Per il “diritto a una vita dignitosa”
200 braccianti migranti occupano la cattedrale di Foggia

La mattina dello scorso 10 ottobre oltre 200 braccianti agricoli, tutti migranti provenienti dalla zona di San Severo, hanno compiuto un gesto senza precedenti, occupando fino alle prime ore del pomeriggio la cattedrale di Foggia in segno di protesta contro la decisione della Regione Puglia di tagliare la fornitura di acqua potabile in quella zona, e in generale per rivendicare, secondo le parole di Aboubakar Soumahoro dell’USB, il “diritto a una vita dignitosa ”.
La Regione infatti aveva sottoscritto, lo scorso 31 luglio, con i sindacati un accordo che prevedeva espressamente “il ripristino immediato della distribuzione dell’acqua potabile nelle campagne di San Severo al di fuori dell’area posta sotto sequestro ”, ossia al di fuori dell’area del “Gran Ghetto”, la più grande baraccopoli della zona, che era stata posta sotto sequestro lo scorso marzo dalla procura della Repubblica di Foggia nell’ambito di una importante indagine contro il caporalato. L’accordo, peraltro, prevedeva anche specifiche garanzie volte alla salvaguardia dei diritti sindacali dei braccianti impegnati nella raccolta del pomodoro nei campi del Tavoliere, nonché a favorire il loro inserimento abitativo e ad attuare una politica di trasporti in grado di contrastare il fenomeno del caporalato.
Eppure, incomprensibilmente e in palese violazione degli accordi presi, la Regione presieduta dal PD Michele Emiliano ha dapprima ripristinato e poi, dal 13 settembre, nuovamente tolto la fornitura di acqua potabile nelle campagne di San Severo, sostenendo di non voler favorire la formazione di insediamenti abusivi e di combattere così il caporalato, ma privando oltre duemila lavoratori del bene essenziale costituito dall’acqua.
Aboubakar Soumahoro dell’ USB, che ha guidato la protesta nel duomo, ha chiaramente denunciato la pretestuosità della presa di posizione della Regione: “non viviamo - ha detto il sindacalista - negli spazi dell’ex Ghetto. Negli spazi posti sotto sequestro non abbiamo mai messo piede. Siamo qui per essere ascoltati e perché i nostri diritti di lavoratori vengano riconosciuti ”, denunciando condizioni di vita impossibili e chiedendo l'intervento del papa.
Il vescovo di Foggia, Vincenzo Pelvi, ha quindi ricevuto una delegazione dei manifestanti e si è messo in contatto con il presidente Emiliano, tanto che l’erogazione dell’acqua veniva ripristinata nell’arco di alcune ore con l’invio di numerose autobotti.
 

18 ottobre 2017