Malta
Reporter fatta saltare in aria con la sua auto
Daphne Caruana denunciava le tangenti al governo di Malta

Il fratello della reporter: “I colpevoli al governo”
Lo scorso 16 ottobre a Bidnija, nell’isola di Malta, una bomba ha fatto saltare in aria l’auto della giornalista e blogger maltese Daphne Caruana Galizia, uccidendola sul colpo.
Daphne Caruana Galizia, che era considerata la più importante giornalista investigativa di Malta e che vantava importanti collaborazioni con la stampa di altri Paesi tra cui il settimanale italiano l’Espresso, stava lavorando ai Malta Files, l’inchiesta internazionale nata a seguito della pubblicazione, nel 2016, dei Panama Papers, che indicava Malta come lo Stato del Mediterraneo che supporta e fa da base per l’evasione fiscale di tutta l’Unione europea.
Caruana Galizia stava indagando su scandali di corruzione che coinvolgono, tra gli altri, Michelle Muscat, la moglie del primo ministro maltese, il laburista Joseph Muscat, che risulta implicata nel caso dei Panama Papers: la giornalista infatti, anche con l’aiuto di un filmato girato lo scorso 20 aprile, ha potuto dimostrare che il presidente della Pilatus Bank, l’iraniano Seyed Ali Sadr Hasheminejad, ha depositato nella sede della banca, e precisamente in quattro cassette di sicurezza intestate a Michelle Muscat, altrettanti grossi faldoni di documenti della stessa banca, tramite la quale erano passati poco prima alcuni bonifici milionari a favore di una società di Dubai che risultava intestata alla stessa moglie del premier maltese, fatto che determinò le sue dimissioni, anche se poi fu rieletto.
La giornalista aveva peraltro scoperto che nella stessa banca c’erano grossi depositi di denaro intestati al presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e a uomini a lui vicini, e aveva altresì accertato che sul conto corrente panamense della Egrant, società riconducibile a Michelle Muscat era arrivato un milione di dollari spediti dalla figlia di Aliyev, il tutto senza che l’agenzia di antiriciclaggio maltese alzasse un dito per segnalare operazioni sospette.
È chiaro a questo punto che la giornalista aveva messo le mani su una gigantesca storia di corruzione legata al riciclaggio di soldi derivanti dalle tangenti della costruzione del TAP, il Gasdotto Trans-Adriatico che terminerà in Puglia, destinato a portare il gas dall’Azerbaijan, tramite la Turchia, la Grecia e l’Albania, fino all’Italia. La giornalista stava dimostrando che i soldi delle tangenti ricevute dal governo azero finivano tranquillamente a Malta, un Paese dell’UE che, a quanto pare, disattendeva sistematicamente la normativa antiriciclaggio stabilita da tempo dall’Europa.
Malta è da sempre un vero e proprio paradiso fiscale, dove gli evasori fiscali di tutta l’Europa approfittano delle già miti norme finanziarie e bancarie e della sostanziale disapplicazione nell’arcipelago della normativa antiriciclaggio dell’UE.
Già un’inchiesta dell’Espresso pubblicata sul numero del 21 maggio scorso faceva precisi riferimenti a persone fisiche e giuridiche italiane (politici, industriali, finanzieri, società ma anche personaggi legati alla criminalità organizzata) che avevano da tempo depositato i loro soldi a Malta, approfittando delle maglie larghe, per non dire inesistenti, della legislazione finanziaria dell’isola, che accoglie pienamente ogni tipo di capitali, compresi quelli mafiosi e quelli derivanti dalla corruzione, e tutto ciò ovviamente non potrebbe mai avvenire senza il beneplacito del governo del piccolo Stato.
Non c’è quindi da stupirsi se il fratello della giornalista abbia parlato, a proposito dell’uccisione della sorella, di “colpevoli al governo ” e che suo figlio abbia detto a chiare lettere, a proposito di Joseph Muscat, che “prima ha riempito il suo ufficio di corrotti, poi ha riempito la polizia di corrotti e imbecilli, infine ha riempito i tribunali di corrotti e incompetenti ”.
 

15 novembre 2017