In sintonia con Mattarella e Draghi
Gentiloni riconferma Visco nonostante il siluro di Renzi
L'ex premier attribuisce furbescamente tutte le colpe dei disastri bancari al governatore di Bankitalia per allontanarle da sé

Alla fine la telenovela targata Bankitalia termina nel modo che tutti, più o meno, si aspettavano; la notizia della proposta di riconferma di Visco al vertice dell’Istituto da parte di Gentiloni si diffonde mentre il governatore partecipa al “governing council” della Bce a Francoforte che decide sul primo rallentamento del programma di acquisto dei titoli di Stato. Visco sedeva accanto a Mario Draghi, grande sponsor della sua ricandidatura che già da maggio, quando cominciarono le contestazioni alla vigilanza di Banca d’Italia da parte dei risparmiatori ingannati dalle banche, fece quadrato attorno a Via Nazionale, presentandosi personalmente a Palazzo Koch. In questo modo Draghi ha mantenuto un suo uomo alla guida della banca nazionale, condizione necessaria viste l'attività di controllo sul sistema interno e la politica di riduzione delle sofferenze, seguite in coordinamento con Francoforte.

Il siluro del PD a Visco
Una decina di giorni fa, incurante anche delle stesse regole dell’ordinamento borghese secondo le quali il parlamento è formalmente escluso dal processo di scelta del governatore della Banca d’Italia, Il Pd di Renzi ha presentato in aula alla Camera una mozione che puntava a non rinnovare l'incarico a Ignazio Visco, il cui mandato era in scadenza a fine ottobre. La nomina infatti spetta a un decreto del Presidente della Repubblica, che lo individua su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri - su deliberazione del Cdm stesso – e sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. La prima firmataria della mozione era la renziana Silvia Fregolent, fedelissima del ministro Boschi, che con le banche ha qualcosina a che fare, e impegnava il governo a individuare "la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell'Istituto". "Si tratta – continuava la mozione - di una scelta particolarmente delicata considerando che l'efficacia dell'azione di vigilanza della Banca d'Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall'emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche. A prescindere dalle ragioni che le hanno originate - sulle quali si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d'inchiesta istituita - avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione". La prima versione del testo veniva poi leggermente ammorbidita su richiesta del governo, e in particolare del sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, ma la sostanza rimaneva pressoché invariata. Le opposizioni parlamentari, tra cui Sinistra italiana, chiedevano di rinviare la nomina del nuovo governatore di Banca d'Italia a dopo le elezioni; FI e MDP si astenevano mentre FDI e M5S votavano contro; tuttavia in aula il testo veniva approvato con 213 voti a favore, 97 contrari e 99 astenuti.

Il gioco sporco di Renzi e Boschi
All’indomani della mozione, è iniziato il rimbalzo delle responsabilità, e ancora non è chiaro se Gentiloni sapesse o meno dell’intenzione del PD e se il governo concertasse o meno la rimozione di Visco. Renzi inizialmente ha tentato di arrampicarsi sugli specchi dichiarando alla stampa: "Io non c'entro niente"; "Oggi il Pd non ha messo in discussione le regole del gioco o il rispetto istituzionale. Rispetto vuole che il governo faccia la sua parte, ma nella vicenda delle banche tanti ruoli e tante responsabilità, anche dei vertici di Banca d'Italia, devono essere valutati. Nessuna intrusione o invasione di campo, ma il Pd non è certo responsabile della crisi delle banche". Ecco il punto. Un tentativo evidente quanto spudorato di addossare ai mancati controlli da parte di Banca d’Italia le crisi bancarie di questi ultimi anni nelle quali il PD ha sempre ricoperto un ruolo centrale coi suoi uomini ai vertici. Ha del clamoroso – e ci vuole tutta la faccia tosta del duce di Rignano sull’Arno – la dichiarazione rilasciata alla trasmissione Otto e Mezzo su La7, a sostenere che "un partito di Sinistra deve stare con i risparmiatori e non col governatore". Niente da dire. Infatti il PD non ha nulla di sinistra e ha sempre sostenuto le banche.

Mattarella e Banca d’Italia.
"Le prese di posizione riguardanti la Banca d'Italia devono essere ispirate ad esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'Istituto, nell'interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani, e che a questi principi si deve attenere l'azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo". Così ha tuonato Mattarella, probabilmente anch’esso un po’ spiazzato dalla spavalderia di Renzi, capace di passare sopra tutto e tutti per difendere i propri interessi e quelli dei potentati finanziari e industriali che rappresenta. Un’arroganza capace di scalzare anche Mattarella dal suo ruolo istituzionale di presidente della Repubblica, che tanto fedele è stato allo stesso Renzi in passato costituendone un vero e proprio alleato istituzionale. Bankitalia nella sua replica ha immediatamente sottolineato il cammino assolutamente parallelo che ha contraddistinto le proprie funzioni alle volontà di governo: “In particolare nella vigilanza bancaria, in questi anni segnati dalla più grave crisi economica della storia moderna d’Italia, ha difeso il risparmio nazionale limitando i danni. Questi non potevano non esserci, data la gravissima condizione dell’economia; alcuni casi di gestione bancaria cattiva o criminale sono stati contrastati per quanto consentito dalla legge e, quando opportuno, segnalati alla Magistratura. Nella sua azione l’Istituto ha agito in continuo contatto col Governo”. Un modo evidente di difendere Visco sostenendo che il ruolo della Banca d’Italia è stato di stretta vicinanza con gli alti papaveri dei governi PD; in sostanza, comprendendo l’obiettivo di Renzi e della Boschi, l’Istituto di Palazzo Koch non aveva alcuna intenzione di essere considerato l’unico responsabile delle crisi bancarie e del risparmi che ha lasciato centinaia di semplici risparmiatori sul lastrico.

Nessuno esce “pulito”
Cosa si può imparare da questa vicenda? Sicuramente che Renzi fosse un duce arrogante e spavaldo era cosa nota, e non stupisce più di tanto che arrivi a scavalcare anche coloro che hanno avuto un ruolo di primo piano nella sua ascesa al potere all’interno del PD e a livello istituzionale; tuttavia la manovra elettorale la dice lunga sul timore che il PD, Renzi e la Boschi stessa hanno circa le conseguenze della mattanza economica provocata dalle crisi bancarie in termini di voti alle prossime elezioni politiche. L’impazienza di riconquistare la presidenza del Consiglio è troppo grande e poco importa se il siluro è destinato a colpire chi ha condiviso scelte, riforme e la scarsa vigilanza sull'operato dei vertici bancari. Nello stesso modo a tutti, governo, PD e Bankitalia vanno attribuite le responsabilità delle crisi che essi stessi dovrebbero pagare, nonostante ognuno affermi la propria innocenza scaricando la colpa sull’altro o attribuendola alla congiuntura economica; in sostanza, nonostante gli sforzi, stavolta nessuno riesce ad uscirne pulito. Politica, affari, banche e massoneria fanno un tutt’uno pronto a sostenersi reciprocamente se l’obiettivo coincide; salvo poi se, qualcosa va storto, accusarsi e scannarsi reciprocamente.
 

31 ottobre 2017