Quali sono le critiche che i marxisti-leninisti rivolgono agli anarchici?

Sono un ragazzo di 18 anni e sono consapevole della brutalità che il capitalismo comporta. Sono sempre stato convinto che il miglior metodo per abbatterlo sia l'anarchismo di classe, ovvero l'anarco-comunismo (quello di Bakunin, Fabbri, Berneri), ma ultimamente anche grazie al vostro sito mi sto interessando al marxismo-leninismo, quindi vorrei chiedervi a questo proposito quali sono le critiche che i marxisti-leninisti fanno agli anarchici, anche quelli di classe e quindi non individualisti.
Ho letto “Anarchia e socialismo” di Stalin ma l'ho trovato più simile a una polemica con gli anarchici del suo periodo che una critica all'anarchismo come progetto politico, quindi mi rivolgo a voi per avere una critica più generalizzata, per quanto sono consapevole che per analizzare qualunque cosa bisogna tenere sempre conto dei fattori contingenti.
Vi porgo i miei sinceri saluti antifascisti e anticapitalisti
Simone (provincia di Monza)
Prima ancora di entrare in merito alla questione che tu ci poni permettici di esprimerti tutto il nostro apprezzamento per l'apertura e la fiducia - che nascono dalla consapevolezza di avere gli stessi sentimenti proletari e gli stessi obiettivi di classe - che dimostri nei nostri confronti con questa tua lettera. E questo pur senza nascondere, in tutta sincerità, le diverse concezioni ideologiche e politiche a cui rispettivamente ci riferiamo. Ci accomuna infatti la stessa consapevolezza, come tu dici, della “brutalità del capitalismo” e della necessità di “lottare per abbatterlo”, così come che la meta finale di questa lotta non può che essere il comunismo, società in cui non esisteranno più le classi e non ci sarà più necessità dello Stato. Società che per noi marxisti-leninisti, a differenza degli anarchici, deve però passare necessariamente per lo stadio intermedio del socialismo e della dittatura del proletariato.
Ci fa molto piacere che il nostro sito ti stimoli a interessarti del marxismo-leninismo e ad approfondire le contraddizioni tra quest'ultimo e l'anarchismo. Una ricerca che ti fa onore perché nonostante le suddette contraddizioni dimostri di non avere giudizi precostituiti ma di avere anzi una mentalità aperta e disponibile al confronto, come si deve usare tra chi ricerca sinceramente la verità.
È vero che gli articoli di Stalin raggruppati sotto il titolo “Anarchia o socialismo?” sono stati scritti tra il 1905-06 in polemica con le posizioni di un gruppo di anarchici georgiani, ma al di là delle questioni specifiche trattate, a ben guardare essi contengono anche i riferimenti ideologici generali validi ancora oggi per comprendere le differenze tra anarchismo e marxismo-leninismo (allora si parlava solo di marxismo). Ci riferiamo in particolare alla differenza tra materialismo dialettico e idealismo, che Stalin approfondisce mettendo ben in evidenza come mentre il marxismo stabilisce che non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma al contrario è il loro essere sociale che determina la loro coscienza, ovvero che è la struttura economica a determinare la sovrastruttura sociale, culturale, religiosa e in generale ideale, pur senza negare un rapporto dialettico e non puramente meccanico tra queste due realtà, l'anarchismo nega invece il materialismo dialettico e questo legame, considerando indipendente la sfera ideale e sociale dalla struttura economica. Dal che discende per gli anarchici anche la negazione del socialismo scientifico (cioè della sua necessità storica e del ruolo fondamentale della rivoluzione proletaria in questo processo), nonché la concezione che la fine del capitalismo, l'abolizione delle classi e il raggiungimento del comunismo sono essenzialmente frutto di un'evoluzione della “mentalità” del genere umano.
Questo non significa – e Stalin lo mette ben in evidenza – che la volontà degli uomini non conti e che questo processo rivoluzionario, ancorché storicamente necessario e inevitabile, sia del tutto automatico. La Rivoluzione d'Ottobre, di cui quest'anno ricorre il centenario, e che per noi marxisti-leninisti rimane un modello da seguire, dimostra chiaramente che le condizioni soggettive – cioè la coscienza di classe e l'organizzazione politica raggiunta dal proletariato e dalle classi amiche - è altrettanto importante delle condizioni oggettive affinché il processo rivoluzionario si compia e abbia successo.
E qui entra in ballo la necessità e l'importanza del partito marxista-leninista, come avanguardia cosciente ed organizzata del proletariato capace di guidare alla vittoria la rivoluzione socialista. Partito di cui però gli anarchici negano la necessità e l'importanza, in nome di una individualistica avversione verso tutto ciò che può ricordare l'autoritarismo e una minaccia alla libertà individuale. La stessa avversione che manifestano verso un altro caposaldo del marxismo-leninismo, la dittatura del proletariato. Sia per le ragioni suddette, sia perché essa presuppone l'esistenza dello Stato anche dopo la rivoluzione, per impedire alla classe borghese spodestata di tornare al potere e per poter edificare il socialismo, mentre per l'anarchismo lo Stato, ogni forma di Stato, si deve estinguere già all'atto della rivoluzione stessa.
Anche su questa questione fondamentale gli scritti di Stalin sono illuminanti, laddove egli con abbondanza di citazioni storiche e degli stessi Marx ed Engels, parla della Comune di Parigi come la miglior dimostrazione della necessità della dittatura del proletariato, e quindi dello Stato proletario. Confutando al tempo stesso le false accuse degli anarchici ai marxisti di negare con ciò la fine dello Stato, che anche per i marxisti-leninisti dovrà avvenire per necessità storica, ma non immediatamente come sostengono gli anarchici, bensì contemporaneamente all'estinzione delle classi, cioè nel comunismo.
Su questo punto Lenin, in “Stato e Rivoluzione”, ha ben spiegato che: “Perché non si travisi il vero significato della sua lotta contro l'anarchismo, Marx sottolinea intenzionalmente 'la forma rivoluzionaria e transitoria' dello Stato necessaria al proletariato. Il proletariato ha bisogno dello Stato solo per un certo periodo di tempo. Quanto all'abolizione dello Stato, come fine, noi non siamo affatto in disaccordo con gli anarchici. Affermiamo che per raggiungere questo fine è indispensabile utilizzare temporaneamente, contro gli sfruttatori, gli strumenti, i mezzi e i metodi del potere statale, così com'è indispensabile, per sopprimere le classi, instaurare la dittatura temporanea della classe oppressa” (le sottolineature, corsivo nell'originale, sono di Lenin, ndr).
A rinforzare questo concetto Lenin cita poco oltre un articolo di Engels sulla Comune di Parigi in cui, agli anarchici che reclamavano l'abolizione di ogni autorità come primo atto della rivoluzione, egli così risponde: “Non hanno mai veduto una rivoluzione questi signori [anti-autoritari]? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l'atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all'altra parte col mezzo di fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari se ce ne sono... La Comune di Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non essersene servita abbastanza largamente”?
Leggendo i documenti della Federazione dei Comunisti Anarchici – Alternativa libertaria (FCA), che pure tra le correnti anarchiche è quella più vicina alla sinistra di classe, si vede per esempio che si parla di “auto-organizzazione”, e non di partito del proletariato; di “trasformazione ugualitaria e libertaria della società” e di “auto-gestione” e sperimentazione di “forme di socializzazione e di controllo dei lavoratori sui servizi ai cittadini”, e non di socialismo; di “gradualismo rivoluzionario”, e non di rivoluzione socialista; di “contropotere nella società civile”, e non di dittatura del proletariato; di “obiettivi programmatici anticapitalistici e antiautoritari”, e di “perseguimento graduale di idee ed obiettivi alternativi al capitalismo e allo Stato”, e non di abbattimento del capitalismo. E così via.
A parte il fatto che tutto ciò ricorda molto da vicino la concezione riformista gramsciana - sconfitta dalla storia e contrapposta già allora alla via insurrezionale della Rivoluzione d'Ottobre - della “guerra di posizione” e della “conquista graduale delle casematte” culturali del capitalismo, capisci bene che questa concezione anarchica della lotta di classe per il comunismo è ideologicamente, politicamente e organizzativamente agli antipodi della concezione marxista-leninista, come molto sinteticamente abbiamo cercato di esporti qui sopra.
Si tratta di contraddizioni antagoniste, queste, già emerse nel movimento operaio internazionale e affrontate da Marx ed Engels fin dalla I Internazionale, che storicamente riuscirono a battere l'anarchismo e ad emarginarlo nel movimento dimostrando che si trattava fondamentalmente di una corrente di sinistra del liberalismo, dell'idealismo e dell'individualismo borghesi. Anche se ciò non toglie che tutti noi vogliamo la fine del capitalismo e il raggiungimento del comunismo, e che naturalmente nel corso di questa lotta si possano trovare dei terreni comuni per portare avanti le rivendicazioni e i diritti dei lavoratori, delle masse popolari e dei giovani. Ma per noi la via per arrivare al comunismo non può essere che quella dell'Ottobre, quella indicata chiaramente da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
Speriamo di averti chiarito almeno in parte le nostre posizioni, e in ogni caso siamo disponibili a continuare ed approfondire questi temi anche nel prossimo futuro. Al contempo ci auguriamo di poterci trovare fianco a fianco nelle comuni battaglie contro il capitalismo e il suo governo Gentiloni.
Contraccambiamo sinceri saluti antifascisti e anticapitalisti.

19 luglio 2017