Convegno organizzato da NO TAP a Melendugno
Gli ambientalisti condannano le “grandi opere”

Dal 15 fino al 17 settembre il comitato NO TAP in lotta contro il gasdotto che dall’Azerbaijan dovrebbe approdare sulla spiaggia di San Foca, in Salento, ha organizzato un convegno a Melendugno (Lecce), comune simbolo della battaglia, dal titolo “Grandi opere”. Le delegazioni di una quindicina di comitati provenienti da tutta Italia hanno discusso soprattutto di politica energetica e delle sue conseguenze socio-ambientali, a testimoniare che le loro battaglie locali sono tutti tasselli di una unica grande questione nazionale. Sullo sfondo dell’iniziativa, le inchieste de L’Espresso che ha definito TAP, il cosiddetto “Corridoio Sud del gas”, un “mafiodotto”, e dell’organizzazione Re:Common che ne ha sottolineato l’inutilità, i rischi e la mancanza di trasparenza che caratterizzano il progetto sul quale sia il comune di Melendugno che la Regione Puglia hanno più volte ribadito la propria contrarietà. Ad ottobre, fra l’altro, dovrebbe giungere la sentenza sul ricorso presentato alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato. La maggior parte delle associazioni che hanno partecipato all’iniziativa provengono dalle regioni interessate dalla “Rete Adriatica”, il progetto di gasdotto presentato nel 2004 da Snam che dovrebbe trasportare gas da Massafra (Taranto) a Minerbio (Bologna), interessando così ben dieci regioni italiane, per un totale di 687 chilometri, creando la spina dorsale dello smistamento del gas in Italia alla quale si allaccerebbe anche il TAP. Nonostante il percorso problematico, attraverso parchi nazionali e aree protette, ma anche diverse aree sismiche che ne metterebbero a repentaglio la sicurezza, il progetto oltre ad aver beneficiato di procedure agevolate poiché di “interesse comunitario”, ha ottenuto lo scorporo delle procedure di valutazione di impatto ambientale in cinque tronconi indipendenti che nascondono nei fatti le enormi conseguenze e i rischi ambientali di tutto il tracciato. Secondo Gianluca Maggiore, portavoce del Comitato NO TAP, l’obiettivo della tre giorni è stato quello di “Redigere un documento comune a tutti i movimenti di resistenza al gasdotto, dalla Puglia all’Emilia, per dire che non stiamo affrontando solo problemi circoscritti e locali come quello dell’espianto degli ulivi, ma piuttosto una grande opera nazionale che deve essere valutata nel suo insieme”. I due gasdotti, nonostante tanti intoppi burocratici ed altrettante criticità nascondono enormi interessi; basti pensare all’infrastruttura stessa, di dimensione europea, che porta in sé un enorme valore finanziario e speculativo per tutte le aziende coinvolte nella costruzione, a prescindere dalla necessità reale o al futuro utilizzo che, secondo le stime degli esperti, vede l’Europa e l’Italia in continua diminuzione in termini di fabbisogno di gas naturale. Oppure, data per buona l’improbabile ipotesi che il gas azero serva, è bene ricordare che secondo Simon Pierani dell’OIES, la riserva azera ha buone probabilità di esaurirsi già nel 2021. Quaranta miliardi di euro quindi, che i costruttori tentano di farsi finanziare da fondi pubblici, dal momento in cui già in ottobre, la Banca Europea ed altre potranno deliberare finanziamenti per alcuni miliardi ad aziende coinvolte nel progetto anche se inquisite e sotto indagine a partire dalla stessa Eni ed a Saipem. Le associazioni Re:Common e 350.org hanno lanciato una petizione on-line per chiedere alle banche europee di non erogare i fondi, anche se è chiaro a tutti che il blocco delle grandi opere del gas, inutili, costose e ad alto impatto ambientale, potrà avvenire sono se si svilupperà capillarmente una sempre crescente opposizione popolare quanto più unitaria possibile. Moltiplicare le manifestazioni di piazza e sfiduciare i partiti di regime tutti, nei fatti, promotori e complici degli interessi privati a discapito dell’ambiente, assieme all’UE che ne tira le fila a livello internazionale, è la sola strada per mettere il bastone fra le ruote alle lobby ed ai loro burattini nostrani, difendendo la natura e l’ambiente, preziosa risorsa del nostro Paese.
 

4 ottobre 2017