Perché non fanno cose di sinistra
Studenti cacciano dall'Università di Napoli D'Alema e Camusso
Il neopodestà De Magistris se ne lava le mani

Redazione di Napoli
Giovedì 9 novembre a Napoli i giovani dei collettivi studenteschi medi e universitari, i ragazzi e le ragazze dei centri sociali e i giovani precari hanno occupato l'edificio dell'università “Federico II” di Napoli dove era previsto un convegno dal titolo "L'Europa e la crisi della socialdemocrazia". In centinaia hanno letteralmente bloccato l’entrata di via Marina per protestare all’indirizzo del leader Mdp ed ex premier, il neoliberale Massimo D’Alema, e il segretario della CGIL, Susanna Camusso.
Al grido di “jatevenne” (“andatevene”) e “D'Alema non può venire a parlare all'università” i combattivi partecipanti all’occupazione, nonostante una breve colluttazione con le “forze dell’ordine” del ministro Minniti, riuscivano a varcare le soglie e a collocarsi all’interno dell’aula, la A2, dove doveva svolgersi l’evento. I manifestanti, che hanno distribuito centinaia di volantini firmati “La marcia degli esclusi”, hanno giustificato l’irruzione e il blocco del convegno così: “da studenti troviamo assurdo e quantomeno paradossale che siano invitati nel nostro ateneo a parlare di lavoro e diritti personaggi come quelli che vediamo oggi, che sono stati sostenitori - si legge in un documento diffuso fuori dall'università - delle peggiori politiche degli ultimi dieci anni, a spese degli ultimi e degli sfruttati”.
Sprezzante il commento del rinnegato del comunismo D’Alema: “è preoccupante quello che succede a Napoli non è il primo episodio che si verifica ma sono episodi che si ripetono”. Rispetto ai provvedimenti del parlamento su Jobs Act e “Buona scuola” al centro delle contestazioni dei centri sociali a Napoli, ecco D'Alema: “Li inviterei a studiare, sono un po' ignoranti oltre che violenti, non ero parlamentare, non ho votato questi provvedimenti sui quali ho espresso il mio dissenso anche da fuori del Parlamento. Perciò prima di contestare dovrebbero studiare”.
Molto duro il commento della Camusso: “Non ho avuto alcuna solidarietà dal sindaco Luigi de Magistris, che dovrebbe essere attento per garantire che si possa svolgere un dibattito democratico”. Poi la leader capitolazionista e collaborazionista si lanciava in un paragone con i fatti di Ostia: “l’aggressione all’inviato di Nemo a Ostia e l’annullamento del convegno all’Università sono cose per un verso assolutamente diverse, ma per un altro verso, figlie dello stesso clima, di una intolleranza che non è mai positiva. Nessuno può mai arrogarsi il diritto di impedire in una Università che ci sia un dibattito, che è l’offerta di una possibilità di discutere, non un obbligo per nessuno. Negare una sala è un atto di intolleranza e di una deprivazione dei luoghi di partecipazione che non fa mai bene alla democrazia”.
La deputata e consigliera comunale, Valeria Valente, trombata alle ultime elezioni comunali come candidata PD, ha deciso addirittura di presentare un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni: “Non è la prima volta che questo accade. Anzi, purtroppo, negli ultimi anni a Napoli è diventato un copione fisso: impedire di parlare a chi la pensa diversamente e costringerlo a interrompere manifestazioni pubbliche regolarmente autorizzate o ad andarle a celebrare in luoghi blindati. Cambiano, ogni volta i contestati, da Renzi a Salvini, da De Luca a D’Alema, i contestatori invece sono sempre gli stessi, stesse parole d’ordine, stessi metodi – dichiara Valente – E sempre la stessa è la voce che manca all’appello tra quelle che dovrebbero condannare, prendere le distanze e isolare queste azioni e questo clima di intolleranza. I silenzi del sindaco di Napoli de Magistris sono ormai troppi e ripetuti per non essere letti come accondiscendenti. Tutto questo è inaccettabile”. Le sue parole sono state bissate dal boss della Lega razzista e fascista Salvini.
Diversamente il consigliere comunale Pietro Rinaldi, vicino ai centri sociali napoletani, affermava: “Ho grande rispetto per le organizzazioni dei lavoratori, però se Susanna Camusso facesse un giro nel paese reale forse si accorgerebbe che in molti casi il suo sindacato fa parte del problema, non delle soluzioni: se dal basso della società arrivano contestazioni verso l’alto, e D’Alema e Camusso sono l’alto della società, non c’è un problema democratico – aggiunge Rinaldi – La democrazia è in pericolo quando per vent’anni si sono fatti accordi capestro sulla pelle di milioni di persone senza che questi potessero parlare. Forse non si è accorta in questi anni che dal sindacato ci sono lavoratori che ogni anno scappano perché non si sentono rappresentati e tutelati e comunque paragonare i fatti di Napoli a quelli di Ostia è veramente di chi in questo paese è attaccato alla canna del gas”.
La posizione più opportunista risulta comunque quella segnata proprio dal silenzio del neopodestà De Magistris e della sua giunta che non hanno appoggiato la giusta e salutare contestazione a Camusso e D’Alema.
Alla faccia del diritto di informazione e confermando il suo opportunistico ruolo di copertura della “sinistra” borghese, il quotidiano trotzkista “il manifesto” ha totalmente ignorato la contestazione.

15 novembre 2017