Il socialimperialismo cinese si propone di dominare i mari
Entro il 2020 sarà operativo il primo supercomputer exascale al mondo

 
A inizio 2017 l'agenzia di stampa cinese Xinhua annunciava la costruzione entro l'anno del primo prototipo di supercomputer del tipo chiamato “exascale”, una macchina in grado di eseguire un exaflops di calcoli al secondo, ovvero oltre un miliardo di miliardi di operazioni al secondo, ancora più potente di quelle già operative di classe petaflops che viaggiano “solo” a diversi milioni di miliardi di operazioni al secondo. Il progetto avanza spedito, assicurava alla fine dello scorso agosto il South China Morning Post , che riportava le dichiarazioni di An Hong, docente di informatica presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Hefei e consulente informatico del governo centrale; An Hong confermava che la nuova generazione di supercomputer sarà operativa entro il 2020, in anticipo sui progetti concorrenti di Usa, Ue e Giappone. La corsa tecnologica fra le principali potenze imperialiste per lo sviluppo della nuova generazione di computer vede la Cina in vantaggio, un vantaggio ricercato con un preciso obiettivo, quello di “aiutare l’espansione marittima della Cina”, specificava An Hong, a supporto del proposito del socialimperialismo cinese di dominare i mari.
Nelle classifiche stilate da siti specialisti di settore, alcuni danno Cina e Stati Uniti alla pari con 171 supercomputer in funzione ciascuno, altri danno la Cina in lieve vantaggio.
La Cina già possiede il supercomputrer Sunway Taihulight, attualmente il prototipo più veloce al mondo e fabbricato con componenti cinesi al posto di quelli Usa, la cui esportazione era stata blocata dalla Casa bianca nel 2015. Il cervellone è installato presso il National supercomputing center di Wuxi, nella provincia dello Jiangsu ed è tre volte più veloce del Tianhe-2, anche esso cinese. Il record di velocità era stato stabilito nel 2010 dal modello cinese Tianhe-1A che nel 2011 aveva dovuto cedere il primato al giapponese K. Il Sunway Taihulight ha riportato il primato alla Cina che con la nuova generazione degli exascale prova a distanziare le concorrenti imperialiste; il Dipartimento dell'Energia statunitense punta ad avere un sistema exascale per il 2023, il Giappone rincorre con affanno al pari della Ue che a fine 2015 ha lanciato il progetto triennale Exanest (European Exascale System Interconnect and Storage), finanziato dalla Commissione europea con 8,5 milioni di euro al fine di costruire un prototipo.
Il prototipo europeo sarà utilizzato per “testare programmi di calcoli di fisica teorica computazionale o simulazioni di sistemi complessi, tra i quali un modello ridotto e semplificato del funzionamento del cervello umano”, sostenevano i responsabili di europei di Exanest al momento del lancio del progetto ma è indubbio che i supercomputer, più che per le future possibili applicazioni civili, hanno una immediata utilità nell'elaborazione in tempo reale di una massa di informazioni, quelle fornite dai satelliti spia e meteo per esempio, utili in campo miliare,.
Il direttore operativo del Marine Science Data Centre di Qingdao, nella provincia cinese dello Shandong, Feng Liqiang, affermava che il computer exascale avrà la capacità di elaborare contemporaneamente tutte le informazioni fornite dai sensori piazzati sui satelliti, dal bollettino dei mari alle tracce chimiche, alla variazione della densità dell’acqua che possono fornire velocemente informazioni per una navigazione sicura. Informazioni certamente molto utili per i responsabili militari della base navale di Gibuti, la prima base navale cinese all’estero recentemente inaugurata, che dalla posizione strategica del Corno d’Africa controllano le vie commerciali marittime tra l’Oceano Indiano e il Mediterraneo.

27 settembre 2017