Discorso a una riunione di propagandisti di Mosca e Leningrado - 1° Ottobre 1938
Stalin sulla “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'Urss” - Breve Corso

Qui di seguito riportiamo il discorso di Stalin pronunciato il 1° Ottobre 1938 a una riunione di propagandisti di Mosca e di Leningrado per discutere il testo della “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS” - Breve Corso. La riunione, durata quattro giorni, era presieduta da Andrei Zdanov, responsabile ideologico del Comitato centrale del Partito.
Il testo del discorso è stato tratto dal volume “Secret Documents” (Documenti segreti, ndr) edito nel 1996 da una rivista canadese
Non si tratta di un testo ufficiale, quindi non possiamo essere sicuri che ogni parola e ogni concetto di Stalin siano stati riportati correttamente. Tuttavia riteniamo che sia utile conoscerlo per approfondire la conoscenza di Stalin: il suo modo di pensare, di discutere e di rapportarsi col Partito e con le masse, il suo stile di lavoro critico e autocritico, la sua valutazione dell'opera teorica di Marx, Engels e Lenin e dell'apporto di quest'ultimo al marxismo, la sua critica al dogmatismo, la sua concezione della natura delle guerre e degli intellettuali e su altre questioni ancora adesso attuali.
Un esempio di dialettica, di analisi della realtà, dei fatti e dei problemi. Una forte ispirazione per migliorare la nostra militanza e il nostro lavoro per dare al PMLI un Corpo da Gigante Rosso e per avanzare nella via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
 
Stalin: Compagni, credevo che i compagni qui presenti avrebbero aiutato il Comitato Centrale (CC) e ci avrebbero rivolto delle critiche serie. Devo dire, purtroppo, che le critiche qui sentite non erano serie, non abbastanza approfondite, e in alcuni punti insoddisfacenti. Critiche molto più serie avrebbero aiutato molto di più il Comitato Centrale, perché il CC non sempre riesce a vedere tutto. Voi lavorate nelle vostre località e vedete molto di più da un certo lato, noi al vertice vediamo le cose da un altro lato, e se riuscissimo a mettere insieme i due punti di vista, immaginate i risultati che potremmo raggiungere? Sfortunatamente questa unità non l'abbiamo raggiunta. Abbiamo solo glissato sul problema.
Troppo poco è stato detto su Mosca, alcuni compagni si sono lamentati. È vero, è stato detto troppo poco. Avremmo potuto dire di più. I lavoratori dicono: «Perché avete parlato così poco di Mosca?» In questa riunione non ci sono compagni di Ural, Baku o Kharkov: se vi fossero, si lamenterebbero che non è stato detto abbastanza dell'attività nelle loro città. Se dobbiamo continuare come un compagno ha affermato qui, allora dobbiamo dire di più di Ural, Mosca, Leningrado, Kharkov, Rostov e di altre città. Quale risultato otterremmo? Questa non sarebbe una storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS, ma una guida a quello che è accaduto in tutte le località del nostro paese. Questo sarebbe proprio quello che il CC non vuole, perché di questi documenti storici su tutte le regioni in cui vi è stata attività rivoluzionaria ve ne sono a sufficienza. Più che a sufficienza. Noi abbiamo bisogno di una storia complessiva dell'attività del partito, prendendo le esperienze da ogni parte del paese, e avere così una storia che dimostrerà la crescita del partito.
È spiacevole che questi compagni abbiano criticato questo Breve Corso solo da un ristretto punto di vista: si sbagliano, in certo qual modo non si sono resi conto di che cosa si intende per un Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS. La cosa più semplice che dovremmo fare, secondo questi compagni, sarebbe quella di aggiungere qualcosa di più su Mosca, qualcos'altro sugli Urali, Kharkov, Baku; ma questo vorrebbe dire vagare un po' dappertutto, non sarebbe una storia del PC (b) dell'URSS.
Altri affermano: «Come mai non si è detto molto della questione agraria? Al Secondo e al Terzo Congresso qualcosa era stato detto su questo problema, ma in questo Breve Corso non viene detto niente». Il CC vede questo problema in questo modo: se dobbiamo menzionare la questione agraria, allora dobbiamo affrontare la storia completa di questo problema. Al Secondo Congresso alcuni bolscevichi chiesero la restituzione di appezzamenti privati ai contadini. Questo è da partito bolscevico? No, non lo è. La nostra politica era giusta quando chiedevamo che tutta la proprietà fosse nazionalizzata in cooperative, fattorie collettive e aziende di Stato, lasciando un lotto privato intorno alle case. Questa decisione fu presa al Quarto Congresso. Questo è stato affermato nel Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS. Cos'altro dobbiamo affermare?
Alcuni hanno affermato che non è stato detto abbastanza sulla questione nazionale. La risoluzione completa su questo problema adottata nella Conferenza di Aprile è stata inclusa integralmente. Cos'altro volete da noi? Non dobbiamo permettere che questo Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS diventi tanto lungo da contenere il testo completo di articoli di Lenin e di altri teorici: questo non è necessario.
La terza critica è che il manuale di storia non dice abbastanza sulla situazione internazionale com'era allora e come essa influenzò il contenuto del primo paragrafo del nostro statuto. Dico bene che alcuni compagni hanno sollevato questo problema?
Voci: Sì, è esatto.
Stalin: Finora non sono riuscito a vedere quale effetto sulla situazione internazionale abbia avuto la nostra discussione sulla formulazione del primo paragrafo dello statuto del nostro partito. Non riesco a capirlo. Queste sono chiacchiere, compagni. Il primo paragrafo dello statuto del nostro partito non ebbe alcuna influenza sul movimento rivoluzionario operaio internazionale. Cosa voleva dire quel compagno? Dov'è? Che ripeta ancora la sua domanda.
La realtà è che i bolscevichi lottarono per la formulazione del primo paragrafo del nostro statuto, mentre i migliori elementi delle socialdemocrazie occidentali, la sinistra, erano contro i bolscevichi: Rosa Luxemburg, Parvus, erano contro. Nessun rivoluzionario occidentale appoggiò i bolscevichi su questo problema. Se questa si può chiamare influenza del primo paragrafo dello statuto sul movimento rivoluzionario internazionale, allora non so proprio come si possa chiamare una mancata influenza (Risate) .
Per quanto riguarda il problema del primo paragrafo del nostro statuto nel testo di questo Breve Corso di storia, credo che esso sia stato formulato correttamente e chiaramente.
Alcuni hanno affermato che non è stato detto abbastanza sull'influenza della Rivoluzione del 1905 sul movimento internazionale. Sì, ma ancor meno è stato detto sull'influenza della Rivoluzione del 1917 sul movimento rivoluzionario internazionale. Ma se vogliamo includere le tre rivoluzioni che abbiamo fatto e la loro influenza a livello internazionale, allora dovremmo ampliare questo Breve Corso di tre o quattro volte.
Qui abbiamo discusso di quello che dovrebbe esservi in questo Breve Corso di storia del PC (b) come manuale: sono menzionati, per 3-4 pagine, alcuni scritti sulla rivoluzione del 1905, ma essi non contengono alcunché sulla sua effettiva influenza sui movimenti internazionali, e non sono indicati gli effetti e l'influenza della rivoluzione del 1917, che è stata una rivoluzione più importante di quella del 1905.
È interessante porsi la domanda sugli autori di questa Breve Storia del PC (b) dell'URSS quale manuale, sul perché essi danno tanto risalto alla rivoluzione del 1905 e alla sua influenza sulla scena internazionale, mentre sorvolano sulla enorme influenza della Rivoluzione del 1917. Ho ragione o no? Hanno ragione o no? No, non hanno ragione. È sproporzionato: sproporzionato sotto tutti gli aspetti. Se dobbiamo parlare degli effetti di tutti i nostri passi rivoluzionari, essi hanno avuto tutti, quale più quale meno, un'influenza internazionale, e se noi seguissimo questa linea di pensiero, allora dovremmo scrivere un manuale solo sull'influenza delle nostre tre rivoluzioni sulla situazione internazionale. E questo diventerebbe un tema separato, un libro a parte. In questo manuale noi non possiamo allontanarci dal tema principale di come il processo rivoluzionario ha conquistato il popolo, di come il nostro partito si è sviluppato ed è cresciuto; non possiamo cambiare i cavalli a metà del guado e cominciare a scrivere dell'influenza sui movimenti rivoluzionari internazionali della classe operaia.
C'è discussione sul fatto che quasi niente viene detto sull'attività del Comintern e dei suoi congressi. lo conosco molti libri di testo sulla storia del PC (b) dell'URSS in cui questo argomento è ampiamente trattato. Quel modo di pensare è sbagliato. O scriviamo il Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS, o una storia dei nostri congressi. O l'uno o l'altro. Non possiamo mettere insieme le due cose: sarebbe una sciocchezza, significherebbe tagliar la legna a pezzettini. Il CC non può dare il suo appoggio a quei compagni che vanno in giro per tutti i boschi.
Il Comitato Centrale ha il compito di pubblicare un manuale sulla storia del PC (b) dell'URSS. Le critiche che sono state fatte qui sono prive di sostanza, non sono state critiche serie; hanno soltanto sfiorato la superficie del problema.
Il problema resta: qual è stata l'idea del Comitato Centrale nel promettere la pubblicazione del Breve Corso come manuale di storia del PC (b) dell'URSS? Il CC sa che abbiamo una letteratura fatta di centinaia di storie brevi o non tanto brevi per i nostri quadri di partito e per le nostre scuole di partito: da tutti i punti di vista. Sappiamo anche che tutte queste pubblicazioni stanno facendo più male che bene perché confondono il popolo. Alcuni membri del partito non sanno quale testo è corretto. Nessuno dei precedenti libri di testo, storie, memorie, ecc., ha mai avuto finora la sanzione del Comitato Centrale, nessuno ha avuto il permesso di pubblicare o di scrivere per conto del Comitato Centrale. Il popolo e i quadri del nostro partito non sapevano a chi credere o da chi imparare: da Jaroslavsky, Pospelov, Knorin, Bubnov o Popov, o da qualcun altro? Tutti questi testi, nessuno dei quali è stato sanzionato dal CC, hanno confuso i nostri quadri, tanto che essi non sanno quali autori leggere e studiare o quale autore è corretto o rappresenta il pensiero del Comitato Centrale. I quadri hanno affrontato la situazione in questo modo: se gli venivano dati i testi di Jaroslavsky o di Pospelov, voleva dire che il CC era d'accordo con questi autori. Non c'era ALCUN accordo con il CC. Questi compagni hanno avuto l'incarico di scrivere la storia, l'hanno scritta, ma noi del CC non abbiamo avuto tempo di studiarla, di analizzarne il contenuto: questa è stata una debolezza da parte nostra, compagni. Lo si potrebbe spiegare con il fatto che il CC era ed è sovraccarico di seri problemi, interni ed esterni. Questa era la situazione. Per quanto spiacevole, era così.
Come usciamo da questa situazione? Il Comitato Centrale ha deciso di assumere la direzione di questo Breve Corso di storia per far sapere ai nostri quadri che il CC del partito è d'accordo con il testo, lo ha approvato e lo raccomanda ai membri del partito, ai quadri e alle scuole di partito.
Il nostro primo compito è di esaminare tutti i libri di cui disponiamo, eliminare le inesattezze, individuare gli aspetti importanti e veritieri della storia, uscire da tutto questo caos, dare agli attivisti del partito una guida unica sulla nostra storia che non confonda i quadri: questo è quello che il Comitato Centrale ufficialmente raccomanda, come progettare, promuovere e trasmettere il pensiero del partito - questo è il nostro primo compito.
I compagni che hanno scritto i manuali precedenti, studiato i materiali, volevano fare del loro meglio per il partito. Certamente lo hanno fatto, ma il risultato non è stato adeguato. Ci troviamo, invece, in un pantano di informazioni, di disinformazioni e di interpretazioni diverse.
Il problema non è quello di scrivere su tutto, di spiegare tutti gli avvenimenti: il problema è che questo Breve Corso dovrebbe mostrare la nascita e l'attività del partito, i primi passi e i primi risultati ottenuti, intorno ai quali si sono sviluppati tutti gli altri eventi, e soprattutto che cosa ha caratterizzato questi momenti della nostra storia.
Quali sono stati o sono questi eventi? Suggerirei le seguenti fasi.
La prima fase la chiamerei la fase delle «Lotte per la nascita del Partito bolscevico», o della «Preparazione per la nascita di un Partito bolscevico»: essa dovrebbe articolarsi in quattro sezioni. Il problema non è di scrivere cose insignificanti; il problema è di fare in modo che in queste quattro sezioni sia concentrato tutto quanto riguarda il periodo 1900-1912, fino alla Conferenza di Praga. Questa dovrebbe essere la fase della nascita del Partito bolscevico. In questo modo dovrebbe essere diviso in sezioni il lavoro di stesura.
Partendo da qui, questo breve manuale dovrebbe analizzare, condensare l'essenza dei seguenti libri di Lenin: Che fare?; Un passo avanti, due passi indietro; Due tattiche; Materialismo ed empiriocriticismo . Questi quattro libri, nel loro complesso, descrivono in modo particolareggiato la nascita del Partito bolscevico, il modo in cui alcuni gruppi politici dettero vita al partito come partito indipendente. Tutto questo fornisce abbastanza materiale per le quattro sezioni. Le questioni sollevate qui sul fatto che non è stato detto abbastanza su Mosca, sulla questione agraria, sono sciocchezze. L'idea è quella di indicare in queste quattro sezioni i migliori aspetti della lotta dei bolscevichi per la nascita di un Partito bolscevico indipendente. Questa è la prima fase.
La seconda fase dovrebbe contenere le seguenti sezioni: il 1905, e - partendo dalla Conferenza di Praga - finire con la sezione sul IV, il V, il VI e il VII Congresso.
Questa fase, o questo periodo, potrebbe essere chiamato: «La lotta del Partito bolscevico per la dittatura del proletariato e per la vittoria della rivoluzione proletaria». È un periodo specifico. Il partito è ormai formato e lavora tra la popolazione come un'entità politica indipendente che lotta per aprire la strada alla rivoluzione dei lavoratori. Sono sempre convinto che sia opportuno intitolarlo: «La lotta del partito bolscevico per la dittatura del proletariato e la vittoria della rivoluzione proletaria».
Altri argomenti insignificanti e piccoli dettagli non sono necessari. Per quanto riguarda quel periodo, debbono esserci solo fatti e citazioni. Ogni altro piccolo dettaglio ci distoglierebbe dal nostro compito principale: possedere i fatti, le idee, e mostrare come questi fatti e queste idee hanno realizzato la dittatura dei lavoratori.
La terza sezione, con l'VIlI, il IX, il X, l'Xl e il XII Congresso, può rappresentare la conclusione. Questa sezione potrebbe avere come titolo: «Il Partito dei bolscevichi alla testa dello Stato». Sì, credo che questo titolo sarebbe corretto.
Bene, questa è la proposta, il contenuto su cui hanno lavorato gli autori del testo del Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS.
Ora, giudicate voi stessi sull'importanza e sui suggerimenti dei compagni che, invece di un Breve Corso, volevano inserire ogni sorta di eventi locali, invece di una storia concreta del Partito bolscevico. Non si può fare un testo che comprenda ogni distretto, ogni città, ogni episodio che ho indicato, contenuti in numerosi libri, pubblicazioni e riviste. I compagni dovrebbero rendersi conto che, se cominciamo con una città, allora ogni città, ogni distretto si lamenterà che non si dice abbastanza su Mosca, Kharkov, Kiev, Ural e altre località. Alcuni direbbero ai loro ragazzi: «Vedi, ragazzo, quanto poco si dice della nostra città, del nostro movimento, della nostra storia?»
O adottiamo un approccio diretto, concreto, storico, agli aspetti più importanti del nostro lavoro, o ci mettiamo a tagliar legna e ad andare in giro per tutta la foresta.
Insomma, responsabile di questo testo è il CC. Tutti sapranno che è il libro ufficiale per i quadri e a nessuno verrà in mente di domandarsi: è un libro di Popov o di lngulov? No, questo è un libro del Comitato Centrale. Questo è il nostro primo compito.
Il nostro secondo compito consiste nel trovare il modo di eliminare la discontinuità che si è prodotta negli ultimi anni fra il marxismo e il leninismo. Ecco, ho qui davanti a me il programma sul leninismo per i gruppi di studio del partito. Ci sono undici temi; forse ne siete a conoscenza anche voi. Primo tema: lezioni su Marx, Engels, Lenin e Stalin. Perché c'è Stalin qui? Non riesco ancora a capirlo. Ecco i temi: l'inizio storico del marxismo, Marx ed Engels - sono i fondatori del comunismo scientifico - il «Manifesto Comunista», primo documento di Marx ed Engels, tutte le opere di Marx ed Engels e le opere di Lenin in tre periodi diversi, il primo dalla rivoluzione del 1848 alla Comune di Parigi, il secondo dalla Comune di Parigi alla rivoluzione russa del 1905, e il terzo dalla rivoluzione russa in poi; la formazione e lo sviluppo dell'opportunismo della Seconda Internazionale; Lenin e Stalin sono solo dei seguaci di Marx ed Engels. Questo è tutto quello che è necessario. Queste sono le formulazioni. Questi furono i fondamenti per Lenin. Il libro scritto da Stalin su Lenin intendeva mostrare il progresso compiuto da Lenin nel procedere da Marx fino all'epoca attuale. Viene usato il termine «leninismo». Se Lenin non avesse aggiunto niente alla teoria e alla pratica rivoluzionaria, allora non esisterebbe il termine «leninismo». Io affermo questo nel libro di Stalin; non tutto è specificato nei particolari. Vedrete, se lo leggerete tre o dodici volte, vedrete le brillanti idee e parole di Lenin, pensieri nuovi, idee nuove; dobbiamo capire che il nuovo pensiero di Lenin è necessario per apprendere e per insegnare agli altri, perché Lenin visse in un mondo diverso da quello di Marx e di Engels: Lenin ha sviluppato in modo brillante la teoria e la pratica del marxismo per andare incontro alle necessità di quell'epoca e della situazione attuale. Non possiamo studiare soltanto Lenin senza studiare Marx ed Engels.
Per capire Lenin, bisogna leggere e capire anche Marx ed Engels. Lenin si è sempre considerato un allievo di Marx, e con ragione. Questo non solo per la sua modestia: è un fatto storico. Dobbiamo leggere e rileggere ripetutamente Il Capitale . Molti di noi pensano: cosa? Leggere Il Capitale ? L'abbiamo fatta finita con il capitale nell'URSS; è proprio necessario portarsi dietro un libro come Il Capitale ? Questo è sbagliato, compagni. La verità è che il contenuto del marxismo e del leninismo è tutto incluso nell'opera Il Capitale di Marx.
Coloro che vogliono studiare Lenin devono studiare anche Marx ed Engels. Lenin ha prodotto nuovi pensieri e nuove teorie perché si appoggiava sulle spalle di Marx e di Engels. Nuovi pensieri, estremamente brillanti; ma grandi sono anche le spalle su cui Lenin si appoggiava, che ne rappresentavano le fondamenta, il materialismo dialettico, il materialismo storico. Senza conoscere l'economia politica del capitalismo, non si possono comprendere tutti questi problemi e non si può comprendere il leninismo, compagni. Tutto è collegato ed intrecciato. Nel nostro programma abbiamo permesso che si creasse una discontinuità; diciamolo francamente, abbiamo permesso che si creasse un abisso fra il leninismo e Marx.
Noi siamo tutti – o dovremmo essere – allievi di Marx, di Engles, e di Lenin.
Questo è il nostro secondo compito: dobbiamo essere certi che il «Breve Corso» affronti il problema della discontinuità fra Marx e Lenin, che questa discontinuità sia assolutamente eliminata e che il «Breve Corso» unisca quello che è stato il contributo di Marx a quello che è stato il contributo di Lenin. Il problema dovrebbe essere risolto nella Quarta Sezione di questo manuale. È una questione da affrontare in questo «Breve Corso di storia del PC(b) dell'URSS».
Pertanto, il manuale ha il compito di liquidare le falsità che si sono diffuse a proposito degli insegnamenti di Marx e di Lenin; nel senso che quanto è stato sviluppato dal leninismo rappresenta la logica continuazione di quello che è stato il contributo fondamentale di Marx ed Engels. È necessario parlare di marxismo-leninismo congiuntamente, in modo da eliminare questo divario tra i fondatori e il costruttore del socialismo.
Il terzo compito del manuale è quello di mostrare il marxismo-leninismo nell'attività del PC (b) dell'URSS. Ci sono due modi di considerare il marxismo-leninismo. Uno è quello di tenere lezioni su questo o quel tema, presi al di fuori di un contesto; l'altro consiste nel basarsi su dei fatti storici - che non sono soltanto teorici, che sono realmente accaduti e sono stati dimostrati come il risultato del marxismo-leninismo - e nel mostrare come il marxismo-leninismo fosse vivo e aiutasse il PC (b) dell'URSS.
Ciò significa che il terzo compito consiste nell'insegnare come nasce il marxismo-leninismo in brevi contesti storici, non tenendo una lezione o facendo delle riflessioni teoriche, ma unendo teoria e fatti in quanto fatti della storia del PC (b) dell'URSS.
Il CC crede giustamente che scrivere questo manuale come si scrive una lezione non produrrebbe l'effetto desiderato. C'è bisogno di fatti, e da questi fatti si può giudicare il leninismo, quando la storia ci ha posto dinanzi a numerosi problemi, e si può giudicare come abbiamo utilizzato il marxismo-leninismo per ottenere la vittoria. La storia – questa è la scuola migliore, questo è l'apprendimento superiore. Se nella vita la teoria si è dimostrata corretta in un periodo, diciamo, di dieci anni, ciò significa che questa teoria vale qualcosa. Questo è il nostro terzo compito.
Il quarto compito, nel pubblicare questo «Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS», è di dimostrare la teoria nella sua applicazione pratica, con dei risultati. Se non ci sono vecchie leggi a sufficienza che diano risposte, allora bisogna fare leggi nuove. Questa e una verità assoluta, e funziona.
Molti compagni pensano che la teoria sia un argomento molto difficile da apprendere, da adottare e da utilizzare nella pratica. La teoria è come qualsiasi scienza: se il compito è reale, si deve avere la volontà e la convinzione di risolverlo; non bisogna tirarsi indietro di fronte al primo problema, né indugiare nel prendere decisioni, ma bisogna attaccarlo direttamente, e dove non è possibile attaccarlo direttamente, trovare altre vie intorno al problema, perché la teoria è nelle nostre mani.
Questo è il modo in cui dovrebbe essere fatto e presentato. Secondo me, questo è esattamente quello che fanno le osservazioni conclusive di questo «Breve Corso».
Pensate, se Lenin e quelli che erano intorno a lui, ed erano pochi, non avessero dato nell'aprile del 1917 un nuovo orientamento al partito sul fatto che la «repubblica democratica» doveva diventare una Repubblica dei Soviet, il partito sarebbe rimasto disorientato, si sarebbe perduto nelle tenebre. Ricordo chiaramente la situazione in cui ci trovavamo a quell'epoca a Leningrado: eravamo quasi smarriti su quello, che si doveva fare. Ma quando arrivò Lenin e dette un nuovo orientamento, tutti videro la luce. Il partito seppe dove doveva andare e quali erano gli obbiettivi da raggiungere. Immaginate se le nuove tesi di Lenin non fossero state messe in pratica: saremmo rimasti disorientati, avremmo ondeggiato da una parte e dall'altra, cercando di collaborare con quella debole repubblica democratica e alla fine avremmo perduto la rivoluzione. E questo è il punto, questa è la forza e l'efficacia della giusta teoria: trovare nuovi metodi, nuove strade che erano sbarrate o a cui non si era pensato, puntare i proiettori su questa nuova strada per mostrare alle masse dove andare e che cosa fare.
Un altro momento interessante è quello della vittoria del socialismo nel nostro paese. Avevamo spodestato lo zar, Kerensky era riuscito a reggere col primo ministro Lvov. E dopo, nessuno sapeva dove andare e che cosa fare. Il nostro partito era piccolo, non completamente sviluppato, la Russia era arretrata nelle lotte politiche, il livello culturale era molto basso. Che razza di socialismo è questo? La gente diceva proprio così: che razza di socialismo è questo, Dio vi ha dato un po' di libertà, aggrappatevi ad essa e aspettate. Era questo il pensiero delle masse a quell'epoca. Lenin invece, fu capace di affermare: «No, questo non è corretto, la Russia è matura per la rivoluzione socialista, dobbiamo fare il passo in avanti verso il socialismo». Ci indicò la strada e la percorse. Supponiamo che non vi fosse stato quel piccolo gruppo intorno a Lenin che ne seguì i consigli e cominciò a programmare la rivoluzione: essi compresero la teoria e andarono avanti, superando tutte le avversità e le opposizioni; se ciò non fosse stato fatto, non credo che saremmo stati in grado di salvare uno Stato di tipo sovietico. Vedete, dunque, il significato e la forza di una teoria avanzata!
Nel parlare di questi eventi, ho voluto mostrare ai nostri quadri che l'importanza della teoria è enorme, che senza teoria il partito si sarebbe dibattuto nell'incertezza, passando da una situazione all'altra: oggi il nostro fiuto ci spinge in una direzione, domani ci spinge da un'altra parte, e si va avanti alla cieca. Vi è dunque bisogno di un dirigente. Quale tipo di dirigente? Per essere un dirigente, bisogna conoscere la situazione e saper prevedere la situazione futura, ma per poter prevedere bisogna conoscere la teoria, nel senso che bisogna conoscere le leggi dello sviluppo economico e politico dalla società. In ciò consiste la teoria.
Oppure prendiamo la questione dei populisti (narodniki) e dei marxisti. Perché quelle povere anime finirono fuori strada per quanto riguarda il processo rivoluzionario? Perché proponevano di basare il movimento rivoluzionario sui contadini e non sulla classe operaia. Pensavano questo perché i contadini costituivano la maggioranza della popolazione. È questa la ragione per cui guardavano dall'alto in basso gli operai o la classe operaia. Dicevano che non era possibile trovare operai neanche a cercarli col lanternino. Non capivano la lotta di classe, e non capivano quella legge di sviluppo per cui la classe contadina, come classe, non si sviluppa ma si disgrega: essa è legata a una forma di produzione nella quale la popolazione non ha possibilità di crescere, in quanto l'industrializzazione dell'agricoltura fa diminuire il numero dei coltivatori, anziché aumentarli come avviene con la classe operaia.
Solo la teoria dello sviluppo permise ai marxisti di legarsi, in futuro, alla classe operaia, anche se a quell'epoca la classe operaia era in minoranza. Quale classe i marxisti debbano appoggiare è questione di grande importanza. Il futuro del partito dipende da questo. Ecco perché i narodniki perdettero la loro influenza.
Oppure consideriamo il fatto che i narodniki volevano il socialismo. Certo che lo volevano, ma sostenevano che il socialismo deve partire dai villaggi agricoli, non comprendendo le leggi fondamentali dello sviluppo economico, non comprendendo che non è il villaggio ma la città che governa lo sviluppo, e che, se il problema del socialismo è all'ordine del giorno, bisogna partire dalla città e non dalla campagna. Essi affermavano, d'altra parte, che le città moriranno mentre i villaggi vivranno e cresceranno. Non capivano la legge fondamentale secondo cui, sotto il capitalismo, è la città che governa il futuro del villaggio.
Ed eccoci al punto: da una parte i populisti clic non capivano la teoria, dall'altra i marxisti che avevano appreso la teoria, conoscevano le leggi dello sviluppo storico, e adesso dirigono e seguono la linea che sta producendo risultati.
Questa è dunque l'essenza delle quattro sezioni di questo manuale. I nostri quadri dovrebbero conoscere la teoria del marxismo-leninismo. La teoria è pensiero vivente, non dovreste aver paura di apprenderla. Dovete capire che i marxisti, prima, erano persone comuni, non avevano terminato la scuola come avete fatto voi, non leggevano tanto quanto leggete voi ora. Avete libri, mentre noi prima non ne avevamo. Ricordo che nel 1898 a Tiflis per prendere in prestito una copia dell'opera di Marx ll Capitale noi poveri mettevamo 5 copechi ciascuno, raccoglievamo 25 rubli da più di 100 persone e avevamo Il Capitale per due settimane, copiandolo varie volte. Mentre voi avete tutti i libri che desiderate. Lo Stato è vostro, la stampa è vostra, i libri sono vostri. Potete apprendere e seguire la teoria molto più facilmente di quanto abbiamo potuto fare noi prima. Ma se non volete la teoria - spetta a voi decidere.
In quinto luogo, scrivendo questo «Breve Corso» il CC voleva eliminare dalle nostre file una parte del fardello della volgarizzazione del marxismo-leninismo.
Ecco un esempio di come alcune idee sono diventate prevalenti e circolano sul problema della guerra e della posizione dei marxisti: «Sì, i bolscevichi sono contro la guerra, dovremmo essere pacifisti; ma se siamo attaccati, allora la cosa è diversa».
Dovremmo spiegare alla gente che non è vero che i bolscevichi non vedano differenze fra diversi tipi di guerra, ma che non è impossibile che, in presenza di un grave pericolo per la nostra patria, noi non attaccheremmo per primi per prevenire la guerra.
Ricordiamoci dell'articolo di Lenin sugli «Stati Uniti d'Europa». Lenin affermava che, dopo la vittoria del socialismo in uno Stato solo, questo avrebbe dovuto difendersi dagli attacchi, scacciare gli invasori dal proprio suolo e, se richiesto, aiutare la classe operaia di altri paesi a sconfiggere gli sfruttatori del proprio paese e contribuire così a fermare il pericolo futuro di ulteriori attacchi alla Russia.
Era necessario che i bolscevichi spiegassero tutti i dettagli, tutte le sfumature e le sottigliezze per quanto riguarda il problema della guerra e la nostra politica nei suoi confronti. Non basta essere pacifisti: alcuni di essi sognano una pace eterna, e poi, chiamati alle armi dai loro padroni capitalisti, prendono le armi e attaccano il primo paese socialista del mondo, o la sua classe lavoratrice. Ci sono guerre giustificabili e ci sono guerre impermaliste, guerre coloniali e guerre nazionaliste-scioviniste... Non si possono giudicare tutte nello stesso modo.
Tutti i governi mascherano i loro atti: «Si vive in mezzo ai lupi e bisogna agire da lupi e ululare come lupi». (Risate) Sarebbe sciocco da parte nostra mettere tutte le carte in tavola mentre siamo circondati da nemici. Ci guarderebbero e ci chiamerebbero idioti.
Un altro esempio. Il problema della vittoria del socialismo in un solo paese è stato inteso in modi diversi. I nostri compagni hanno esaminato questo problema dal punto di vista delle prospettive: è possibile che un paese solo costruisca il socialismo, ma non hanno considerato un altro aspetto, e cioè che la vittoria simultanea del socialismo in tutti i paesi sviluppati è impossibile. Lenin non solo ci ha insegnato che, in condizioni di sviluppo ineguale, la vittoria in singoli paesi è possibile perché, a causa dello sviluppo ineguale dei paesi capitalistici, alcuni restano indietro e altri vanno avanti, ma Lenin, vedendo che alcuni restano indietro, altri vanno avanti e altri attendono la loro occasione, è giunto anche ad un'altra conclusione: che una loro rivoluzione spontanea è impossibile.
Questo è fondamentalmente in contrasto con quanto scrisse Engels nei Princìpi del Comunismo . Questo problema viene in qualche modo occultato. Che cosa significa sviluppo ineguale? Se fosse vero che tutti i paesi si sviluppano in modo eguale, e se essi fossero pronti per un'unica rivoluzione mondiale, potremmo affermare che un'unica rivoluzione mondiale sarebbe possibile. Lenin affermò: «Lo sviluppo procede in modo ineguale». Oggi progredisce un paese, domani un altro, alcuni corrono avanti e altri rimangono indietro. Come possiamo parlare della possibilità che tutti i paesi siano pronti per una rivoluzione socialista mondiale? È una sciocchezza. Questo era impossibile prima, ed è impossibile oggi.
Questo problema non è trattato correttamente nelle nostre pubblicazioni, nei libri e nelle scuole. Dobbiamo rimediare a questa situazione.
Un altro esempio. Il boicottaggio della Duma da parte dei comunisti bolscevichi. Tutti i nostri testi scrivono che, nel boicottare le elezioni alla prima Duma, i bolscevichi sbagliarono. Sembra che quei testi nascondano qualcosa. Cosa nascondono? Il boicottaggio della Duma di Bulyghin che fu il prodromo di quella Duma, fu giusto perché riuscimmo a sconfiggerla col boicottaggio, non permettemmo neppure che nascesse, con l'aiuto dello sciopero dei lavoratori di tutta la Russia.
Anche la successiva Duma di Witte, sorta dopo la sconfitta dell'insurrezione di dicembre a Mosca, fu da noi boicottata. Decidemmo di boicottare questa Duma nella conferenza di Tammerfors. Questo fu un errore. Anche Lenin disse che era stato un errore; non un grosso errore, avrebbe potuto essere corretto rapidamente, ma fu nondimeno un errore.
Come pensate che noi possiamo cambiare la storia? La storia dev'essere raccontata correttamente: successi e sconfitte... Non si deve togliere niente o aggiungere niente per magnificarla.
Sembra che si vogliano a tutti i costi criticare perfino cose avvenute cinquecento anni fa. Non possiamo farlo, dal punto di vista cronologico. La religione ebbe un'influenza positiva durante il regno di San Vladimiro, a quell'epoca essa era pagana, mentre il cristianesimo rappresentò un passo avanti. Ora i nostri studiosi, mettendosi dal punto di vista della nuova situazione, dal punto di vista del XX secolo, dicono che Vladimiro fu nefasto, che i pagani erano nefasti, e che anche la religione fu dannosissima: ciò significa che essi non vogliono considerare in modo dialettico la situazione, non capiscono che ogni cosa avviene a suo tempo e a suo luogo.
Questo è anche il caso della nostra storia attuale: non bisogna esaltarla o condannarla, la storia è storia. Perciò, boicottando la seconda Duma, i bolscevichi commisero un errore, e questo è il modo in cui la storia dovrebbe essere scritta.
Un altro esempio. I nostri cosiddetti uomini di studio svalorizzano, volgarizzano il ruolo delle idee popolari nello sviluppo della società. Essi pensano che la crescita economica è la base, mentre che cosa siano stati altri movimenti o sviluppi, quale ruolo abbiano avuto altri avvenimenti, lo considerano insignificante; e così finiscono nel pantano della volgarizzazione dei fatti storici. Marx ed Engels, e soprattutto Lenin, hanno sottolineato questo errore. Egli fu il primo marxista che dette un particolare rilievo al problema del ruolo del!e idee avanzate, delle idee popolari. Così Lenin organizzo il popolo, lo mobilitò e lo guidò per trasformare la vecchia società in una nuova società. Nuove idee si sviluppano sulla base dell'economia, e senza di esse non è possibile organizzare una rivoluzione; anche le nuove idee sono assolutamente necessarie, così come lo sono i metodi di sviluppo, anche se è sulla base dei nuovi metodi di sviluppo che possono apparire nuovi ideali o idee. La questione viene volgarizzata. Questo atteggiamento ha portato a una volgarizzazione del materialismo che non ha niente in comune col marxismo-leninismo. Questo è il quinto compito che si è assunto questo nuovo «Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS». Ciò significa sgombrare il cervello dal modo volgare di intendere il marxismo-leninismo ed elevare pienamente le idee, gli ideali del bolscevismo, liberandolo così dalle scorie e dalla volgarità.
Il sesto compito del manuale: avere un solo testo, un corso di apprendimento nel quale fossero riuniti insieme tutti gli aspetti del marxismo-leninismo, che aiuterà i nostri propagandisti a ringiovanire, li aiuterà ad insegnare in modo più costruttivo e a conferire una più elevata qualità alla nostra propaganda.
Per noi, per il CC, è chiaro che i nostri attuali metodi sembrano puntare alla quantità e non alla qualità dei nostri propagandisti, sembrano credere che dovrebbe esservi un maggior numero di circoli di studio, una rete più grande di propagandisti da spingere avanti, un maggior numero di dipartimenti: abbiamo più di mille dipartimenti diversi che lavorano all'interno del Comitato Centrale. Quanti dipartimenti avete creato? Meno di nove, e voi pensate di aver mancato al vostro compito; ma se dobbiamo dire la verità, dove ci sono meno dipartimenti la qualità complessiva è migliore e più produttiva!
Pertanto, questo «Breve Corso» dovrebbe aiutare i nostri propagandisti a riorganizzarsi passando dalla quantità alla qualità, e a diventare propagandisti migliori. Questi erano i compiti che il CC aveva dinanzi a sé quando abbiamo deciso di pubblicare questo «Breve Corso di storia del PC(b) dell'URSS».
Ora, permettetemi di affrontare alcuni problemi teorici. Voi, come propagandisti qui seduti, pensate naturalmente che nell'apprendere e studiare questo manuale vi troverete di fronte a molte domande. Che genere di domande saranno? - certamente sapete quali domande il popolo farà, ma in un certo qual modo su questo starete zitti. Direte questo o quello, ma non si trova in questo testo! Saranno fatte tali domande? Naturalmente direte che saranno fatte tali domande. Perché alcuni di voi pensano di non saper rispondere o che non dovrebbero rispondere? Credete che sia opportuno rifuggire da tali domande, ma io voglio metterle sul tavolo, all'aperto e nell'acqua pulita (Risate) .
 
Prendiamo Engels. Nel breve corso sul materialismo storico si afferma che i metodi di produzione sono governati dagli atteggiamenti della società e dalla situazione politica, dallo sviluppo intellettuale della società. Questo è detto senza limitazioni e senza indicare il periodo che viene trattato. Allora vi sarà chiesto: «Scusate, Engels non ha scritto così» (A questo punto Stalin legge il passo di Engels).
Che ne dite di questo passo, compagni propagandisti? È corretto o no? Io credo che non sia corretto. In ogni circostanza le forme sono sempre realizzate dal metodo di produzione, sempre in base alle condizioni esistenti in quel momento. Engels si basava sul matrimonio di gruppo, sul matriarcato. Ma la stessa matriarca era una continuazione (come ora numerosi materiali dimostrano) - quando gli uomini erano cacciatori, gli animali cacciati non rappresentavano l'elemento stabile per la raccolta del cibo, le donne erano impegnate nell'agricoltura, seminavano, prendevano le uova dai nidi, addomesticavano il pollame. Le donne furono le prime ad addomesticare gli animali, a coltivare cibo. Le donne trovavano sempre i modi e i mezzi per migliorare e facilitare la produzione di cibo. Cosa dimostrano questi fatti? Gli uomini si limitavano a cacciare, non producevano niente che fosse attinente alla proprietà, chiedevano alle donne «Dammi da mangiare!».
Trascorso questo periodo, con i primi lavoratori agricoli e l'avvento dell'allevamento degli animali la matriarca che governava scomparve e la società cambiò.
Ci sono fatti che l'indagine e la teoria di Engels mettono sullo stesso piano: le strutture familiari e le forme della produzione su un piano di uguaglianza. Marx non fu mai d'accordo con questo punto di vista. Voi sapete che questa opera di Engels L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato fu pubblicata dopo la morte di Karl Marx.
Dobbiamo renderci conto che Marx e Engels, i fondatori del pensiero rivoluzionario, non potevano prevedere tutti gli sviluppi della società in tutti i loro dettagli. Essi hanno posto le fondamenta per il socialismo-comunismo. Ora spetta a noi utilizzare questa base, allargarla, migliorarla in modo scientifico e procedere nella costruzione della società prevista da questi due grandi pensatori e marxisti di statura mondiale. (A questo punto Stalin legge passi di Engels che riguardano le relazioni di sangue e i legami familiari, la produzione, l'unità della famiglia e la società.)
Quello che scrissero Marx ed Engels non era inteso come un dogma, come la verità assoluta... Era una fondamentale analisi scientifica della società, della produzione, delle relazioni e di tutti gli aspetti della società in sviluppo nelle sue diverse fasi di sviluppo.
Questo problema è pieno di rischi, ma non dobbiamo aver timore di affermare che le idee non sono statiche; esse si evolvono, si sviluppano, e spetta ai marxisti-leninisti vedere questo sviluppo e analizzare scientificamente questi problemi e arrivare a soluzioni che concernono il passaggio della società da una fase all'altra.
Lenin, in un'analisi molto dettagliata del mondo di Marx ed Engels, giunse alla logica conclusione che non bisogna limitarsi soltanto a studiare Marx-Engels e Lenin, ma è necessario tener presente che, da quando Marx-Engels scrissero le loro importantissime opere, la situazione è cambiata, lo sviluppo ha avuto molte svolte, sono apparsi nuovi problemi, si sono dovute proporre nuove idee, si sono dovute porre in essere nuove soluzioni... In altri termini, Marx ed Engels non hanno mai considerato le loro opere come «sacrosante». Come scienziati, sapevano che le teorie sono efficaci in situazioni differenti nel movimento rivoluzionario, e non potevano considerarle rimedi assoluti per tutte le situazioni.
A voi, come propagandisti, sarà certamente posta questa domanda: com'è che con voi comunisti non c'è mai nulla di permanente? Oggi dite una cosa, domani un'altra. Come possiamo vivere? Voi darete o dovreste dare la seguente spiegazione: «Se volete essere marxisti, dovete capire che i fondamenti della teoria del marxismo non cambiano, ma alcune situazioni, alcuni eventi sì; in altre parole, dovete pensare con la vostra testa».
Ora torniamo ai problemi pratici.
Come possiamo migliorare il nostro lavoro di propaganda? Che il nostro lavoro di propaganda sia alquanto debole è un fatto, perché noi pensiamo che abbiamo vinto, che stiamo costruendo il socialismo e che non c'è bisogno di concentrare tutte le nostre forze nella propaganda. Perfino il nostro Comitato Centrale è da biasimare per questo. Il CC affronta male questo problema, molto male. Questa è colpa nostra, colpa del CC e anche mia, oltre che dei dipartimenti che hanno la responsabilità di questo importante lavoro. Siamo stati impegnatissimi, ma questa non può considerarsi una scusa. Dobbiamo renderci conto che, se abbiamo iniziato questo lavoro, dobbiamo portarlo a termine. La nostra organizzazione di questo problema è stata casuale, è stata spezzettata in tante sezioni, si è fatta confusione. Tutti voi cercate di essere presenti a un sempre maggior numero di circoli di studio del partito. Sembra che il nostro atteggiamento sia quello di organizzare il maggior numero possibile di circoli, ma non si presta la giusta attenzione a come i circoli studiano, a quello che studiano. Questo rivela mancanza di organizzazione, e rivela anche l'idea che vi siano da svolgere compiti più importanti della propaganda. La qualità di questi circoli di studio è deplorevole. Non c'è controllo, né sèguito. Questa è la debolezza principale: abbiamo organizzato in lungo e in largo, ma in modo non abbastanza approfondito.
Non è questo l'approccio giusto a questi circoli di studio. Perché dobbiamo avere tanti circoli di studio? Non lo capisco. Le persone sanno leggere: perché non possono leggere esse stesse? Questi corsi sono scritti in russo e in altre lingue. Se qualcosa non è comprensibile, c'è sempre il dizionario o si può chiedere aiuto a qualche propagandista. Abbiamo veramente bisogno di mille circoli di studio nelle nostre due città? Non lo capisco. Dobbiamo utilizzare di più la nostra stampa, le nostre riviste e i nostri giornali, ma sembra che parliamo sempre di circoli di studio. Quando non avevamo lo Stato nelle nostre mani, quando non avevamo nelle nostre mani i mezzi di comunicazione, allora c'era bisogno di quei circoli di studio, ma ora la stampa è nostra!
Se ci sono degli ottimi propagandisti che lavorano in questi circoli di studio, allora le loro conferenze potrebbero essere trascritte, pubblicate e arrivare così a tutti; sembra invece che i loro talenti siano riservati a una ristretta cerchia di persone. Questo è artigianato individuale. È qualcosa di improduttivo. È un'organizzazione molto elementare, se teniamo presente che abbiamo propagandisti e conferenzieri meravigliosi e pieni di talento. Essi stanno agonizzando nelle loro cerchie ristrette. Il nostro Ministero responsabile di questa attività dovrebbe ascoltare una ventina di propagandisti di alto livello, i loro metodi, i loro materiali, e provvedere poi alla pubblicazione di questo materiale da usare in tutta la Russia. Le proposte statali sono una cosa, mentre realizzare queste proposte con metodi individuali di tipo artigianale è tutt'altra cosa. Ci sono troppi circoli di studio!
Ci sono anche troppi uffici di organizzatori di partito. Questo non è giusto, a mio modo di vedere. È una questione molto interessante. Ascoltando la gente, mi rendo conto che ci sono troppi organizzatori di uffici di propaganda: ognuno fa come gli pare, non c'è alcun piano o controllo centralizzato. Nessuna centralizzazione significa completa libertà di predicare e di tenere conferenze su quello che a ognuno piace, giusto o sbagliato che sia, purché si faccia propaganda. In questo modo le persone sono sottoutilizzate: guardatele, esse muoiono politicamente, muoiono per questa mania di riempire gli uffici di compagni che stanno seduti e basta. Le loro capacità e la loro dedizione non sono utilizzate perché alcuni responsabili di questi dipartimenti vogliono costruirsi il loro «piccolo regno» a spese dello Stato.
Se lavorano bene o male nessuno lo sa e nessuno se ne cura. Se a qualcuno di loro si chiede di incontrare, discutere, aiutare e incoraggiare, ma non a far sì che il lavoro sia eseguito, lui siede lì, e a nessuno interessa quello che fa o quali risultati si ottengono. Se permettiamo che tutto questo continui, esso produrrà idee diverse, sensazioni diverse, non sarà seguita nessuna linea, e così la situazione peggiorerà invece di migliorare. Questo lavoro dovrebbe essere centralizzato, ma centralizzato in modo da non soffocare l'iniziativa individuale. Questo è un problema molto importante: l'iniziativa delle persone. Si dovrebbero trovare i modi e i mezzi per rimediare rapidamente a questa situazione. Dobbiamo controllare la situazione e analizzare l'attività dei nostri lavoratori nel campo della propaganda.
Noi non utilizziamo abbastanza i giornali per pubblicare i risultati delle consultazioni che hanno luogo nel campo della propaganda. Si potrebbero utilizzare le risposte ai problemi per informare una cerchia di persone più ampia di quella che viene toccata con le consultazioni individuali o di gruppo. Questi materiali dovrebbero essere raccolti, redatti e pubblicati. Così tutti ne beneficerebbero.
Perché dovremmo essere arrivati a governare lo Stato se lavoriamo con vecchi metodi artigianali, anziché con metodi di larghe vedute? Gli sperimentati metodi di propaganda, le migliori interpretazioni di questi metodi, devono essere pubblicati: la nostra stampa deve essere utilizzata più completamente.
Il numero dei circoli dovrebbe essere diminuito. Forse a Mosca potremmo abolire alcuni circoli e impegnare i loro compagni in altri dipartimenti governativi, nel CC o nel Ministero della Cultura.
Cosa fa la Sezione Propaganda? Esiste? lo non lo vedo C'è una Sezione Propaganda nel vostro Ministero, compagno Ugarov?
Ugarov: Sì, c'è.
Stalin: C'è? Abbiamo fatto un grosso errore a chiudere le Scuole superiori di Partito, a sciogliere i Professori Rossi. Quali altri corsi abbiamo organizzato?
Molotov: Il corso di marxismo-leninismo.
Stalin: Non direi che il problema sia stato affrontato bene. Le abbiamo chiuse perché diplomavano persone molto poco rigorose.
Voce: Sì, è esatto.
Stalin: Ma avremmo dovuto e potuto migliorare la situazione; invece voi avete chiuso immediatamente la scuola. Dobbiamo avere la Scuola superiore di Partito, scuola non solo di leninismo, ma di marxismo-leninismo: l'uno non dovrebbe mai essere diviso dall'altro. Si permette lo sviluppo di una situazione in cui esiste un programma nel quale si insegna il leninismo, mentre mancano i fondamenti del marxismo su cui si basa il leninismo. Abbiamo bisogno di organizzare non una, ma molte Scuole superiori di Partito dedite all'insegnamento del marxismo-leninismo, perché senza tali Scuole superiori di Partito noi non possiamo esistere. Dovrete decidere se combinare queste scuole con altre oppure no, ma dobbiamo avere immediatamente queste Scuole superiori di Partito.
Dovremmo avere un programma preciso su come procedere per insegnare questo «Breve corso di storia del PC (b) dell'URSS»?
Voce: Sì.
Stalin: Questo «Breve Corso» ha lo scopo di far crescere teoricamente i nostri quadri a un livello più alto. Intendo i quadri del partito, non coloro che sono impiegati in specifici dipartimenti governativi: vogliamo creare comunisti in tutte le sfere del nostro Stato, elevare il loro livello di comprensione e di dedizione. Dobbiamo capire che gli attuali dipendenti del partito e del governo sono - o erano - ex operai. Abbiamo elevato il loro livello di istruzione tanto da farli diventare intellettuali e dirigenti del nostro partito e del governo. Il compagno Shkiriatov era addetto alle macchine della sua fabbrica e ora è alla guida del CC. Ora noi vi consideriamo intellettuali operai.
Shkiriatov: Questo è giusto, compagno Stalin, sono d'accordo con te.
Stalin: Tutti i nostri quadri dovrebbero diventare il sale della terra, ma perché essi diventino il sale della terra, noi dobbiamo essere sicuri che essi studino e comprendano pienamente il «Breve Corso di storia del PC (b) dell'URSS». Essi devono sviluppare la loro comprensione politica.
L'aspetto negativo di questo problema degli intellettuali è che essi sono stati rovinati dai servizi segreti stranieri - questa non è una coincidenza. Noi educhiamo politicamente questi intellettuali. Purtroppo, non abbiamo fatto maturare politicamente i nostri intellettuali come avremmo dovuto. Voglio ripetere quello che ho detto in precedenza: in passato abbiamo avuto un atteggiamento stupido verso gli intellettuali. Noi tutti siamo andati sui posti di lavoro, nelle fabbriche, nelle aziende collettive, dimenticando che a quell'epoca non c'erano abbastanza persone disposte a trovare del tempo libero per apprendere la teoria, c'erano pochissime persone disposte a farlo. L'operaio lavorava per otto ore, non era abituato allo studio, ai libri, doveva imparare da solo. I nostri propagandisti andavano nelle fabbriche dimenticando che, nei primi giorni della costruzione del socialismo, avevamo centinaia di migliaia di comunisti impegnati che di fatto costituivano il governo, contribuendo a mettere in piedi questo paese, contribuendo a governarlo e sacrificandosi per la patria. Ma abbiamo fatto crescere la classe operaia, i contadini, li abbiamo fatti diventare intellettuali: essi ora governano il nostro paese, il nostro partito, il nostro Stato.
Non crediate che governare un paese consista soltanto nel saper scrivere direttive. Governare significa guidare sapendo quello che si deve fare e come, significa dare direttive, e qualche volta migliorare le direttive che sono state date. Se esse sono ineseguibili o se la vita stessa ha dimostrato che sono impraticabili, non sempre prendiamo le decisioni giuste: si commettono anche degli errori. Di tanto in tanto abbiamo bisogno di sollecitazioni dal basso: non sempre vediamo l'intero quadro. Non possiamo sapere quello che succede in tutto il nostro paese. Questo è impossibile. Dipendiamo dalle persone che sono sul posto. Queste persone che vivono nelle varie località ci aiutano, e a volte i nostri compagni, mancando delle qualità necessarie, non le ascoltano o non apprezzano i loro rapporti o non seguono i loro suggerimenti.
Ci sono casi in cui un operaio, che solo ieri lavorava in fabbrica, è stato portato dal partito nella scuola per apprendere cosa si deve fare. Gli vengono assegnati nuovi compiti nell'apparato del partito o del governo, e a volte che cosa accade? Egli scopre che questi «funzionari» sfornati di fresco lo guardano dall'alto in basso perché è appena arrivato dal banco della fabbrica. Questo è teppismo da parte degli «intellettuali», e lo è sia dall'una come dall'altra parte. È qualcosa che deve essere eliminato, abolito rapidamente. Talvolta si comportano nello stesso modo anche gli operai e i contadini, cresciuti nei vecchi tempi quando gli intellettuali esaudivano i desideri della classe dominante, dei capitalisti, dei kulak, ecc.; è un atteggiamento duro a morire.
A volte abbiamo messo in disparte questi intellettuali, non ci siamo preoccupati di educarli, di farli crescere nel modo socialista: così essi sono diventati quella parte del nostro popolo che più di ogni altra è caduta preda dei servizi segreti stranieri - tedeschi, giapponesi, americani, inglesi, francesi e altri. Abbiamo perduto un certo numero di queste persone per mancanza di lungimiranza e per il nostro atteggiamento nei confronti degli intellettuali.
Ecco perché questo manuale dovrebbe essere dato e spiegato a quegli intellettuali che, per una ragione o per l'altra, stanno appartati dalla nostra società... Questo libro dovrebbe essere dato a tutti i compagni di partito, e anche ai compagni che non sono nel partito ma non sono meno impegnati a favore del nostro paese. Dobbiamo ampliare i loro orizzonti, accrescere le loro conoscenze politiche.
Quale tipo di programma seguire? Io suggerirei di utilizzare tre fasi per far leggere questo manuale al popolo e a coloro che frequenteranno i circoli politici.
PRIMA - Dovrebbe essere assegnata e insegnata alle persone che hanno ancora un basso livello di comprensione politica, a coloro che lo desiderano. Dividerei il manuale in tre parti: prima parte - 4 sezioni, «La nascita del partito dei bolscevichi», prima il partito ancora non c'era; seconda parte - 3 sezioni, «Il partito dei bolscevichi nella lotta per la dittatura del proletariato»; e terza parte - «Il partito dei bolscevichi nel controllo dello Stato», quando ha preso il potere e cosa ha fatto.
All'inizio ciò dovrebbe essere difficile, ma dopo un anno essi capirebbero.
SECONDA - La più numerosa e secondo me la più interessante per i quadri. Ad essi dovrebbero essere insegnate le 12 sezioni. Solo le 12 sezioni e nient'altro.
TERZA - Per compagni di alto livello, che hanno frequentato la scuola e hanno già approfondito un po' di marxismo-leninismo. Essa dovrebbe essere presentata con maggiori particolari; fare degli esempi, far scrivere le loro versioni, le loro opinioni e le loro risposte. Essi dovrebbero apprendere da questo manuale più di quanto esso dice. Dovrebbero essere discussi, dibattuti e argomentati vari temi basati sul marxismo-leninismo.
Suggerirei di procedere in questo modo. In altre parole: seconda proposta - tutto il manuale; più riflessione su dettagli, esempi, materiali disponibili, dovrebbero recepire più di quanto il testo offre - ogni sezione va discussa, analizzata e portata nel contesto stesso della vita.
È tutto, compagni.
(Applausi prolungati)
Zdanov: Che cosa desiderate o suggerite di discutere ancora?
Voci: Chiudere la discussione.
Zdanov: Chi è favorevole alla chiusura della discussione, alzi la mano. Chi è contro? Nessuno. La discussione è chiusa.
 
[Nota: La traduzione di questo discorso del 1938 ha cercato di mantenere il tono colloquiale usato da Stalin in quella riunione interna di partito, così come era già stato tradotto in inglese il testo stenografico russo]
 

18 ottobre 2017