Grazie alla fiducia imposta da Renzi e Gentiloni, come fece Mussolini nel 1923 con la legge Acerbo, con la connivenza di Boldrini e Grasso e il voto determinante del condannato e plurinquisito Verdini
L'inciucio politico ed elettorale tra Renzi e Berlusconi è legge
Una nuova prova dello schifo del parlamentarismo e dell'elettoralismo borghesi

Il 26 ottobre in Senato è andato in scena il secondo capitolo dello squallido teatrino che si era aperto alla Camera qualche settimana prima con l'approvazione della legge elettorale, ottenuta grazie alla forzatura fascista imposta dal governo Gentiloni, pilotato da Renzi, che aveva messo la fiducia. Ne parliamo sul n. 38 del “Bolscevico” (leggi qui).
Il voto ha visto 214 sì e 61 no, favorevoli PD, AP, i verdiniani di Ala e i senatori che si rifanno a Pisapia, contrari M5S, MDP e Sinistra italiana. Ma un graditissimo regalo al PD è arrivato da Forza Italia e Lega, che hanno abbandonato l'aula al momento del voto, consentendo così l'abbassamento del quorum senza doversi assumere l'imbarazzo di votare la fiducia al governo, cosa che invece avevano dovuto fare alla Camera. Così l'inciucio politico ed elettorale tra Renzi e Berlusconi è diventato legge. Una nuova prova dello schifo del parlamentarismo e dell'elettoralismo borghesi.
Oltre al PD e all'esecutivo, il vero vincitore della giornata è Verdini, che ormai è parte integrante della maggioranza e indispensabile per far passare i provvedimenti più voluti dal governo. Non solo perché MDP ha formalizzato davanti a Mattarella il suo passaggio all'opposizione, ma anche e soprattutto perché il “tassista” (ricordate la sua battuta sull'essere il taxi dei parlamentari che volevano passare con Renzi?) Verdini, che da becero opportunista politico di destra almeno non ha peli sulla lingua, ha esplicitamente affermato: “Un tempo esisteva l'appoggio esterno al governo, adesso c'è l'appoggio fantasma creato apposta per noi. Noi eravamo in maggioranza, ci siamo stati e ci rimarremo fino all'ultimo giorno della legislatura”. Addirittura “noi voteremmo e avremmo votato la stepchild, il biotestamento e lo Ius soli” pur di restare in maggioranza e far arrivare il parlamento alla sua scadenza naturale senza intoppi. Si è persino vantato di essere il padre di questa legge antidemocratica dicendo: “Dicono che la legge sia figlia mia, il che non mi dispiace, però direi che forse è nipote, perché era un'idea che è stata poi sviluppata”. Il condannato e plurinquisito Verdini non si è nemmeno vergognato di dichiarare di essere un sostenitore di Renzi perché sta portando avanti la “riforma” di Berlusconi. Ecco le sue parole: “Berlusconi è stato il grande innovatore della politica italiana. Noi l'abbiamo seguito con convinzione nella sua lotta riformista, credendo e sperando poi nella forza innovativa di Renzi per portare a conclusione l'indispensabile trasformazione dell'Italia”.
Il segretario del PD nega il cambio di maggioranza ma ha la coda di paglia perché ha poi rimbrottato: “Quando Verdini è stato decisivo nel voto sulle unioni civili non vi siete così scandalizzati”.
L'altro vero vincitore è Berlusconi, perché Forza Italia è stata fondamentale per far passare la legge elettorale voluta da Renzi, preannunciando l'inciucio che probabilmente si consumerà dopo le elezioni, salvo colpi di scena. Il neoduce di Rignano dell'Arno può così aggiungere alla lista dei suoi meravigliosi successi politici l'aver resuscitato Berlusconi, che sembrava condannato all'oblio politico dopo che i potentati economici che hanno sostenuto i suoi governi erano passati armi e bagagli sul carrozzone renziano.
Come era prevedibile, Napolitano, che si era dichiarato indignato e contrario alla “forzatura” del voto di fiducia, alla fine è tornato all'ovile e ha votato a favore. Anche perché l'ex presidente della Repubblica ha sempre precisato che il suo problema non era la legge elettorale, una truffa bell'e buona, ma il “metodo” per arrivare alla sua approvazione. Che comunque alla fine non ha minimamente contrastato.
Invece il ricorso ducesco al voto di fiducia ha portato all'uscita del presidente del Senato Pietro Grasso dal PD. Con Renzi che replica stigmatizzando il “vocabolario da ultrà” usato dagli oppositori della legge elettorale, proprio lui che è esperto di linguaggio squadrista e prepotente.
Fuori da palazzo Madama intanto si svolgeva un sit-in di protesta convocato dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, completamente ignorato dal governo. Una protesta cui aderiva anche MDP, anche se il suo capogruppo Speranza poi lanciava una richiesta di dialogo a Renzi. Dimostrando di nuovo tutte le pericolose ambiguità politiche del gruppo dirigente che fa capo agli ex “comunisti” D'Alema e Bersani, ambiguità di cui i militanti di base di quel partito dovrebbero chiedergli conto per evitare di farsi ingabbiare nell'ennesima operazione elettoralistica per accaparrarsi i voti della sinistra. Viceversa, i senatori di Sinistra italiana, occupando il seggio del presidente del Senato, non hanno fatto altro che contribuire al teatrino della politica borghese se si ostinano a non andare alla mobilitazione di massa contro questa legge truffa.
È proprio fuori dal parlamento che occorre costruire una forte opposizione sociale ai piani del governo Gentiloni e del PD di Renzi per ritagliarsi una legge elettorale a proprio uso e consumo e continuare a governare, magari alleati al “centro-destra”, per portare avanti la macelleria sociale, l'attacco ai diritti dei lavoratori e le politiche di salvataggio del grande capitale. Una legge ad uso e consumo del trasformismo piddino e degli scambisti politici di professione da respingere con l'astensionismo alle prossime elezioni siciliane e politiche.

31 ottobre 2017