28 settembre mobilitazione internazionale Non una di meno
Le donne riempiono le piazze per l’aborto libero e sicuro e contro la violenza sulle donne
Dal Nord al Sud cortei e presidi contro l’obiezione di coscienza, per la piena applicazione della 194, contro la violenza maschile sulle donne
Apprezzata la presenza del PMLI a Milano e Catania

Nella giornata di mobilitazione internazionale per l’aborto libero e sicuro lanciata dal movimento Nonunadimeno argentino, il 28 settembre in oltre 30 città d’Italia grazie al movimento Nonunadimeno Italia, le donne sono tornate a riempire le piazze.
Tantissime ragazze, studentesse delle medie superiori, universitarie, militanti dei Centri sociali, donne mature, lavoratrici e pensionate, ma anche tanti ragazzi e uomini.
Almeno tre le generazioni unite per rivendicare anche nel nostro Paese il diritto all’aborto. Sì perché quantunque la 194 sia in vigore, la sua applicazione è sempre ostacolata dalla condotta oscurantista antiabortista del Vaticano e dei partiti legati a esso (come la DC), che non hanno mai smesso di attaccare quella legge sancita da un referendum popolare nel 1978. Condotta che non si limita a scagliare anatemi sulla legge e a colpevolizzare le donne che abortiscono ma che, in passato si è spinta a far processare i medici non obiettori, e oggi condiziona le scelte dei medici nei reparti di ginecologia e ostetricia, e persino la scelta dei tagli alla Sanità delle varie Regioni. Tanto che in alcune parti del nostro Paese, specie nel Sud, è impossibile abortire in primis per la mancanza di strutture ospedaliere e in seconda battuta per la quasi totalità di personale obiettore.
In molti cartelli trapelava il quesito di come può definirsi tutelato il diritto di aborto in Italia quando la media dei ginecologi obiettori sul territorio nazionale è del 70%? O quando addirittura la Regione Lombardia del fascio-leghista Maroni in una delibera, fra l’altro in netto contrasto con la legge 194, autorizza l’obiezione di struttura negli ospedali e nei consultori lombardi?
Giustamente il 28 settembre le donne nei cartelli e negli striscioni hanno condannato all’unanimità l’obiezione di coscienza e chiesto alle istituzioni che venga cancellata dalle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. A gran voce hanno rivendicato più ospedali per l’applicazione della 194, più consultori e più informazione sessuale a cominciare nelle scuole.
In molti casi come a Roma la presenza in piazza era stata prevista sotto forma di presidi, ma la massiccia partecipazione li ha fatti inevitabilmente sfociare in manifestazioni per le vie centrali delle varie città.
A Milano sono a migliaia a concentrarsi sotto il Pirellone. La partecipazione del PMLI e il suo cartello sono stati molto apprezzati, tanto da apparire nella foto a corredo della cronaca della manifestazione de “La Repubblica”. Le compagne e i compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI hanno sfilato in maniera militante dietro lo striscione di Nonunadimeno per tutto il tempo del corteo (vedi articolo locale). A Bologna in piazza Re Enzo erano a centinaia le donne, a Parma invece si sono date appuntamento alla stazione per poter raggiungere insieme la vicina Piacenza e unirsi al corteo. Genova il concentramento in via Cairoli è sfociato in una nutrita manifestazione che ha attraversato la città vecchia. A Roma in piazza Esquilino oltre 3.000 le manifestanti.
E se in certe città non hanno avuto la forza di organizzare una manifestazione sono comunque scese a volantinare come per esempio a Firenze in piazza Santissima Annunziata davanti all’ex consultorio, il primo creato nel capoluogo toscano negli anni ’70 grazie al movimento delle donne, e oggi soppresso dai tagli alla Sanità della Regione Toscana di Rossi (vedi servizio locale). A Pistoia è stato allestito un consultorio in piazza. A Pisa presidio in piazza XX Settembre. Bergamo un gremito presidio sotto la sede della Regione Lombardia.
A Siena le studentesse hanno tappezzato di cartelli e striscioni a favore dell’informazione sessuale nelle scuole e dell’aborto libero le entrate dell’università. Tanti i presidi davanti agli ospedali come a Lecce al Vito Fazzi, Brindisi al A. Perrino e Taranto alla Santissima Annunziata.
Cortei e presidi che hanno espresso in pieno la combattività delle masse femminili, dal Nord al Sud, donne arrabbiate, stanche di subire sulla propria pelle, la violenza, i pregiudizi e i ricatti sulla scelta di abortire.
Ma il 28 settembre la “marea” delle donne ha ribadito: Basta ai femminicidi e alla violenza sessuale e di genere contro le donne, i gay e le persone transessuali. In tutti i cortei era presente lo slogan “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano” coniato dopo gli stupri di Firenze. “Respingiamo i consigli paternalisti di chi ci vorrebbe rassegnate al nostro destino di angeli del focolare, fragili ancelle di una società misogina e patriarcale - si legge all’indomani in una nota di Nonunadimeno - Abbiamo riempito le piazze non solo con un’utopia, ma con tutta la nostra concretissima realtà: quella dei centri anti-violenza, degli sportelli autogestiti, delle consultorie transfemministe queer, delle studentesse e delle insegnanti, delle precarie, delle migranti, di tutt* coloro che quotidianamente lottano contro ogni forma di violenza e subordinazione, di sessismo e di razzismo”.
Anche la CGIL tramite la segretaria generale Susanna Camusso ha indetto nella giornata del 30 settembre a soli due giorni di distanza da quella di Nonunadimeno la mobilitazione nazionale contro la violenza sulle donne sotto lo slogan “Riprendiamoci la libertà”, manifestazioni si sono svolte in 100 città. A Milano e Catania era presente il PMLI con le bandiere dei Maestri e del PMLI e cartelli (si vedano i servizi nella pagina successiva). A Roma è intervenuta la Camusso in piazza Venezia.
Sarebbe stato più efficace convogliare in un’unica giornata la mobilitazione delle donne. E la giornata del 30 settembre è parso più un tentativo della segretaria CGIL di rincorrere il treno già partito della protesta femminile contro l’escalation di femminicidi e violenze sessuali di settembre. Dall’altra parte le manifestazioni che si sono svolte sia il 28 e anche il 30 anche se per quest’ultima non sappiamo come sia stata effettivamente la partecipazione poiché le notizie sono veramente poche, ci confermano che le donne possono essere una punta di diamante del risveglio della lotta di classe nel nostro Paese.
Per questo le compagne del PMLI accolgono l’invito di Nonunadimeno a partecipare all’Assemblea nazionale del 14 e 15 ottobre a Pisa. E nell’occasione cercheremo di portare il nostro contributo per dare forza alle nuove mobilitazioni femminili, in previsione anche di quella mondiale contro la violenza maschile sulle donne del 25 novembre prossimo, e nel confronto sulla posizione che per ottenere la piena emancipazione femminile, bisogna liberarsi del capitalismo e conquistare il socialismo.

4 ottobre 2017