IX Vertice in Cina
Brics ispirati dalla Cina rafforzano il partenariato per contendere lo spazio a Usa soprattutto in Africa
Xi Jinping: “Cogliamo le opportunità storiche della nuova rivoluzione industriale. Facciamo una parte più attiva nella governance mondiale”

 
Il nono vertice tra i leader dei cinque paesi che costituiscono il gruppo dei BRICS, la sigla costituita dalle iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che si è svolto dal 3 al 5 settembre nella città portuale di Xiamen, una delle prime zone economiche speciali che hanno segnato la svolta capitalista una quarantina di anni fa in Cina, si sono conclusi con l'impegno di rafforzare la collaborazione in tutti i campi per far pesare ancora di più la voce di questo gruppo di potenze imperialiste negli affari mondiali. E sotto la spinta del padrone di casa, il presidente cinese Xi Jinping, hanno dimostrato di puntare a contendere lo spazio al concorrente imperialismo americano soprattutto in Africa, come è emerso dai lavori della giornata del 5 settembre all'incontro chiamato “Dialogo tra i paesi dei mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo” cui hanno partecipato i leader di Egitto, Guinea, Tagikistan, Thailandia e Messico.
“Approfondire il partenariato BRICS per creare un futuro ancor più luminoso” era il tema del vertice che ha messo allo stesso tavolo, il presidente cinese Xi Jinping, i suoi omologhi del Brasile Michel Temer, della Russia Vładimir Putin, del Sud Africa Jacob Zuma e il primo ministro indiano Narendra Modi. I cinque paesi assieme contano per il 40% della popolazione mondiale e dal 2009, l'anno in cui si tenne il primo vertice a quattro in Russia senza il Sudafrica che entrò nel 2010, hanno rappresentato il 45% della crescita mondiale e hanno raggiunto il 23% del Prodotto interno lordo mondiale; sono cresciuti collettivamente pure negli anni della pesante crisi economica che ha lasciato al momento più che zoppicanti Brasile e Sudafrica, meglio delle concorrenti Usa e Ue. L'imperialismo americano ha risposto con la presidenza di Donald Trump che punta sul protezionismo per rilanciare l'economia Usa; i BRICS puntano a mantenere lo status quo che li avvantaggia.
“Sottolineiamo l'importanza di un'economia mondiale aperta ed inclusiva, che consenta a tutti i paesi e tutti i popoli di condividere i benefici della globalizzazione (ovvero alle borghesie dei loro paesi, ndr)”, si legge nella Dichiarazione di Xiamen adottata dai cinque leader che hanno garantito di continuare “ad opporci fermamente al protezionismo” e hanno ribadito “il nostro impegno per la sospensione e riduzione delle misure protezionistiche e chiediamo agli altri paesi di unirsi a noi in questo impegno”. La più che corposa Dichiarazione di Xiamen esprime la posizione dei BRICS si tutto ciò che riguarda lo scibile umano, dalla situazione politica internazionale e le crisi regionali alla auspicata ripresa economica globale, definisce soprattutto una roadmap, un percorso che sulla base dei precedenti dieci anni di attività porti allo sviluppo della cooperazione del gruppo. Che in sostanza persegue l'obiettivo per cui è nato, contare di più sulla scena internazionale, rafforzando intanto la rappresentanza all’interno degli organismi internazionali.
La potenza trainante è senza dubbio il socialimperialismo cinese e nei fatti è stato l'intervento di apertura dei lavori di Xi Jinping il 3 settembre a illustrare la linea. Xi è partito proprio dal sottolineare come i mercati dei paesi emergenti e in via di sviluppo siano stati il motore principale della crescita globale negli ultimi anni, rivendicando un ruolo maggiore per i BRICS nella definizione delle regole che governano le relazioni internazionali, l’economia e il commercio mondiale. “In primo luogo – ha sostenuto Xi - dobbiamo cercare risultati pratici nella nostra cooperazione economica. La cooperazione orientata ai risultati è il fondamento della cooperazione BRICS e sono stati compiuti notevoli progressi in questo campo. Tuttavia, dobbiamo ancora sfruttare appieno il potenziale della cooperazione BRICS. Le statistiche mostrano che i 201 miliardi di dollari di investimenti in uscita emessi nel 2016, solo il 5,7% è avvenuto tra i nostri cinque paesi. Ciò significa che la cooperazione BRICS ha ancora ampio spazio” e dobbiamo quindi avviare il secondo “decennio d'oro” della cooperazione.
Rafforziamo il gruppo, ha ribadito Xi: “insieme dobbiamo cogliere le opportunità storiche della nuova rivoluzione industriale, esplorare nuove aree e modelli di cooperazione pratica e migliorare i nostri legami per garantire un progresso sostenuto e costante del meccanismo di cooperazione BRICS”. Ma non si tratta solo di questioni economiche, avverte Xi, “dobbiamo lavorare insieme per affrontare le sfide globali. I paesi BRICS dovrebbero spingere per un ordine internazionale più giusto ed equo”. Perché “i nostri legami sempre più stretti con il resto del mondo richiedono che facciamo una parte più attiva nella governance globale”. Abbiamo un peso, imperialista (ndr), che dobbiamo far sentire sulla scena internazionale, ripete Xi, “ senza la nostra partecipazione, molte sfide globali urgenti non possono essere risolte efficacemente. Dovremmo parlare con una sola voce e presentare congiuntamente le nostre soluzioni alle questioni riguardanti la pace e lo sviluppo internazionali”. Certo fra i cinque paesi ci sono contraddizioni, non ultima quella della disputa di frontiera tra Cina e India chiusa provvisoriamente da Xi e Modi solo alcuni giorni prima dei via ai lavori, ma ai vertici vengono messe in secondo piano.
Difendendo la globalizzazione e il libero mercato capitalistico Xi ha ribadito che occorre abbattere le barriere che impediscono la concorrenza e “frenano” gli scambi internazionali, attaccando senza nominarla l'amministrazione Trump che si è ritirata dai negoziati dei trattati di libero scambio e ha rimesso in discussione il Nafta, quello firmato con Canada e Messico. “Alcuni paesi hanno cominciato a guardare solo a loro stessi e il loro desiderio di partecipare alla cooperazione e allo sviluppo globale è diminuito” ha affermato Xi, che si autonomina primo alfiere del libero mercato capitalista.
Fra le altre annunciava il lancio del “Centro Regionale Africano della Nuova Banca per lo Sviluppo (New Development Bank, NDB)”, la nuova banca di sviluppo istituita da Russia, Cina, India e Brasile nel 2014 come alternativa alla Banca mondiale di Washington controllata dagli Usa. Per i cinque paesi che hanno partecipato ai lavori come osservatori e da protagonisti al “Dialogo tra i paesi dei mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo”, Egitto, Guinea, Tagikistan, Thailandia e Messico, Xi annunciava un piano “BRICS Plus” che prelude a un futuro allargamento del gruppo. Xi si è coccolato in particolare il dittatore egiziano al Sisi la cui presenza al vertice rappresenta un ulteriore tassello della politica di espansione in Africa della Cina, e della Russia di Putin. Pechino pensa a investimenti e infrastrutture nel settore energetico e commerciale ritenendo il canale di Suez fondamentale nella strategia della Via della Seta marittima; Mosca pensa a esercitazioni militari congiunte con le forze di al-Sisi, denominate “Ponte dell’amicizia” e a formalizzare proprio a Xiamen un accordo per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto da 4.800 megawatt di potenza, finanziata all'80% dalla società russa Rosatom con almeno 25 miliardi di dollari.

13 settembre 2017