150° Anniversario della pubblicazione de “Il Capitale”
Marx, Engels e Lenin su “Il Capitale”

Dopo che Marx ebbe consegnate in tipografia la ultime bozze corrette, il 16 agosto 1867 iniziava la pubblicazione del Libro I de “Il Capitale”. Non era mai apparsa prima di allora né apparirà mai dopo un'altra opera di economia politica capace come questa di rappresentare uno spartiacque dal punto di vista teorico tra l'era della borghesia e del capitalismo e l'era del proletariato e del socialismo. La concezione proletaria del mondo si arricchiva nel campo economico, che è alle fondamenta della società e all'origine degli interessi e dell'esistenza stessa delle classi.
Se nel 1848 “Il Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels aveva rappresentato dal punto di vista politico l'irrompere del proletariato organizzato, quale prima classe nella storia radicalmente e veramente rivoluzionaria, portatrice e creatrice di una nuova società, il socialismo, dopo una gestazione durata poco meno di vent'anni la pubblicazione de “Il Capitale” costituiva la scientifica e inoppugnabile dimostrazione economica del programma ivi esposto e dell'ineluttabilità della prospettiva storica ivi enunciata. Ecco perché non esiste opera economica tanto controversa: visceralmente contestata ovvero esaltata dalle due classi che rappresentano i due poli contrapposti e antitetici delle moderne società capitalistiche.
Fino a che Marx non arrivò a svelare che dietro ai rapporti tra gli oggetti ci sono in realtà i rapporti tra gli uomini e a formulare la dottrina del plusvalore, che è alla base del profitto capitalistico e dello sfruttamento operaio, il proletariato era impotente davanti agli imbrogli che gli economisti borghesi propinavano per giustificare la schiavitù salariata. Come egli ben scrive nella sua Introduzione, il fine ultimo del suo faticoso e lungo studio è stato svelare che la legge fondamentale che governa il sistema economico borghese è la ricerca del massimo profitto capitalistico e non già il soddisfacimento delle esigenze della popolazione. “La produzione capitalistica sviluppa quindi la tecnica e la combinazione del processo di produzione sociale solo minando al contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza: la terra e l'operaio " (Così egli scrive nel vol. I, pp. 552-553)
Pur alle prese con lo sfiancante lavoro nell'Internazionale e con la più generale attività teorica, alla elaborazione de “Il Capitale” Marx sacrificò l'intera sua esistenza: cominciata con la raccolta e l'indagine di uno sterminato materiale originale, proseguita con la critica ragionata e con lo sviluppo scientifico materialistico e dialettico dei risultati più avanzati raggiunti dall'economia classica inglese e infine terminata con la formulazione e la stesura di un'organica dottrina economica, quale parte integrante della nuova concezione proletaria del mondo.
Il suo fu un lavoro ciclopico, talmente complesso e difficile che – quantunque le sue giornate di studio lunghe anche 12 ore sovente si allungassero sino alla notte finendo per minare irrimediabilmente il suo stato di salute – i Libri II e III videro la luce (nel 1885 e nel 1894, rispettivamente) solo dopo la sua morte, grazie all'acuta e fedele opera di revisione e completamento compiuto sui manoscritti dal cofondatore del socialismo scientifico Engels. Un lavoro teorico condotto peraltro nelle condizioni terribili dell'esule in Inghilterra sempre alle prese con le ristrettezze economiche che non piombarono lui e la sua famiglia nello stato di indigenza solo grazie ai generosissimi aiuti che gli vennero da Engels.
“Il Capitale” di Marx è una formidabile e invincibile arma teorica che continua a guidare, a un secolo e mezzo di distanza, il proletariato e i marxisti-leninisti, che ne sono l'avanguardia cosciente e organizzata, nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Ispiriamoci ai suoi attualissimi insegnamenti e ci fortificheremo nella nostra Lunga Marcia per l'Italia unita, rossa e socialista.

19 luglio 2017