Lanciata da Raggi per Roma
La “democrazia diretta” del M5S è un inganno. Serve solo a legare le masse alle istituzioni borghesi

Il 4 maggio, con una conferenza stampa in Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi, l'assessora alla Semplificazione amministrativa Flavia Marzano, il presidente della commissione Roma Capitale, Angelo Sturni e il deputato Riccardo Fraccaro, hanno presentato una proposta di delibera del M5S per cambiare lo Statuto di Roma Capitale allo scopo di introdurre la “democrazia diretta” nei rapporti dei cittadini con il Comune di Roma. E ciò attraverso una sperimentazione, basata su piattaforme informatiche e votazioni online, che dovrebbe portare nel giro di alcuni anni la città di Roma, secondo l'ambizioso quanto vago progetto sommariamente accennato dai presentatori, a “passare da Mafia Capitale alla capitale della democrazia diretta”.
Gli strumenti di questa “rivoluzione dolce, semplice e pacifica”, come è stata chiamata, sarebbero le petizioni online, con la possibilità di illustrarle in Assemblea capitolina (“secondo un modello ispirato alla Camera dei Comuni britannica”, hanno precisato i presentatori); i referendum comunali senza quorum, anche propositivi, con l'obbligo di accoglimento da parte dell'amministrazione; la sperimentazione del voto elettronico, con l'uso di tecnologie telematiche e informatiche; il bilancio partecipativo, già adottato in alcuni Comuni governati dal M5S come Mira e Ragusa, sul modello di quello sperimentato per la prima volta a Porto Alegre nel 1989, poi riconosciuto dall'Onu dal 1996 e oggi adottato anche dal Comune di Parigi.
“La democrazia diretta – ha sottolineato Fraccaro – non garantisce decisioni giuste come le garantisce quella rappresentativa, ma la cosa più importante è che garantisce la responsabilizzazione dei cittadini, che è l'unico modo che una società ha per crescere”. Un'affermazione la sua molto significativa, perché rivela i reali scopi dell'operazione, che sono quelli di coinvolgere passivamente le masse nel sostegno delle istituzioni borghesi e delle decisioni già prese dall'alto ma con l'illusione di essere esse stesse a elaborarle e approvarle.

Operazione appaltata alla Casaleggio associati?
Il vero obiettivo dell'operazione emerge anche dalle parole di Sturni, quando ha spiegato quale sarebbe lo strumento “tecnico” attraverso il quale si potrà esprimere questa “democrazia diretta” da parte dei cittadini: “Noi usiamo una piattaforma rivoluzionaria, la Rousseau, e vogliamo avviare questo modello anche dentro il sito di Roma Capitale, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi”, ha detto. “In cinque anni vogliamo passare da Mafia Capitale alla capitale della democrazia diretta. Vogliamo sperimentare anche il voto elettronico per i referendum sul modello statunitense”.
Cioè la stessa discussa piattaforma informatica di proprietà esclusiva dell'Associazione Rousseau di Davide Casaleggio e dei suoi soci Max Bugani, Pietro Dettori e David Borrelli (quello dell'operazione fallimentare dello sganciamento del M5S dal gruppo europeo del fascista Farage per entrare in quello degli ultraeuropeisti liberali), che sul blog di Grillo sta gestendo la votazione online degli iscritti sul programma governativo del movimento. Una piattaforma informatica che si definisce “il sistema operativo del M5S”, ma che è da sempre criticata per la sua opacità amministrativa, i suoi scopi nebulosi e indefiniti, la sua mancanza di garanzie e trasparenza sull'autenticità degli iscritti e delle loro espressioni di voto.
Tant'è che la Marzano è stata più cauta nelle sue dichiarazioni in merito a questo aspetto, precisando che “il sistema Rousseau non sarà integrato all'interno del portale di Roma Capitale”. Smentita però di fatto anche da Fraccaro - l'uomo che insieme al collega Alfonso Bonafede è stato messo da Grillo e Casaleggio “a guardia” della Raggi e della sua giunta – che ricordando il vicino anniversario della scomparsa di Gianroberto Casaleggio, ha detto che “il miglior modo di ricordarlo” è applicare il suo “sogno”: “Lui voleva che il M5S entrasse nelle istituzioni per applicare la democrazia diretta per poi scomparire”. La stessa Virginia Raggi ha voluto ribadire che la Casaleggio associati sarà comunque coinvolta in qualche modo nell'operazione, postando subito dopo la conferenza stampa sul blog di Grillo il seguente commento: “Non appena saranno approvate in Assemblea capitolina le proposte del Movimento 5 Stelle di modifica dello Statuto di Roma passeremo all'adozione dei regolamenti attuativi di questi nuovi strumenti. Grazie Gianroberto: il dado è tratto”.

Un progetto per il futuro governo M5S
Del resto è evidente che questo progetto non può essere certo stato partorito solo nelle stanze romane, né tanto meno per restare circoscritto alla capitale ed essere gestito esclusivamente dalla giunta capitolina. Esso promana invece direttamente da Grillo, i suoi “triumviri” Di Maio e Di Battista e da Casaleggio, come un progetto da sperimentare a Roma per poi estenderlo a livello governativo nazionale se il M5S andrà al governo con le prossime elezioni politiche. E il modello su cui basarlo non può che essere quello già fidato e ben controllato delle consultazioni online sulla piattaforma Rousseau.
Quest'ultima si vanta sul sito di garantire una “democrazia digitale diretta” attraverso la partecipazione online dei suoi iscritti (attualmente circa 135 mila) alla formazione delle leggi nazionali proposte dai parlamentari del M5S, delle leggi regionali, comunali ed europee, alla scelta delle liste elettorali ecc., ma a differenza di altre piattaforme open source relativamente accessibili a tutti, come ad esempio quelle del Partito Pirata presente in Germania, Svezia e in altri paesi europei, Podemos in Spagna e il Partito de la Red in Argentina, la Rousseau è un sistema assolutamente chiuso e gestito in forma privata dall'Associazione Rousseau della Casaleggio associati, che ha sede presso questa società stessa e di cui si sa molto poco: “La piattaforma attraverso la quale ci si registra al Movimento e si effettuano le votazioni indette dal blog non è open source: non si conosce il codice che la fa funzionare, chi abbia accesso ai dati, quali siano i livelli di accesso e di sicurezza. É una piattaforma proprietaria, sviluppata dai tecnici della Casaleggio associati e da loro, solo da loro, amministrata”, scrivono per esempio i due fuoriusciti del M5S, Nicola Biondo e Marco Canestrari nel loro libro “Supernova-Come è stato ucciso il M5S”.
Secondo un'inchiesta de “L'Espresso” firmata da Mauro Munafò e Luca Piana, tutte le donazioni fatte al M5S attraverso il portale arrivano a quella sede, ma “non un indirizzo, non una partita Iva, non un nome del responsabile legale dell'organizzazione a cui vanno questi soldi”. Quanto alle consultazioni online, “dato che il voto su Rousseau è segreto – come spiega Marco Deseriis, studioso dell'Università di Boston – non c'è modo di verificare la sua affidabilità, sia dal punto di vista dell'architettura informatica che da quello della possibile manipolazione del database”. Queste forme di “democrazia diretta” via Internet, come osserva anche Evgeny Morozov, un sociologo bielorusso autore del libro “The Net delusion” (tradotto in Italia come “L'ingenuità della Rete”), “funzionano più o meno come scatole nere che nessuno può aprire e scrutare. La gente ha l'illusione di partecipare al processo politico senza avere mai la piena certezza che le proprie azioni contano”.

La vera democrazia diretta
D'altra parte si sa bene ormai quanto poco contino realmente i voti delle consultazioni online del M5S, come si è visto con le votazioni sul nuovo regolamento che assegna a Grillo poteri da vero monarca e padre padrone del movimento, dichiarate valide nonostante non avessero nemmeno raggiunto il quorum dei votanti. Per non parlare della recente defenestrazione della candidata vincente Marika Cassimatis alle comunarie di Genova, che Grillo ha fatto rifare per far vincere a tutti i costi il suo candidato Luca Pirondini, per giunta senza dare spiegazioni agli sconcertati votanti chiudendo d'imperio la grottesca vicenda solo con un secco “fidatevi di me”.
La “democrazia diretta” del M5S è perciò un colossale inganno, e mira solo a riportare le masse disgustate e oppresse dal regime neofascista imperante, e che sempre più si distaccano dai partiti borghesi e si orientano verso l'astensionismo elettorale, all'interno delle marce e screditate istituzioni parlamentari e locali borghesi. La vera democrazia diretta non può essere che quella propugnata dal PMLI, radicalmente antagonista al capitalismo e alle sue istituzioni rappresentative, praticata dalle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari, questi ultimi eletti con voto palese e revocabile in ogni momento dalle Assemblee popolari su base di quartiere, comunale, provinciale, regionale e nazionale.
Comitati popolari in cui siano rappresentati gli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste e antifasciste, in misura paritaria tra donne e uomini, capaci di guidare le masse nella lotta quotidiana per strappare al potere centrale e locale misure economiche, politiche e sociali che migliorino le loro condizioni di vita e di lavoro e per conquistare ed esercitare l'autogestione dei servizi sociali, sanitari, assistenziali, scolastici e di ogni altro genere che le riguardino.
 

6 settembre 2017