Scandalo delle tangenti sul maxi appalto per il Mose
L'ex ministro fascista Matteoli condannato a quattro anni per corruzione
Confiscati 9,5 miliardi di euro. I Comitati NoMose: “Dimostrata l'esistenza di una cupola”
Mattioli deve dimettersi dalla Commissione lavori pubblici

Lo scorso 14 settembre il tribunale penale di Venezia - al termine di un dibattimento lungo 16 mesi con 32 udienze (dopo le 11 preliminari) che hanno complessivamente visto l’escussione di un centinaio di testimoni - ha pronunciato la sentenza relativa all’inchiesta sulle tangenti del maxi appalto per il Mose, decisione che ha visto quattro degli otto imputati condannati e altri quattro prosciolti dalle accuse.
All’ex ministro fascista Altero Matteoli, riconosciuto colpevole di corruzione, è stata inflitta una pena di 4 anni più la confisca di 9,5 milioni di euro e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni: il Tribunale ha infatti riconosciuto la sua responsabilità risalente all’epoca dei governi Berlusconi in quanto, da ministro delle Infrastrutture e Trasporti di quei governi dal 2008 al 2011, ricevette denaro e altre utilità, in cambio di favori e agevolazioni per il progetto Mose, da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dell'opera, a sua volta accusato di aver condizionato l'assegnazione dei lavori con la creazione di fondi neri da destinare al finanziamento illecito.
Nel processo che ha visto la condanna di Matteoli è stato proprio Mazzacurati il principale accusatore del politico del PDL, testimoniando di avere consegnato in diverse occasioni più di 400.000 euro, proveniente dalla casse del Consorzio, per le campagne elettorali di Altero Matteoli e, inoltre, di aver inserito nell'appalto per i lavori di bonifica della laguna di Venezia l'azienda di Erasmo Cinque, compagno di partito dell'ex ministro, su richiesta pressante di Matteoli. È inammissibile che un corrotto condannato a 4 anni di reclusione continui a presiedere la Commissione lavori pubblici del Senato. Deve immediatamente dimettersi.
Infatti anche Erasmo Cinque, il quale dagli accertamenti del dibattimento è emerso chiaramente che intascò una parte degli utili degli interventi pur non avendo lavorato mai, è stato condannato a 4 anni di reclusione per corruzione.
L’altro importante esponente politico imputato nel processo, l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni del PD, invece, nonostante fosse accusato di finanziamento illecito al partito di appartenenza e abbia tentato, senza riuscirci, la via del patteggiamento, ha potuto farla franca beneficiando della prescrizione del reato, nonostante sia stata accertata in almeno tre occasioni la ricezione in nero da parte sua di denaro contante destinato al PD (denaro non iscritto a bilancio) per un totale di 110.000 euro da parte dell'ex segretario di Mazzacurati, mentre è stato assolto nel merito per l’accusa di avere ricevuto 450.000 euro che il Consorzio Venezia Nuova gli fornì per finanziare la sua campagna elettorale per le comunali di Venezia del 2010.
Durante il processo altri 31 imputati coinvolti a vario titolo nell’inchiesta del Mose avevano patteggiato la pena con la procura della Repubblica, e su tutti spiccano i nomi di Giancarlo Galan del PDL, ex presidente della Regione Veneto e ministro dei beni culturali, dell’ex assessore regionale del PDL Renato Chisso, dell’ex generale della guardia di finanza Emilio Spaziante e dell’ex funzionario del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, che hanno comunque complessivamente dovuto versare all’erario importi di molte decine di milioni di euro.
Gli altri due condannati, entrambi a capo di aziende che lavoravano per il Consorzio Venezia Nuova, sono l’imprenditore Nicola Falconi, titolare della Sitmar di Venezia, che ha ricevuto due anni e tre mesi per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, e l’avvocato romano, nonché ex presidente di Adria Infrastrutture, Corrado Crialese, che ha avuto un anno e dieci mesi per il reato di millantato credito, in quanto si mise a disposizione, peraltro invano, del Consorzio Venezia Nuova per corrompere i giudici del Consiglio di Stato con 340.000 euro.
Sono stati invece assolti Maria Giovanna Piva, ex presidente del disciolto magistrato alle Acque - che, per chiarezza, non aveva funzioni giudiziarie, ma si trattava di una struttura che, creata all’epoca della Serenissima, era da ultimo un organo decentrato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - per le imputazioni relative al collaudo del Mose, l’architetto Danilo Turato che aveva seguito la ristrutturazione della villa di Galan, e infine l’esponente del PDL Amalia Sartori che fu presidente del Consiglio regionale veneto ed europarlamentare.
Con la sentenza di primo grado è quindi emerso chiaramente un gigantesco sistema corruttivo che si muoveva intorno al Mose, la più grande opera pubblica che sia mai stata costruita in Italia, i cui lavori sono stati affidati in concessione al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati il quale, dopo avere riempito pagine di verbali, è prudentemente riparato negli Stati Uniti. Il processo, dopo i 31 patteggiamenti, era partito a gennaio 2016 con non poche difficoltà, dovute soprattutto al fatto che Mazzacurati, resosi uccel di bosco in America e per il quale invano è stata richiesta l’estradizione, non ha ripetuto le accuse in aula dinanzi al Tribunale, e quindi i giudici hanno considerato comunque utilizzabili i verbali con le dichiarazioni precedentemente rese in fase di indagini, e il dibattimento è andato avanti fino alla sentenza di primo grado.
In una dichiarazione pubblica il Comitato NoMose ha affermato che “questa è stata la gestione politica, da parte del governo Renzi e poi Gentiloni, del più grande scandalo del secolo. L’inchiesta della Procura ha dimostrato l’esistenza di una vera e propria cupola, costituita da Mazzacurati e dai manager delle ‘grandi’ imprese del Consorzio e delle ‘piccole’ delle cooperative di tutti i colori, che si divideva lavori e dazioni da pagare a tecnici e politici più o meno eccellenti”.
 

4 ottobre 2017