Due attivi centri sociali di Bologna
Sgomberati a manganellate il “Labas” e il “Crash”
La Prefettura ordina, la Questura esegue, il Comune tace
Il 9 settembre corteo nazionale di protesta

Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna
Ancora sgomberi nella Bologna del PD Virginio Merola, e questa volta col vantaggio del “buio” nel senso che sono stati operati nel pieno nell’estate quando gli studenti universitari fuori sede, tra i principali sostenitori e fruitori di questi spazi, sono lontani e impossibilitati a difenderli.
È infatti nella mattina dell’8 agosto che, seguendo il solito copione, le “forze dell’ordine” si sono presentate in gran numero all’ex caserma Masini di via Orfeo 46, di proprietà della Cassa depositi e prestiti, dove da 5 anni ha sede il centro sociale “Labas”, bloccando le strade d’accesso per evitare che i residenti potessero vedere l’ennesimo scempio sociale in una città dove oramai gli spazi sociali autogestiti sono ridotti al “lumicino”. Infatti quelli che sono scesi in strada dissentivano fortemente: “Ma che fastidio davano?", "è un lutto, il quartiere perde una realtà sociale unica". Ma anche per evitare che altri potessero accorrere per dare man forte ai giovani che si erano presentati di fronte al “Labas”, sul quale pendeva da tempo un decreto di sequestro.
E come da copione le “forze dell’ordine” non hanno lesinato le manganellate per farsi largo dall’ingresso principale dove si era formato un presidio “difensivo” che ha resistito 3 ore prima di cedere alle violente cariche che hanno “restituito alla città”, anzi più precisamente ai palazzinari che ci faranno un albergo di lusso, un luogo riqualificato dopo tanti anni di abbandono con campagne di finanziamento popolari, e divenuto nel tempo un punto di riferimento per molti residenti del quartiere e non solo, e dove era stato realizzato innanzitutto un dormitorio sociale che ospitava 20 persone ora rimaste senza un tetto, oltre ai tanti laboratori tra cui "Labimbi", pensato per i più piccoli, la scuola di italiano per immigrati, gli orti, una pizzeria biologica, un mercato bio.
Contemporaneamente anche il centro sociale “Crash” in via della Cooperazione subiva la stessa sorte ma qui le “forze dell’ordine” non hanno trovato nessuno ad opporvisi.
Tra i tanti attestati di solidarietà giunte anche quella dell’Xm24 di via Fioravanti, altro centro sociale della città che deve fare i conti con il rischio di uno sgombero.
Nel suo comunicato il Laboratorio Crash ha denunciato come “negli anni lungo il succedersi di diverse giunte e amministrazioni comunali ha ricevuto in risposta alla rivendicazione di spazi autogestiti dagli enti locali solo rifiuto e repressione. A questo politica securitaria e autoritaria non abbiamo mai chinato il capo, e sgombero dopo sgombero, scontro su scontri, abbiamo sempre continuato ad occupare spazi abbandonati della città, sia pubblici che privati, mettendoli a servizio di un laboratorio di politica antagonista, di culture radicali e alternative, di aggregazione giovanile e non solo. E così faremo in assenza di risposte al forte bisogno che esprime il nostro territorio di spazi legati alla pratica dell’autogestione e dell’autorganizzazione. Se i poteri della città vorranno continuare a rapportarsi con le esperienze di occupazione e autogestione tramite l’uso del manganello e della celere ripetiamo, se ancora ce n’è bisogno, che di certo non ci facciamo intimidire o preoccupare, tanta è la certezza di essere nel giusto, forte è la consapevolezza di dare soddisfazione a bisogni importanti che spingono e premono nella nostra città. E così sarà occupazione dopo occupazione!”.
Il sindaco Merola si è nascosto dietro alla magistratura che avrebbe deciso in autonomia e “sulla quale, nel rispetto dei ruoli e della lealtà tra istituzioni, non ho titolo per interferire”, impegnando poi l’amministrazione comunale a trovare un luogo “adatto per dare continuità a queste esperienze” secondo le parole del segretario provinciale PD.
Per tentare di calmare le acque Merola ha invitato in Comune queste realtà politiche e sociali per discutere di “soluzioni alternative”, le quali hanno risposto che il 29 agosto, “giorno in cui ci ha invitato a Palazzo D’Accursio, l’opportunità è ‘sua’: può scegliere di essere la politica di sempre, dispotica e lontana dalle vite della città, oppure la politica del coraggio, della trasformazione, quella che sfida gli interessi di pochi per valorizzare un’esperienza di straordinaria innovazione. Quella politica, caro sindaco, che abbiamo costruito insieme a migliaia di persone in questi cinque anni: la politica del fare”.
Prevista per il 9 settembre una manifestazione nazionale di protesta a Bologna.

30 agosto 2017