Come in ogni partito borghese
Guerra tra “bande” in vista del congresso bolognese del PD
Polemica nei rapporti con le cooperative e accuse di tesseramento gonfiato

Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna
Nella corsa per la guida del PD bolognese i due candidati Francesco Critelli, segretario provinciale uscente, e il consigliere comunale Piergiorgio Licciardello il colpo più grosso l’hanno “sparato” insieme a poche settimane dall’inizio delle votazioni nei circoli, un colpo diretto al mondo delle cooperative e soprattutto all’altro candidato Luca Rizzo Nervo, ex assessore della giunta comunale di Bologna guidata da Virginio Merola.
Non a caso era presente proprio Merola quando a fine settembre Critelli e Licciardello hanno sganciato la “bomba” Coop sul PD bolognese a una iniziativa all’Opificio Golinelli.
Una “bomba” che ha avuto l’inevitabile, e voluta, stessa conseguenza di chi infila una mano in un alveare, con la sollevazione di mezzo partito e l’accusa della senatrice Francesca Puglisi che è sbottata: “Questa guerra fratricida tra potentati personali non è all’altezza della nostra comunità”.
Ma che cosa ha provocato tanto clamore? Critelli non ha fatto altro che appoggiare la proposta del sindaco di San Lazzaro (Bologna) Isabella Conti, di impedire, a chi ha avuto incarichi politici, di ricoprire ruoli dirigenti nelle Coop per almeno due anni, proposta bocciata come “idiozia pura” da Merola. Un attacco indiretto a Simone Gamberini, direttore generale della Lega delle cooperative a Bologna ed ex sindaco di Casalecchio (Bologna) che infatti si è rivoltato come morso da un serpente: “Cari amici e compagni con profonda tristezza mi duole comunicarvi che oggi, dopo lunga malattia, a Bologna è morta la politica. Non spedite fiori, telegrammi o like su Fb, se avete uno straccio di idea e un poco di passione tiratela fuori e uscite da questa morta gora. Invito tutti ad un minuto di silenzio in memoria della buona politica. Prendo atto con profonda tristezza che quindi rispetto ad un avvocato, ad un imprenditore di Unindustria o di Cna o a un sindacalista, o a un assicuratore delle Generali, chi fa il cooperatore, secondo il Segretario del PD Francesco Critelli, dovrebbe avere diritti politici e civili ridotti. Vergognatevi”.
Ma Critelli ha ribadito che "per realizzare una piena autonomia e indipendenza tra la politica e i mondi economici non basta una generica dichiarazione, ma bisogna che i viaggiatori di due treni rimangano sempre tali e non si scambino di carrozza, perché se nei giorni pari sono a bordo di un treno e in quelli dispari sono a bordo di un altro, faccio fatica ad essere credibile quando dico che rappresento solo uno dei due convogli".
Un principio che sarebbe “naturale”, seppur certo non metterebbe al riparo da “collusioni” tra PD e mondo cooperativo, collusione che fa parte del loro Dna avendo entrambi mani e piedi legati al regime capitalista, ma comunque avanzato strumentalmente durante la competizione interna del PD per conquistarne l’egemonia a livello provinciale.
Tanto è vero che è intervenuto pure il presidente del colosso della grande distribuzione Alleanza Coop 3.0, Adriano Turrini: “La posizione politica su cui si incentra il dibattito pare essere l'autonomia della politica dall'economia. Si scopre l'acqua calda: l'autonomia, di pensiero e di azione, dovrebbe essere una precondizione. Si afferma, nei fatti, che non è così. Opinione che non condivido. Certo, mi si faccia rilevare un'anomalia: se tra chi lo sostiene c'è il segretario dem in carica, con le leve per poter cessare 'le connivenze', mi pare esista un problema, ma non è mio".
Lo scontro è poi proseguito sul tema della partecipazione alla Direzione del PD con Critelli che ha sottolineato come “Licciardello e io abbiamo subito detto ok, forse mi è sfuggita la risposta di Luca Rizzo Nervo. Però può darsi, perché con tutte le cose che abbiamo da fare può passare inosservata una risposta” e Nervo che ha replicato: “Fa un po’ sorridere che chi, solo qualche settimana fa consentiva di rendere pubblici dati sensibili di iscritti ed amministratori oggi si premuri di chiedere il mio consenso per la pubblicazione delle presenze alle Direzioni del partito”.
E in questa “corsa all’oro” (il potere nel PD cittadino, che determina il comand in città) non poteva mancare l’accusa di tesseramento gonfiato avanzata, alla vigilia delle votazioni nei circoli che si sono aperte il 12 ottobre, dal sindaco di Bologna Merola: “Attenzione, ho visto molti congressi e qui vedo tanti nuovi iscritti delle mie origini. Spero i giochi siano leali”. Merola, che ha origini meridionali, essendo nato a Santa Maria Capua Vetere, così come il segretario Critelli, ossia il destinatario dell’attacco, che è di Catanzaro, si è beccato l’accusa di razzismo dal deputato Ernesto Carbone, ma intanto ha puntato il dito sul caso delle iscrizioni dell’ultimo momento, spesso a costi inferiori, di ultracentenari, migranti, ecc. Lo stesso Critelli ha sollevato perplessità, citando il caso di “otto stranieri che sono andati a bussare a un nostro circolo chiedendo di iscriversi e non sapevano neanche cosa fosse il PD”. Sta di fatto che sono diversi i circoli sotto esame della commissione di garanzia. Ci sono segretari di sezione che riferiscono il boom degli iscritti delle ultime ore, come è accaduto al circolo Galvani, o a quello delle Belle Arti.
Rizzo Nervo, che ha presentato un ricorso, respinto prima dalla Commissione di garanzia provinciale e poi dalla Commissione regionale, ha “sfidato” Critelli e Licciardello a sottoscrivere un codice etico, al quale hanno risposto il responsabile dell’organizzazione di Bologna, Albero Aitini secondo il quale “è tutto regolare” e si tratterebbe solo di “tentativi di strumentalizzazione da parte di chi teme l’esito del congresso” e Licciardello: “È ora di darsi una calmata e abbassare i toni, se ci sono questioni da verificare lo faranno gli organismi appositi, cominciano i congressi: dobbiamo parlare di politica”.
Insomma un vespaio degno dei partiti borghesi della prima Repubblica ai quali il PD non ha nulla da invidiare, una guerra tra “bande” combattuta senza risparmiarsi colpi e che dovrebbe far riflettere ulteriormente gli iscritti sul fatto che il PD è un partito borghese, nazionalista, antipopolare e interventista, un partito che in nessun modo può essere utilizzato per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, esso è anzi l'attuale strumento principale del capitale italiano per scardinare gli oramai pochi residui dell'insieme di diritti conquistati in decenni di lotte di piazza e per spingere la borghesia nazionale nella competizione mondiale.
Solo il PMLI lotta da 40 anni per difendere gli interessi delle masse popolari e lavoratrici, per abbattere il capitalismo e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista, dove i partiti borghesi, con tutto il loro carico di individualismo e carrierismo, saranno spazzati via!

18 ottobre 2017