzato del pagamento digitalizzato. Dopo la decisione del governo di Mombai dell'8 novembre 2016 si sono registrate code chilometriche fuori dagli sportelli bancari per cambiare l cartamoneta e il decollo dei pagamenti digitali nella classe borghese, in quella ricca, lasciando a terra milioni di masse popolari nella parte dell’India rurale dove vive ancora quasi il 70% della popolazione totale.
La riduzione dei contanti ha contribuito a paralizzare le vendita dei prodotti agricoli, prodotti deperibili che i contadini hanno dovuto svendere per non perdere del tutto il loro reddito, vedendo andare in fumo i loro risparmi e a lasciandoli scoperti verso le banche per i prestiti ottenuti per comperare sementi e pesticidi.
I manifestanti che per primi sono scesi in piazza e hanno iniziato uno sciopero generale nello stato del Maharashtra, quello della capitale economica indiana di Mombai, chiedevano un aumento sostanziale del prezzo minimo fissato dal governo per la vendita all’ingrosso alcuni prodotti agricoli, a partire da riso e legumi, le pensioni per i braccianti a 60 anni e l'elettricità gratuita per 8 ore al giorno e soprattutto la cancellazione totale del debito bancario del 2016 per l’intero settore. Richieste rilanciate dalla rivolta in Madhya Pradesh, dove i contadini si scontravano con la polizia che sparava sui cortei e uccideva 6 manifestanti nelle proteste nel distretto di Mandsaur.
Il 12 giugno il governo regionale di Maharashtra, guidato dal Bharatiya Janata Party di Narendra Modi, metteva una pezza alla disastrosa politica del governo nazionale e annunciava la cancellazione dei debiti agricoli, l'aumento del prezzo di vendita del latte e il rialzo dei prezzi minimi di vendita di altri prodotti agricoli. Cessava lo sciopero dei contadini nello Stato ma continuava con forti proteste nel Madhya Prades fino a quando il governo regionale, anche esso del Bharatiya Janata Party, annunciava la decisione di fissare un prezzo minimo per il grano, una serie di incentivi fiscali per stabilizzare i prezzi dei prodotti ma non annullava i debiti dei mutui.
Da notare che molte di queste misure adottate dai governi locali facevano parte della lunga lista delle promesse elettorali a favore dei contadini del premier Narendra Modi durante la vittoriosa campagna del 2014; aveva promesso tra le altre di cambiare il prezzo minimo del grano e la definizione di un prezzo minimo finale dei prodotti agricoli che tenesse conto di tutte le spese degli agricoltori in modo da non renderli schiavi dei prestiti da parte delle banche. La sua politica è andata nel senso opposto e solo la rivolta nelle campagne lo ha fatto tornare parzialmente indietro, pensando anche alle prossime elezioni regionali e allo spazio che le opposizioni si stavano conquistando schierandosi coi manifestanti.

5 luglio 2017