Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Facciamo fallire il referendum leghista sull'autonomia della Lombardia e del Veneto
Diserta le urne

Il 22 ottobre 2017 si terrà in Lombardia e in Veneto un referendum consultivo sull'autonomia delle due Regioni, indetto dai rispettivi presidenti Roberto Maroni e Luca Zaia. Entrambi i referendum sono promossi dalla Lega fascista, razzista e secessionista e appoggiati da tutto il “centro-destra”, dalla maggioranza del PD del nuovo duce Renzi e dal Movimento 5 stelle interclassista, trasversale, razzista e strumento del capitalismo e della borghesia. Quest'ultimo addirittura rivendica la primogenitura dei due referendum e ne ha proposto uno analogo in Liguria.
Si tratta di referendum marcatamente politici che tendono a dare allo Stato una forma federalista ancor più estesa rispetto al titolo V della Costituzione.
Lo scopo dichiarato è quello di ottenere dallo Stato “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Quello non dichiarato è la secessione e l'indipendenza delle due Regioni per consentire loro di agganciarsi alla locomotiva capitalista franco-tedesca, lasciando alla deriva le Regioni del Sud. Ai due caporioni leghisti interessa unicamente fare gli interessi dei capitalisti lombardi e veneti le cui associazioni non a caso si sono espresse per il Sì.
Maroni l'ha detto chiaramente a “Libero” del 21 agosto scorso: “Il referendum è il grimaldello per avere un paese federalista”. Che questo sarà l'obiettivo vero dei due referendum è dimostrato anche dalla legge regionale del 29 agosto che rende obbligatoria l'imposizione della bandiera veneta in tutti gli edifici statali. Ancor più lo dimostrano le leggi della Regione veneta del 19 giugno 2014 n. 15 e n. 16 che indicevano un referendum, poi bocciato dalla Corte costituzionale con sentenza n. 118 del 29 aprile del 2015, i cui quesiti richiedevano di far diventare il Veneto “una repubblica indipendente e sovrana, o a Statuto speciale, e di mantenere almeno l'80% dei tributi riscossi nel territorio”.
Siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio e l'appetito vien mangiando, non è assolutamente il caso di dare ai leghisti il mandato, tramite la vittoria dei referendum, di negoziare col governo ulteriori poteri autonomisti e federalisti che pagherebbero a caro prezzo le masse popolari e i migranti.
Maroni e Zaia vogliono la piena podestà legislativa su sanità, pubblica istruzione, tutela e sicurezza del lavoro, trasporti pubblici, tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. Se la otterranno, le giunte della Lombardia e del Veneto avranno mano libera per far tabula rasa del diritto allo studio a totale vantaggio delle scuole private e cattoliche; del diritto alla sicurezza sul lavoro a totale vantaggio del profitto capitalistico; del diritto alla mobilità a vantaggio delle privatizzazioni dei servizi ai trasporti urbani, ferroviari, aerei, fluviali, lacustri e marittimi (in Veneto); del diritto alla salute con ulteriore imbarbarimento neoliberista con privatizzazioni selvagge a partire dall'assistenza dei malati cronici; del diritto ambientale con la totale deregolamentazione in merito ad inceneritori e discariche e con servizi ambientali e paesaggistici in merito a destinazione d'uso dei terreni a vantaggio della speculazione edilizia per la gioia del capitalismo finanziario e mafioso.
False sono le dichiarazioni di Maroni secondo cui l'ulteriore autonomia richiesta allo Stato sarebbe finalizzata a trattenere in Regione una maggiore quota di entrate fiscali. Ed anche se, con la devoluzione di alcune competenze di cui oggi si occupa lo Stato, la Regione dovesse ricevere maggiori risorse necessarie “a erogare quei servizi”, tali risorse verrebbero piuttosto elargite, tramite il principio di sussidiarietà, a centri privati convenzionati.
In Lombardia non c'è quorum, quindi il referendum è valido qualunque sia il numero dei votanti, in Veneto invece il referendum è valido se si raggiunge la metà più uno degli elettori.
Per i motivi già detti, in entrambi i referendum le elettrici e gli elettori informati, coscienti, democratici, antifascisti, antirazzisti e antisecessionisti hanno tutti gli interessi ad astenersi. Votare NO, inconsapevolmente, favorirebbe la vittoria dei leghisti.
Maroni ha detto: “La sfida è portare i cittadini al voto... L'asticella del successo è fissata al 51%”. Facciamogliela perdere disertando le urne, le schede bianche e nulle, nei referendum, vengono conteggiate nel quorum.
Zaia, a sua volta, ha detto: “Non basta che vinca il SI', se vincesse con un'affluenza del 51-52% cestinerò il referendum. Non vado a trattare a Roma per sentirmi dire che a uno su due non importa niente e che è rimasto a casa”. Accontentiamolo. Disertiamo le urne e operiamo per farle disertare.
L'Ufficio politico del PMLI

25 settembre 2017