Rivolgendosi ai sindacalisti della Cisl
Il papa denuncia l'età troppo alta delle pensioni
“Pensiamo al 40% dei giovani che non hanno lavoro”. “Le pensioni d'oro sono un'offesa come le pensioni troppo povere”
Critiche ai sindacati che non fanno il loro dovere

Lo scorso 28 giugno, ricevendo i delegati della CISL nell’Aula Paolo VI in Vaticano, papa Francesco ha rivolto dure critiche contro il complessivo assetto delle condizioni lavorative e delle sperequazioni pensionistiche all’interno delle società capitalistiche avanzate, e contemporaneamente ha mosso un vero e proprio atto di accusa nei confronti dei sindacati che, venendo meno allo scopo per il quale essi sono nati, non fanno il loro dovere a tutela dei lavoratori.
Mettendo in evidenza la funzione sociale del lavoro all’interno delle società umane, Francesco ha affermato che “la persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore, lavoratrice ” aggiungendo d’altra parte che il lavoro non può essere uno strumento di schiavitù per i salariati, bensì uno strumento di emancipazione umana all’interno della società, in quanto, continua il pontefice con espresso riferimento ai giovani e ai pensionati, “la persona non è solo lavoro, perché non sempre lavoriamo, e non sempre dobbiamo lavorare ”.
Dopo avere poi riconosciuto il diritto allo studio per bambini e ragazzi, da lui considerato un fondamentale periodo di formazione della vita in vista, anche ma non solo, del traguardo lavorativo che dovrà avvenire in età adulta, Francesco si sofferma sul periodo della vita dell’uomo nel quale egli avrà cessato l’attività lavorativa, condannando questo sistema economico e sociale che prevede, in campo pensionistico, sperequazioni e diseguaglianze tanto elevate da diventare strutturali: “le ‘pensioni d’oro’ - continua infatti il pontefice - sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni ”.
L’intervento di Francesco prosegue poi mettendo in luce due fondamentali contraddizioni sociali - tra loro strettamente correlate - delle società capitalistiche avanzate, ossia da una parte l’eccessivo e innaturale allungamento, diventato ormai strutturale, della vita lavorativa e dall’altra la disoccupazione giovanile, diventata anche essa ormai strutturale: “E’ una società stolta e miope - afferma Bergoglio - quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti. Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità. È allora urgente un nuovo patto sociale umano, un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare ”. Sul tema della disoccupazione giovanile peraltro fornisce numeri ben precisi, dimostrando di avere ben chiara la drammatica situazione sociale di questa fase del capitalismo in Italia: “Pensiamo - prosegue Francesco - al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro. Qui. In Italia ”.

Critica al capitalismo
Un'altra parte significativa dell’analisi la riserva alla critica a quei sindacati che si discostano dallo scopo per il quale essi sono nati, ossia la tutela dei lavoratori, soprattutto quelli più deboli. Francesco, ricordando che nell’antico Israele una delle funzioni istituzionali dei profeti - egli cita Amos - era quella di scagliarsi contro tutte le ingiustizie, comprese quelle sociali, considera il sindacato un’espressione del profilo profetico della società: “nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia ”. Più avanti afferma senza giri di parole all’uditorio composto dai dirigenti della Cisl che “la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti ”. Degno di nota è il fatto che Bergoglio nomina espressamente il sistema capitalistico avanzato, per cui la sua non è una vaga critica riservata genericamente a ogni sistema sociale, bensì essa è espressamente dedicata al sistema capitalista nella sua fase più avanzata, e ancora più degna di nota è la critica ad ogni forma di istituzionalizzazione del sindacato all’interno della società capitalista, in quanto se un sindacato, all’interno di un sistema economico dominato dalla borghesia, abbandona il principio della lotta a favore dei lavoratori per integrarsi sistema dominante borghese, esso smarrisce quello che Bergoglio definisce “natura profetica ”.
E poi aggiunge che lo scopo dei sindacati non è soltanto quello di proteggere i lavoratori o i pensionati, ma anche i disoccupati e le fasce più deboli della società (come le donne e i migranti, che in un altro passo del suo discorso egli menziona), e indica nella condizione del disoccupato quella di un essere umano escluso, oltre che dal poter vivere dignitosamente in termini economici, anche dai diritti e dalla stessa vita democratica della società: “Anche il sindacato - afferma Francesco - deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori delle mura. Il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia ”.

Perché i sindacati sono lontani dai lavoratori
La parte finale del suo discorso è dedicata al rapporto tra capitalismo contemporaneo e depotenziamento della funzione del sindacato in tale ambito, e la spiegazione del pontefice, abbastanza semplicistica, parte dal fatto che è il sistema capitalista ad essersi dimenticato del valore del sindacato in quanto, a suo dire, avrebbe dimenticato la natura sociale dell’economia: “Il capitalismo del nostro tempo - afferma il pontefice - non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia, dell’impresa. Questo è uno dei peccati più grossi. Economia di mercato: no. Diciamo economia sociale di mercato, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II: economia sociale di mercato. L’economia ha dimenticato la natura sociale che ha come vocazione, la natura sociale dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato anche perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei ‘diritti del non ancora’: nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro ”. Ovviamente è una grande illusione pensare che la borghesia possa aver ‘dimenticato’ il valore sociale dell’economia e dell’impresa, perché sarebbe meglio dire non solo che non ha mai conosciuto tale valore, ma che addirittura è nato in antitesi assoluta con tale valore. La perdita di credibilità del sindacato nelle società capitalistiche avanzate sta nel fatto che esso si è istituzionalizzato: difende più le compatibilità capitalistiche che gli interessi dei lavoratori.
In nome del solidarismo interclassista ciò che manca completamente nell'analisi di Bergoglio è ogni riferimento alla lotta di classe quale forza motrice fondamentale della storia e manca qualsiasi riferimento all'esistenza di un sistema economico alternativo al capitalismo qual è il socialismo, unica via d'uscita alle suddette contraddizioni insanabili. Lo sviluppo tecnologico non porta necessariamente a quelle contraddizioni sociali dei quali parla Bergoglio nel suo discorso, ossia che i lavoratori sono costretti a posticipare l’età della pensione fino a limiti inaccettabili e che gran parte dei giovani restano disoccupati, con la conseguenza che probabilmente mai matureranno il diritto a percepire una pensione. Infatti, scrive Stalin in Problemi economici del socialismo nell’URSS : “A tutti sono noti i fatti della storia e della pratica del capitalismo, che dimostrano l'impetuoso sviluppo della tecnica nel capitalismo, quando i capitalisti agiscono come alfieri della tecnica d'avanguardia, come rivoluzionari nel campo dello sviluppo della tecnica produttiva. Ma sono noti anche fatti d'altro genere, che dimostrano l'arresto dello sviluppo tecnico nel capitalismo, quando i capitalisti agiscono come reazionari nel campo dello sviluppo della nuova tecnica e passano non di rado al lavoro a mano. Come spiegare questa contraddizione stridente? La si può spiegare soltanto con la legge economica fondamenta del capitalismo contemporaneo, cioè con la necessità di ottenere profitti massimi. Il capitalismo è per la nuova tecnica quando essa gli promette i maggiori profitti. Il capitalismo è contro la nuova tecnica e per il passaggio al lavoro a mano, quando la nuova tecnica non gli promette più i maggiori profitti. Così stanno le cose per quanto riguarda la legge economica fondamentale del capitalismo contemporaneo. Esiste una legge economica fondamentale del socialismo? Sì, esiste. In che cosa consistono i tratti essenziali e le esigenze di questa legge? I tratti essenziali e le esigenze della legge economica fondamentale del socialismo potrebbero formularsi all'incirca in questo modo: assicurazione del massimo soddisfacimento delle sempre crescenti esigenze materiali e culturali di tutta la società, mediante l'aumento ininterrotto e il perfezionamento della produzione socialista sulla base di una tecnica superiore. Quindi: non assicurazione dei profitti massimi, ma assicurazione del massimo soddisfacimento delle esigenze materiali e culturali della società; non sviluppo della produzione con fratture tra l'avanzata e la crisi e tra la crisi e l'avanzata, ma sviluppo ininterrotto della produzione; non interruzioni periodiche nello sviluppo della tecnica, accompagnate dalla distruzione delle forze produttive della società, ma perfezionamento continuo della produzione sulla base di una tecnica più elevata”.
“Occorre prima di tutto - continua Stalin - diminuire la giornata lavorativa per lo meno sino a sei e poi a cinque ore. Ciò è necessario affinché i membri della società abbiano abbastanza tempo libero per ricevere un'istruzione completa. Per questo occorre, poi, rendere obbligatoria l'istruzione politecnica necessaria perché i membri della società abbiano la possibilità di scegliere liberamente una professione e di non essere inchiodati per tutta la vita a una professione qualsiasi. Per questo occorre, inoltre, migliorare in modo radicale le abitazioni ed aumentare il salario reale degli operai e degli impiegati di almeno due volte, se non più, sia mediante l'aumento diretto del salario, sia, in modo particolare, mediante l'ulteriore sistematica diminuzione dei prezzi degli articoli di largo consumo. Tali sono le condizioni fondamentali della preparazione del passaggio al comunismo. Soltanto dopo l'attuazione di tutte queste condizioni preliminari prese assieme si potrà sperare che il lavoro, agli occhi dei membri della società, non sarà più un peso ma la ‘prima necessità dell'esistenza’ (Marx), che ‘il lavoro da pesante fardello si trasformerà in una gioia’ (Engels), che la proprietà sociale sarà considerata da tutti i membri della società come base incrollabile e inviolabile dell'esistenza della società stessa. Soltanto dopo l'attuazione di tutte queste condizioni preliminari prese assieme si potrà passare dalla formula socialista: ‘Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro’ alla formula comunista: ‘Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni’. Questo sarà il passaggio radicale da una economia, dall'economia del socialismo, a un'altra economia, più alta, all'economia del comunismo ”.

5 luglio 2017