Pur perdendo quasi 9 punti
Merkel batte Schulz
Minimo storico di Spd. Il partito nazista Afd ha incassato i voti persi da Cdu/Csu. La Linke socialdemocratica al 9%. A Berlino manifestazioni contro i nazisti
Il 23,8% dell'elettorato ha disertato le urne

 
Le elezioni politiche del 24 settembre in Germania si sono chiuse come da previsione con la vittoria della cancelliera Angela Merkel, che limita i danni nella corsa a chi perde di meno con gli ex alleati di governo socialdemocratici guidati da Martin Schulz e resterà per altri quattro anni a capo del governo per il suo quarto mandato consecutivo. Da sola non ha i numeri e dovrà costruire una nuova coalizione. Con chi è tutto ancora da vedere.
Ai seggi dei 299 collegi si sono presentati poco più di tre quarti dei 61,6 milioni di elettori, il 23,8% ha disertato le urne. Una percentuale di circa 5 punti inferiore di quella delle precedenti politiche del 2013, con una parte dell'astensionismo di destra recuperata dal partito nazista Afd. In ogni caso l'incidenza reale dei partiti rispetto al corpo elettorale va letta riducendo di un quarto i risultati del voto.
La coalizione democristiana della Cdu/Csu della Merkel si è confermata primo partito con 15,3 milioni di consensi, il 32,9% dei voti validi e 246 seggi, perdendo quasi 9 punti rispetto al 2013; stessa sorte per i socialdemocratici della Spd che hanno ottenuto 9,5 milioni di consensi ma hanno perso 5 punti e si sono fermati al 20,5% dei voti validi e 153 seggi. Per i due principali partiti storici della Germania, alleati negli ultimi quattro anni nel governo di “Grande coalizione”, è il minimo storico dal 1949, l'inizio della Repubblica.
I socialdemocratici della Spd avevano giocato la carta del “volto nuovo”, l'ex europarlamentare Martin Schulz, non compromesso come i suoi colleghi nel governo di coalizione. Ma dopo aver retto per quattro anni il sacco alla Merkel i socialdemocratici hanno pagato dazio e i leader non hanno potuto far altro che decretare “oggi finisce per noi la grande coalizione. Andremo all'opposizione". In attesa del prossimo giro di poltrone.
Al terzo posto si è piazzato il partito nazista Afd con 5,87 milioni di voti e col 12,6% che gli permettono di entrare per la prima volta in parlamento con 94 rappresentanti. Sopra la soglia del 5% anche i liberali dell'Fdp, fuori dalla Camera nell'ultima legislatura, che ottengono quasi 5 milioni di voti e arrivano al 10,7% e 80 seggi. Chiudono l'elenco dei partiti rappresentati al Bundestag i socialdemocratici della Linke (sinistra) con 4,3 milioni di voti pari al 9,2% e 69 seggi e i Gruenen (verdi) con 4,15 milioni di voti pari all'8,9% e 67 seggi; entrambi appena sopra i valori del 2013.
Alle elezioni del 2013 i nazisti dell'Afd erano rimasti fuori per un soffio, con il 4,7% ma già alle Europee del 2014 erano saliti fino al 7% e nel 2016, in piena emergenza profughi, avevano raggiunto risultati dal 15 al 25% nelle elezioni locali; i leader dell'Afd con una campagna giocata tutta su toni razzisti e di recupero dell'eredità nazista invece di finire in galera sono arrivati in parlamento.
I nazisti hanno incassato i voti persi dalla Cdu/Csu persino nelle sue roccaforti nel Sud della Germania, in Baden-Württemberg e in Baviera, dove la Merkel ha perso tra i 10 e i 12 punti percentuali e l'Afd è cresciuto di circa l'8%. “Abbiamo un nuovo compito, far tornare gli elettori che hanno votato per l'Afd. Faremo una accurata analisi: vogliamo che quegli elettori tornino a noi”, ha commentato la Merkel annunciando uno spostamento a destra nelle politiche del nuovo governo con un nuovo giro di vite contro l'immigrazione.
E se la Merkel ha rimandato il confronto coi nazisti al Bundestag, al futuro governo, diverse migliaia di manifestanti sono scesi in piazza contro i nazisti a urne appena chiuse in diverse città della Germania. A Berlino i manifestanti si sono radunati in Alexanderplatz, davanti alla sede dell'Afd, gridando “Nazi raus, nazi raus”; altre proteste ci sono state a Lipsia, Düsseldorf, Colonia, Monaco e Amburgo.

27 settembre 2017