Intervenendo al Senato
L'operaista trotzkista oggi piddino Tronti nasconde l'attacco all'Ottobre dietro la sua “celebrazione”

Un senatore del PD che ricorda in Aula il centenario della Rivoluzione d'Ottobre sembrava fantascienza, almeno fino alla sera del 24 ottobre scorso, quando Mario Tronti, nel bel mezzo del dibattito sulla legge elettorale, è intervenuto in tal senso.
Il personaggio in questione è un operaista e trotzkista impegnato a sviare i giovani verso lo spontaneismo e l'avventurismo negli anni '70, che poi, come molti altri suoi compari imbroglioni, tornò all'ovile del PCI revisionista di Berlinguer e oggi fa parte senza vergogna del gruppo PD al Senato (peraltro della sua ala cattolica), dove tra l'altro ha appena votato la fiducia a Gentiloni.
Infatti l'impossibile divenuto realtà finisce qui. Tronti ha parlato sì della Rivoluzione d'Ottobre, “con passione e nello stesso tempo con disicanto”, non sprecandosi negli elogi fumosi ma scusandosi qualora nel farlo abbia turbato le “sensibilità” di qualcuno. Già questo la dice lunga sul tono dell'intervento e su quanto questa “celebrazione” sia in realtà una farsa, un modo velato per abusare del proprio “prestigio” di ex “comunista” per gettare fango e falsità sul 1917, sul leninismo e sul socialismo.
Tronti che ricordare l'Ottobre sia fare “commemorazione di un defunto” e descrive la Rivoluzione Sovietica come un “atto rivoluzionario dai fallimenti epocali”. Al nocciolo del discorso, sostiene che i Soviet “invece di farsi Stato si sono fatti partito”, indicando in “questo il vero punto di catastrofe dell'intero progetto”. E avanti con “le deviazioni, gli errori, la violenza, i veri e propri crimini commessi”, con la solita tesi borghese e trotzkista per cui “la rivoluzione, cioè il progetto di trasformazione in grande del corso delle cose, sfocia storicamente (e quindi inevitabilmente, ndr) nel terrore”.
Fra l'altro distorce la storia sostenendo che la pace fu la “prima rivendicazione” dell'Ottobre, oscurando la lotta di classe e separando la Rivoluzione Sovietica dalla grande e storica lotta internazionale del proletariato per l'abbattimento del capitalismo e la presa del potere politico. Anzi in un altro passaggio la sminuisce come semplice parte del fermento artistico e culturale dell'Europa di inizio Novecento.
Perché si sa che per la borghesia persino la Rivoluzione d'Ottobre è accettabile purché sia presentata come un relitto storico: guai a dire che i suoi insegnamenti sono attuali, soprattutto sul ruolo del partito rivoluzionario che va invece demonizzato e messo contro i Soviet, guai a riconoscere che non sfociò nel terrore ma in un sistema sociale infinitamente superiore al capitalismo, cioè il socialismo. E soprattutto va ripetuta l'equazione rivoluzione=tirannide e terrore, per tenere al sicuro il sistema capitalista e il potere della borghesia dall'unica arma in mano agli sfruttati per cambiare veramente la società.
Del resto così si spiega che a pronunciare un tale “omaggio” talmente innocuo e truffaldino sia stato uno che ha votato i peggiori provvedimenti della classe dominante borghese per rimuovere ogni ostacolo allo sfruttamento sistematico dei lavoratori, come il Jobs act, la contro-riforma renziana della Costituzione e la legge elettorale. Tanto da suscitare, leggiamo dal resoconto della seduta, “applausi del gruppo PD, del senatore Zeller (SVP, ndr) e dai banchi del governo”
Ben più grave è che “il manifesto” trotzkista abbia accreditato queste parole sue dandogli grande risalto in prima pagina, senza nemmeno mettere in guardia i suoi lettori dal volpone politico e rinnegato del comunismo che le ha pronunciate. Saranno d'accordo? Sembra proprio di sì visto che c'è perfetta convergenza con tutti gli interventi del quotidiano di Norma Rangeri sul centenario.

31 ottobre 2017