“Se serve spezzate le braccia”
La polizia di Minniti sgombera a manganellate e idranti rifugiati eritrei
La sindaca Raggi lascia correre. La prefetta: Operazione perfettamente riuscita
Il nuovo Scelba deve dimettersi

All'alba del 24 agosto su ordine del nuovo Scelba Marco Minniti decine di agenti in assetto antisommossa diretti dal questore Guido Marino “d'intesa con la prefetta” Paola Basilione e armati di idranti, blindati e elicotteri hanno effettuato un vero e proprio rastrellamento contro alcune centinaia rifugiati inermi, in gran parte donne e bambini, provenienti dal Corno d'Africa e accampati in Piazza Indipendenza, davanti alla stazione Termini a Roma.
“Neanche gli animali vengono trattati così. Ci hanno inseguito con i manganelli e gli idranti fino alla stazione Termini, ci hanno picchiato. Io vengo dall’Eritrea, sono scappata dalla dittatura ma ti dico una cosa: io lì non ho mai subito una violenza come quella di oggi”. È la drammatica testimonianza di Woelte mentre mostra il braccio con i lividi delle manganellate.
Come gli altri eritrei e etiopi sgomberati sempre a suon di manganellate il 19 agosto scorso dal palazzo di via Curtatone a Roma, anche Woelte stava dormendo nei giardinetti di piazza Indipendenza quando, verso le sei, sono stati brutalmente aggrediti e selvaggemente picchiati da polizia e carabinieri che hanno fatto largo uso di blindati, lacrimogeni, manganelli e perfino un cannone ad acqua.
La caccia all'immigrato è proseguita fino al tardo pomeriggio con almeno 13 rifugiati feriti e quattro arrestati.
"Siamo stati svegliati con l'acqua degli idranti. Hanno preso alcune di noi per i capelli colpendole anche con i manganelli. È assurdo: siamo rifugiati politici, abbiamo i documenti in regola", ha raccontato una delle donne ferite. "Ci hanno preso per i capelli - racconta un'altra - quella donna con il braccio fasciato è stata colpita con un manganello e ora sta andando in ospedale. Anche io ho i segni sul fianco. Non è giusto. Abbiamo dormito per strada per 5 notti. Vogliamo solo una casa".
"Questo è uno Stato accogliente? No è un paese fascista, disumano", urla una terza donna con la voce spezzata dal pianto e il terrore subito. Per me Italia è una mamma – ha aggiunto Alemito, anche lei manganellata dalla polizia - mi ha salvato dal mare, mi ha accolto. Ma oggi ho visto un altro Paese".
Tutto è avvenuto “sotto gli occhi terrorizzati dei bambini che erano stati lasciati al primo piano dello stabile insieme alle loro famiglie dopo lo sgombero di sabato scorso" ha denunciato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che ha aggiunto : "Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell'ordine e portati in questura, alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore. Sconvolti. È una situazione molto triste: parliamo di 800 persone con status di rifugiato, sopravvissute a guerre, persecuzioni o torture che in alcuni casi hanno anche ottenuto la cittadinanza italiana, buttate in strada in condizioni disumane senza una reale alternativa sostenibile (non il meno peggio) da parte del Comune di Roma, che abbiamo invano atteso in piazza".
A fine serata Medici senza frontiere (Msf) fa sapere che sono almeno 13 i rifugiati feriti, mentre la procura si prepara ad aprire un’inchiesta in cui si ipotizzano i reati di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale in relazione a un presunto “lancio di bombole di gas, sassi e altri oggetti contro le forze dell’ordine” per cui i quattro rifugiati sono stati fermati.
Durante le cariche molti migranti, soprattutto donne, sono rimaste ferme con le braccia alzate nonostante fossero investite dal getto dell'acqua degli idranti e dalle manganellate.
In diversi video pubblicati in rete si vedono scene di inaudita ferocia da parte delle “forze dell'ordine”: l'idrante che solleva letteralmente da terra una signora per sbatterla sull’asfalto. La donna “E’ rimasta ferita, siamo riusciti a farla trasportare in ospedale” ha detto Stefano Spinelli, uno dei Msf che assistono i rifugiati; poi “Ho soccorso altre due persone che avevano traumi da manganello agli arti e una persona con il gomito sicuramente rotto”.
In un altro video invece si vede un funzionario di polizia che guida all'assalto i suoi agenti contro gli immigrati e urla: «Devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio».
Parole e immagini che richiamano alla memoria i rastrellamenti nazi-fascisti contro gli oppositori del regime e dei sionisti israeliani contro il popolo palestinese e che giustamente hanno sollevato l'indignazine popolare costringendo la stessa questura ad aprire un'inchiesta interna per "accertare eventuali irregolarità".
La stessa violenza di stampo mussoliniano per riportare “ordine, pulizia e sicurezza” vista a Milano il 3 maggio scorso alla stazione centrale dove la polizia di Minniti e Gentiloni ha inaugurato sul campo le sciagurate conseguenze dei due decreti di chiaro stampo fascista, xenofobo e razzista recanti disposizioni urgenti per “l’accelerazione delle procedure amministrative e giurisdizionali” di accoglimento e respingimento di immigrati e richiedenti asilo e per la “tutela della sicurezza delle città” approvati a tempo di record e a colpi di voti di fiducia dal parlamento nero nel giro di appena 50 giorni dalla loro promulgazione il 10 febbraio 2017 su proposta dei ministri Minniti e Orlando e che perciò devono immediatamente dimettersi.
Sprezzante e provocatoria la prefetta Basilone secondo cui: “Lo sgombero del palazzo di via Curtatone è perfettamente riuscito... Senza torcere un capello a nessuno (sic) ... Si è trattato di un’operazione di cleaning, di riportare l’ordine a piazza Indipendenza, di ristabilire le regole. Altrimenti, mi chiedo, quale sarebbe il mio compito?”.
Gravi sono anche le responsabilità della giunta pentastellata capitolina guidata da Virginia Raggi e della Regione Lazio del piddino Nicola Zingaretti totalmente incapaci di elaborare un piano abitativo e trovare una sistemazione civile per i profughi e per le famiglie romane che hanno bisogno di un alloggio.
“Hanno rifiutato le sistemazioni alternative", ripetono al Campidoglio e alla Pisana; la Raggi addirittura ha aggiunto che si tratta di un gruppo di immigrati che ha “occupato abusivamente e sottratto ad un gruppo di imprenditori” lo stabile; salvo poi ammettere che la sua amministrazione ha offerto solo 107 posti nelle case famiglia, tra l'altro riservate solo a donne, bambini, mlati e disabili con conseguente smembramento dei nuclei familiari, mentre i rifugiati sgomberati sono circa un migliaio in gran parte con lo status già riconosciuto e quindi sotto protezione; diversi sono diventati anche cittadini italiani dopo prolungata residenza. Sono nella maggior parte residenti nella Capitale.
Al loro fianco e in difesa delle “forze dell'ordine” si è immediatamente schierato il candidato premier dei Cinquestelle Luigi Di Maio sempre in prima fila nell'invocare il giustizialismo fascista e misure di stampo xenofobo e razzista contro gli immigrati, il quale a Omnibus su La7 dopo aver difeso la sindaca Virginia Raggi che, secondo lui, deve “pensare prima ai romani“ ha aggiunto che è “allucinante che faccia più notizia una frase infelice di un agente (che ordina di spezzare le braccia ai rifugiati ndr) che i lanci dei rifugiati contro la polizia”.
L’occupazione dello stabile da parte dei rifugiati andava avanti dall’ottobre del 2013. Il decreto di sequestro preventivo risale al 1° dicembre 2015. Da allora si sono succeduti tre solleciti alla prefettura, per l’esecuzione dello sgombero forzato dei locali inoltrati dalla proprietà dell'immobile, vecchia sede dell’Ispra e ex sede della Federconsorzi, che fa capo al fondo d’investimento Omega, ossatura della holding Idea Fimit sgr, un colosso finanziario nato per incamerare e mettere a reddito le grandi e spesso prestigiose proprietà immobiliari di banche (Omega ha “in pancia” gli immobili di Intesa-S.Paolo) o enti pubblici come Enasarco e Inps, diventato in brevissimo tempo (dal 2008 al 20111, in piena crisi) primo operatore italiano di fondi immobiliari e quarto a livello europeo.
Il boss è Massimo Caputi, ingegnere civile che dall’azienda del padre Onofrio, altro ingegnere civile amico dell’«asfaltatore d’Abruzzo» Remo Gaspari a Chieti, diventato top manager delll’alta finanza real estate. Caputi, con molte mani in pasta – siede nei cda di Acea, Mps, Antonveneta – è un ex amico e oggi, vice presidente di Assoimmobiliare, concorrente di Caltagirone. E proprio con la ristrutturazione della vicina stazione Termini ha avuto il suo trampolino di lancio.
Caputi di recente è uscito da Idea Fimit. Ma la cosa “curiosa” è che nel frattempo la «sua» holding, tramite il fondo Alpha, è in ballo per affittare due grossi edifici a Massimina, periferia nordovest della capitale, come hub per immigrati. Esattamente come faceva la banda di Mafia Capitale con Buzzi e Carminati che si vantava di quanto gli affari inerenti l'accoglienza degli immigrati fossero più redditizi dello spaccio di droga.

30 agosto 2017