Lo denuncia FLC-CGIL
In 7 anni scippati 12 mila euro a lavoratore della scuola
È il costo medio del blocco dei contratti

Gli insegnanti e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario di tutte le scuole d'Italia stanno pagando a caro prezzo le controriforme scolastiche varate nel corso dell'ultimo decennio sia dai governi di “centro-destra” che di “centro-sinistra” con alla testa la cosiddetta Buona scuola imposta a colpi di fiducia dal nuovo duce Renzi e dall'ex ministra Stefania Giannini e portata alle estreme conseguenze dai loro successori Gentiloni e Fedeli.
A certificarlo sono i dati presentati il 9 settembre dalla FLC CGIL a Torino nel corso di un'Assemblea che ha riunito Rsu e delegati della Federazione lavoratori della conoscenza CGIL del Piemonte.
Secondo la FLC nel corso degli ultimi sette anni ogni lavoratore della scuola ha perso in media 12mila euro di stipendio a causa del mancato rinnovo del contratto scaduto nel 2009 e del conseguente mancato pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale.
Uno scippo che colloca i docenti e il personale Ata italiani tra i meno pagati d'Europa pur lavorando molte più ore rispetto a tutti i colleghi europei.
Basti pensare che tra il 2010 e il 2017 la differenza retributiva ovvero la perdita subita da un maestro elementare o delle scuole materne varia dai 10 mila ai 16 mila euro, a seconda degli anni di servizio prestati. Si va dai 12 mila ai 18 mila euro, invece, per i docenti delle scuole medie, tra i 12 mila e i 19 mila per quelli delle scuole superiori. In media, gli insegnanti degli Itp, gli istituti tecnico professionali, hanno perso 13.240 euro.
Il calcolo include anche i collaboratori scolastici, il personale Ata e i dirigenti: i primi hanno perso tra gli 8mila e gli 11mila euro (i coordinatori tecnico amministrativi 12.854 euro), gli assistenti amministrativi e tecnici tra i 9 mila e i 13 mila e infine i dirigenti tra i 13 mila e i 20 mila.
Cifre considerevoli a cui va sommato anche il mancato adeguamento delle retribuzioni all'inflazione degli ultimi sette anni (calcolato sulla base dell'Ipca, l'indice dei prezzi a consumo armonizzato con una comparazione comunitaria) che ammonta, mediamente, intorno ai 2.200 euro.
A peggiorare la situazione c'è anche la drastica e fraudolenta riduzione del Fondo per l'Istituzione Scolastica, ovvero quello strumento di retribuzione accessoria vincolato all'ampliamento dell'offerta formativa, che invece stato furbescamente distratto e utilizzato dal governo per compensare il blocco degli scatti di anzianità partire dal 2008 e poi ancora nel 2011-2012.
Un gioco delle tre carte con cui il governo Renzi-Gentiloni ha inferto un colpo mortale alla scuola pubblica decurtata di ingenti finanziamenti e dirottati nelle casse delle scuola private.
Non solo. Lo studio della FLC CGIL smentisce anche il luogo comune che dipinge gli insegnanti italiani come una sorta di “privilegiati” con stipendi da nababbo e tre mesi di vacanza all'anno. Dai dati sindacali emerge invece che i docenti italiani sono ai primi posti in Europa per il numero di ore settimanali di insegnamento: 22 rispetto a una media di 19,6 per la scuola primaria (superano Spagna e Francia, rispettivamente con 25 e 24 ore), 18 ore per le scuole medie (la media Ue di 18,1) e 18 per le scuole superiori (per una media europea di 16,3). Senza considerare il tempo speso per le riunioni, collegio docenti, consigli di classe, scrutini, corsi di aggiornamento, correzioni compiti e preparazione delle lezioni che sempre più spesso assorbono più tempo delle ore di lezione.
Eppure secondo il rapporto Eurydice del 2013 che ha messo a confronto le retribuzioni dei docenti europei emerge che un docente italiano della scuola primaria guadagna tra i 23 mila e i 33 mila euro lordi all'anno. In Spagna, si va da 28 mila ai 40 mila. In Germania dai 40 mila ai 53 mila. Molto simile la proporzione per gli altri livelli di istruzione.
Perdite salariali e livelli retributivi hanno anche effetti sul calcolo della pensione e della liquidazione: entrambe sono calcolate sul montante retributivo. Se si perdono, ad esempio, 8 mila euro di stipendio medio, sulla pensione se ne perderanno complessivamente tra i 68 mila e i 70 mila.

27 settembre 2017