L'attacco a Barcellona è la conseguenza della guerra all'IS
Il bersaglio dello Stato islamico non è la “nostra libertà e il nostro modello di vita” ma l'imperialismo
Ritirare i soldati all'estero e le navi da guerra nelle acque libiche per evitare attacchi terroristici all'Italia

Il 17 agosto a Barcellona, un militante dello Stato islamico (IS) uomo facente parte di una cellula di giovani marocchini residenti da anni in Spagna, ha compiuto una strage lanciandosi con un furgone contro i turisti che affollavano la Rambla, provocando la morte di 16 persone, tra cui un bambino, e decine di feriti. Successivamente l'attentato è stato rivendicato da fonti dell'IS, e il gruppo di militanti dell'IS è stato individuato dalla polizia, con l'uccisione di quasi tutti i suoi componenti, compreso l'esecutore della strage.
Un atto di barbarie che certamente suscita anche in noi orrore e solidarietà per le vittime innocenti, ma ormai dovrebbe essere chiaro, dopo Parigi, Bruxelles, Nizza, Londra, Manchester e altri attentati analoghi, che esso è solo l'ultimo anello di una sanguinosa catena destinata purtroppo ad allungarsi ancora. E che pertanto non ci si può limitare all'orrore e alla condanna, ma occorre fare uno sforzo per capire le cause che generano quella barbarie, se si vuole interrompere questa tragica catena.
Il primo sforzo da fare per capire è però quello di non lasciarsi sopraffare dalla gigantesca, pervasiva e ormai totalmente omologata, macchina propagandistica dei mass-media borghesi asservita ai governi imperialisti. La quale presenta invariabilmente questi attentati come attacchi alla “democrazia” e ai “nostri valori occidentali”, da parte di gruppi di fanatici terroristi islamici che “ci odiano” e odiano “le nostre libertà e il nostro stile di vita”. Questa è la tesi ufficiale che viene spacciata ossessivamente ai popoli europei, immediatamente dopo questi attentati, da tutti i governi, da tutte le televisioni e da tutti i giornali, senza eccezione alcuna a parte le diverse sfumature.

Una guerra che arriva ai confini europei
Ma in questo modo caricaturale gli attacchi terroristici e le stragi sembrano sciagure piovute dal cielo e i loro esecutori degli alieni venuti da un altro pianeta per sterminarci. Nessuno di questi mezzi di “informazione”, né tanto meno i governi, ammettono e dicono al popolo la verità, e cioè che siamo in guerra, che questa è una guerra vera e propria, che insanguina tutto il Medio Oriente, l'Afghanistan e altri paesi ormai da decenni, e che con l'attacco imperialista del 2011 alla Libia, si è esteso al Nord-Africa fino a lambire l'Italia e l'Europa.
Una guerra in cui alla barbarie dell'aggressione imperialista al territorio dello Stato islamico, spacciata per “guerra al terrorismo” e condotta con i bombardieri, le flotte da guerra, i missili e i carri armati, una guerra che fa anche migliaia e migliaia di vittime innocenti tra la popolazione, l'IS risponde esportando la guerra negli stessi Paesi imperialisti da cui partono le aggressioni, usando tutti i mezzi a sua disposizione, compresi gli attentati terroristici che fanno decine di vittime innocenti. E, per inciso, questa sproporzione di vittime dovrebbe comunque far riflettere, anche se nessuno ne parla.
Ecco che per nascondere la vera causa che genera le ritorsioni terroristiche dell'IS, cioè la guerra imperialista, e compattare la popolazione dei Paesi imperialisti intorno ai loro governi e alla loro politica interventista, aggressiva e guerrafondaia travestita da “guerra al terrorismo” all'estero, e di fascistizzazione e militarizzazione all'interno, si ricorre allora alla falsa tesi del “barbaro nemico alle porte”, della “difesa dei nostri valori e delle nostre libertà”, sul modello della propaganda bellica durante la prima guerra mondiale.
Così fa ad esempio Ezio Mauro su “La Repubblica” del 19 agosto, per il quale i terroristi dell'IS hanno “falciato uomini donne e ragazzi” in quanto “colpevoli di testimoniare un modo di vivere che loro rifiutano e combattono”. Un modo di vivere il cui “nome è quello della democrazia occidentale, di cui siamo cittadini infedeli e tuttavia testimoni inesauribili”. Esaltazione dell'Occidente imperialista non poi tanto diversa, nella sostanza, da quella fatta su “Il Manifesto” del 20 agosto dalla trotzkista Luciana Castellina, che pur rivendicando che “la sola, ancorché ardua via da imboccare sta innanzi tutto nell'interrogarsi su cosa muove l'odio di questi ragazzi. Non l'abbiamo fatto abbastanza”, si premura di sottolineare che con ciò non intende assolutamente “negare l'importanza dei diritti e delle garanzie individuali che la Rivoluzione francese ci ha conquistato, così come il sistema democratico-borghese che accorpa ormai quasi tutto l'Occidente. Non vorrei scambiarlo con nessun altro sistema attualmente vigente”.

La “soluzione” militare è un inganno
Cosciente o di fatto che sia, questa propaganda obbedisce ad un solo disegno politico: chiamare la popolazione all'unità e al consenso intorno alla politica dei governi della santa alleanza imperialista – che va dagli Usa, alla Russia e all'intera Europa – che proclama la distruzione dello Stato islamico, da una parte, e la crescente militarizzazione delle città e limitazione delle garanzie democratiche dall'altra, come l'unica “soluzione” per sradicare il terrorismo. Tesi questa del tutto falsa e ingannatoria, perché al contrario la cacciata dei combattenti islamici dai loro territori favorisce la loro diffusione verso i Paesi limitrofi ed europei, e le immani distruzioni con migliaia di vittime civili delle città “riconquistate” all'IS moltiplicano la rabbia e il desiderio di vendetta che alimenta il terrorismo, come riconoscono perfino certi analisti occidentali.
Quanto alle “misure speciali antiterrorismo” adottate all'interno, mentre come si è visto si rivelano del tutto impotenti a prevenire attentati come quello di Barcellona, il loro effetto a lungo termine è quello di abituare gradualmente la popolazione alla fascistizzazione e alla militarizzazione della vita civile, e alla soppressione strisciante delle libertà costituzionali democratico borghesi e di ogni voce di dissenso dai governi imperialisti.
L'unica soluzione possibile per spezzare la spirale bombardamenti imperialisti-attentati terroristi è perciò quella di cessare la guerra contro i popoli islamici, ritirare tutte le truppe dei Paesi imperialisti dal Medio Oriente, dall'Africa e dell'Afghanistan, aprire trattative pacifiche e con tutte le parti in causa, compreso lo Stato islamico con la mediazione di organismi sovranazionali riconosciuti da tutti , per risolvere e mettere fine ai conflitti in corso in Siria, in Libia e nelle altre aree coinvolte. Anche l'Italia deve farlo, perché è tra gli obiettivi principali del terrorismo, essendo coinvolta in prima linea nella guerra allo Stato islamico, con i suoi contingenti militari in Afghanistan e in Iraq (i più numerosi dopo gli Usa) e le sue squadre navali da guerra nel mare antistante la Libia.
Lo dimostrano anche le minacce indirizzate da fonti islamiche all'Italia e al Vaticano subito dopo l'attentato di Barcellona. Come quella sul sito “Lone Mujahid”, ritenuto vicino allo Stato islamico, che pubblica un elenco delle capitali europee già colpite e dopo la domanda “chi sarà il prossimo?” mette una bandiera italiana, aggiungendo che “i nipoti del leone Omar al Muktar colpiranno presto”: chiaro invito a colpire come ritorsione all'ingerenza politica e militare dell'Italia nei confronti della Libia, dato il riferimento all'eroe della resistenza libica ai colonialisti italiani, giustiziato nel 1931 dai fascisti di Graziani. Secondo l'organizzazione statunitense di monitoraggio web sulle attività dell'IS, “Site”, L'Italia è indicata come prossimo obiettivo di un attacco anche sul canale di Telegram usato dallo Stato islamico, in cui si raccomandano anche particolari obiettivi da colpire con veicoli. È stato inoltre diffuso in rete un video con minacce esplicite a papa Bergoglio e al suo predecessore Ratzinger.

Ritirare l'Italia da tutti i teatri di guerra
L'idea di un ritiro dell'Italia dai teatri di guerra in cui è coinvolta comincia ad affacciarsi, sia pure ancora in maniera confusa e contraddittoria, anche da parte di ex militari, liberi quindi da obblighi di obbedienza e segretezza, come ha già fatto più volte su “Il Fatto Quotidiano” l'ex generale Fabio Mini, a cui si è aggiunto ora anche l'ex generale Franco Angioni, già comandante delle truppe terrestri Nato nel Sud Europa e del contingente italiano in Libano negli anni '90. Il quale, in un'intervista al “Huffington Post Italia”, si è detto infatti contrario alla decisione di Trump di aumentare la presenza militare in Afghanistan e soprattutto alla sua richiesta all'Italia di aumentare di alcune centinaia di effettivi il suo contingente già forte di 900 uomini, definendo i 16 anni di intervento militare in quel Paese “una successione ininterrotta di errori” a cui “è giunto il tempo di porre fine”: “È tempo di dire basta. Il problema afghano-iracheno va risolto d'intesa con tutti i Paesi interessati e stavolta sotto la guida delle Nazioni unite, e alla luce di una strategia di lungo termine che deve necessariamente dimostrarsi attenta ed efficace sul piano dei diritti umanitari”, ha detto l'ex generale.
Ma il governo Gentiloni non sembra voler tenere conto di questi consigli, né tanto meno dei pericoli e degli avvertimenti dell'IS, e continua a mettere a rischio la sorte del popolo italiano esponendolo alle ritorsioni terroristiche, da una parte intensificando la militarizzazione delle città e le espulsioni arbitrarie, e dall'altra tirando dritto con sua politica di escalation interventista ed espansionista nel Sud del Mediterraneo. Di cui fanno parte integrante l'invio di navi militari nelle acque libiche e gli accordi col governo Serraj e con il boia egiziano al-Sisi, nonché il recente accordo di Parigi con Macron e la Merkel, per bloccare nei lager sul suolo africano il flusso dei migranti pagando profumatamente i loro carcerieri e torturatori.
L'imperialismo italiano e quello europeo non hanno quindi nessuna intenzione di ritirarsi e trattare la cessazione dei conflitti, tant'è vero che blindano le proprie frontiere e le spostano in Africa pagando e sostenendo governi fantoccio, corrotti e sanguinari, pur di rendere il continente europeo una fortezza impenetrabile alle migrazioni che essi stessi provocano e alimentano con le loro politiche neocolonialiste e interventiste.
Il popolo italiano pacifista e antimperialista non può e non deve accettare questa politica di dominio imperialista che si riversa contro di esso. È necessario prendere chiaramente e apertamente le distanze dal governo guerrafondaio e anti-migranti, combatterlo e abbatterlo. Per fermare le bombe in Italia, bisogna urgentemente passare dalla parola d'ordine “non ho paura”, peraltro provocatoria, a quella “Basta guerra allo Stato islamico”. Prima che sia troppo tardi.
 
 
 
 
 
 
 

30 agosto 2017