Il movimento di Grillo sempre più a destra
M5S e Lega contro la legge antifascista
Spiaggia fascista a Chioggia

Da sempre, e con un crescendo che pare non arrestarsi mai la XII disposizione transitoria della Costituzione e le leggi Scelba e Mancino antiterroriste vengono ignorate, calpestate e derise. E sopra di esse viene calpestato lo spirito stesso della Resistenza; la memoria di donne e uomini che nelle file partigiane e in aiuto ad esse, hanno perso la vita per restituire al nostro Paese libertà e dignità, sepolte nel ventennio nero. Adesso nelle librerie non si contano i testi principali del fascismo riediti e regolarmente in vendita; gadget fascisti di ogni tipo infestano le bancarelle di tantissime città italiane e sale, cimiteri, stadi e perfino le piazze – e non solo di Predappio, paese natale di Mussolini e vomitevole ritrovo di nostalgici – accolgono spesso le braccia tese in saluto romano dei neofascisti intenti a rimembrare le gesta del duce o dei vili franchi tiratori repubblichini. Tv e giornali danno loro ampio risalto e prime pagine, così come il web è stracolmo di siti e pagine apologetiche. Recentemente anche l’ANPI ha denunciato l’ignobile collaborazionismo, definito “pessimo controllo”, delle istituzioni che in molte città italiane hanno accettato liste dichiaratamente fasciste, con simboli direttamente riconducibili al fascismo come il fascio littorio, consentendo loro di partecipare direttamente alle elezioni comunali. Una vergogna senza fine che passa anche per i numerosi e frequenti tentativi di restringimento della democrazia borghese perpetrati in vari modi, a cominciare dall’aver ridotto la Costituzione repubblicana a carta straccia, rilanciandone il suo smantellamento definitivo come accaduto lo scorso 4 dicembre col referendum costituzionale. In quest’ultimo caso, naturalmente, non si parla di simboli ma di sostanziali affinità con l’assetto istituzionale mussoliniano.

La spiaggia fascista di Chioggia
Nelle scorse settimane, a seguito di una denuncia di un giornalista di “Repubblica”, ha tenuto banco sui media di regime la notizia della “spiaggia fascista” di Punta Canna, a Sottomarina di Chioggia. Un susseguirsi di frasi, slogan e immagini inneggianti a Mussolini ed al fascismo che facevano da sfondo ad uno stabilimento balneare  su una spiaggia data in concessione dall’amministrazione comunale; una vera e propria base di propaganda del fascismo nella quale i dettati costituzionali antifascisti erano regolarmente calpestati. Dopo l'intervento della prefettura e della questura di Venezia, Gianni Scarpa, il titolare fascista, ha dovuto smantellare i simboli affissi tra cabine ed ombrelloni; via cartelli, manifesti, scritte inneggianti a Benito Mussolini e ai saluti romani, ai 'me ne frego!' e al 'manganello', all'''ordine” ed alla “disciplina” del duce. Povere di contenuto antifascista sono però le motivazioni con le quali la prefettura ha fatto togliere il cartello fascista. Nell'ordinanza il prefetto motiva le ragioni del suo provvedimento facendo riferimento alla condotta di Scarpa: c'è "il pericolo concreto ed attuale - scrive - che la persistenza di tali comportamenti possa provocare esplicite reazioni di riprovazione e sdegno nell'opinione pubblica, così vivamente turbata, con conseguenti manifestazioni avverse e di riflesso, il rischio di turbative dell'ordine pubblico". Sostanzialmente non se ne chiede la rimozione per apologia di fascismo, reato contestato allo Scarpa dalla Digos, ma per una mera questione di sicurezza che non si capisce chi intenda effettivamente tutelare, se la memoria antifascista o il titolare fascista stesso dai possibili “linciaggi” antifascisti. Sempre nell'ordinanza prefettizia, si intima all'imprenditore fascista di "astenersi dall'ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia". Gli audio pubblicati da Repubblica inchiodano Scarpa, la cui voce è stata diffusa dagli altoparlanti in spiaggia mentre teneva un mini comizio per intrattenere i 650 clienti del lido, colmo di inni al regime e minacce di "sterminare tutti i tossici". Ciononostante non è ancora chiaro se il Comune di Chioggia, sulla base di quanto stabilito dalla Prefettura, revocherà la concessione demaniale a Punta Canna; indicativa è però la vigliaccheria, tipica del “fascista in ritirata” fin dall’alba del 25 Aprile del 1945, che in piena bufera, ha dichiarato alla stampa: "Fascista io? Ma quando mai". Vista la gravità della vicenda, particolarmente vergognose e complici sono state le parole minimizzanti del vicesindaco cinque stelle di Chioggia, Marco Veronese, anche assessore al demanio, che ha definito il tutto una "questione di folklore", dichiarando e dimostrando di avere ben altri obiettivi in testa, "Perché sprecare le già risibili risorse di uomini della polizia in cose come queste, invece di occuparsi del controllo degli abusivi in spiaggia cui la polizia locale non riesce a far fronte?". Non è un caso che tempo fa il blog di Grillo abbia pubblicato un post di Scarpa che si metteva a disposizione del M5S
 

Il PD e l’opportunismo della “nuova legge” sull’apologia del fascismo
Dopo aver consentito tutto ciò in mezza Italia, in tutti i comuni amministrati dal PD senza aver mai mosso un dito ecco che il partito di Renzi si sveglia e opportunisticamente coglie l'occasione per cercare consensi demagogici tra gli antifascisti e magari ricucire con quella parte dell'ANPI che storicamente gli è più vicina ma se ne è allontanata a seguito della campagna anti partigiana imbastita dallo stesso Renzi, dalla Boschi e dai suoi scagnozzi. E così la montagna PD ha partorito il topolino della proposta di legge contro l'apologia di fascismo avanzata da Emanuele Fiano, già veltroniano passato con Franceschini e molto vicino a Renzi. Oltre alla Costituzione che, fra l’altro, vieta la ricostruzione in qualsiasi forma del disciolto Partito fascista, a contrastare legislativamente fenomeni vecchi e nuovi di fascismo, sono già vigenti la legge Scelba e quella Mancino. La prima risale al 1952 e nelle intenzioni del legislatore doveva essere, appunto, la legge di attuazione della XII norma transitoria e finale della Costituzione, nei fatti poco “robusta” in campo antifascista se è vero che già il 26 dicembre 1946 alcuni reduci della “repubblica sociale” poterono fondare il Movimento Sociale Italiano (MSI) di cui il fucilatore di partigiani Giorgio Almirante fu segretario raccogliendo l'appoggio del generale fascista Rodolfo Graziani, inserito a suo tempo dall'ONU nella lista dei criminali di guerra per l’uso di gas tossici nelle campagne imperialiste d’Etiopia e d’Abissinia; MSI che partecipò alle elezioni comunali di Roma del 1947 e alle politiche nazionali nel 1948. I fucili della lotta partigiana erano ancora fumanti e il fascismo continuava a permeare le istituzioni repubblicane. La seconda, Mancino, che prende il nome dall’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino, è del 1993 e sulla carta sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Entrambe le leggi stanno lì in attesa che qualcuno si decida ad applicarle. "La legge Scelba prima e quella Mancino dopo - dichiara Fiano - hanno di fatto previsto che nel nostro ordinamento repubblicano ci siano dei limiti all'espressione di opinioni. E le idee di violenza, razzismo e discriminazione non devono più tornare". La nuova proposta di legge punisce la propaganda del regime fascista e nazifascista con immagini o contenuti di cui vieta produzione e vendita. Conferma il bando di gadget nostalgici e paccottiglia varia che riportano immagini e frasi del ventennio mussoliniano. Vieterebbe inoltre espressamente il saluto romano e l'ostentazione pubblica di simboli fascisti, istituendo l'aggravante nel caso in cui la propaganda avvenga sul web.

Per il M5S e per la Lega la legge è liberticida
In un parere depositato in Commissione giustizia alla Camera, il M5S si è detto contrario alla legge Fiano, definendo il provvedimento “liberticida” e lesivo della libertà del pensiero. Posizione condivisa dal razzista e fascista Salvini, segretario della Lega. La deriva a destra del partito di Grillo appare quindi evidente, e a poco servono i continui proclami di coloro che internamente al movimento continuano a vantarsi di “non essere né di destra né di sinistra”, appoggiando però prima la linea razzista della Lega (e poi anche del PD) contro l’immigrazione, poi adducendo imbarazzanti giustificazioni contro una legge probabilmente inutile nella sua applicabilità, ma senz’altro antifascista. Vittorio Ferraresi, capogruppo in Commissione giustizia M5S, parla di “pastrocchio non necessario” dal momento in cui esistono due leggi che puniscono l’apologia del fascismo e che sarebbero a suo dire “già efficaci contro le manifestazioni di propaganda e il saluto romano, già punibili e punite”. Ciò che è grave è che secondo i 5 Stelle, il provvedimento in esame interviene sulla libertà di opinione. “Vengono punite”, si legge nel loro parere, "anche condotte meramente elogiative, o estemporanee che, pur non essendo volte alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, siano chiara espressione della retorica di tale regime, o di quello nazionalsocialista tedesco". Si tratta quindi in realtà di vero e proprio tentativo di sdoganamento dell’apologia del fascismo, poiché nella sostanza si afferma che il fascismo è una semplice opinione che ha pari dignità con tutte le altre, e non un reato politico da perseguire penalmente.

Antifascismo militante
Minimizzare così la portata dei neofascismi equivale ad essere complici della sua diffusione; ed è per questo che non possiamo che denunciare fermamente la posizione di Lega e M5S, in particolare nel tentativo di aprire gli occhi a coloro che da sinistra simpatizzano per il movimento di Grillo, poiché è vero che la libertà, pur in ambito democratico-borghese, non deve essere offerta a chi la vuole negare. Liberticida, in questo caso, non è la legge, bensì il fascismo al quale va tolto ogni spazio ed ogni possibilità di propaganda perché è esso stesso non opinione, ma ideologia di violenza e di sopraffazione.
In ultimo, ci sembra opportuno riportare le dichiarazioni del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia a Radio Popolare che, pur apprezzando la nuova iniziativa, si chiede “come mai per tanto tempo si è data così scarsa applicazione a norme che già esistevano”. Egli sostiene che “la nuova legge non risolve i problemi (…) ci vuole il funzionamento delle istituzioni e una coscienza collettiva convinta che questa è una Repubblica democratica e antifascista: purtroppo questa coscienza antifascista mi pare che non esista”. Un solo appunto: chi modella e indirizza la coscienza collettiva? Lo fanno le istituzioni stesse con i loro apparati. E come può la coscienza collettiva tornare a essere pienamente antifascista se la scuola, per fare un lampante esempio, e le istituzioni che la controllano e che hanno in pugno il grande strumento della propaganda trasudano elementi e misure di annientamento della memoria antifascista, di revisione della storia, elementi e misure compiutamente neofasciste nella sostanza e certamente antipopolari? Oggi il fascismo non indossa più il fez o la camicia nera ma allo stesso modo, continua a permeare le nostre istituzioni da capo ai piedi. Ne sono un esempio i governi Renzi e Gentiloni, per no parlare di quelli di Berlusconi. Il nemico è più viscido ed insidioso, difficile per chi non ha chiaro cosa sia davvero il fascismo, da identificare. In campo antifascista c’è ancora tanto lavoro da fare e noi siamo determinati a svolgere la nostra parte.

19 luglio 2017