Al ballottaggio il 67,7% dell’elettorato sfiducia i partiti del regime capitalista e neofascista
Astensionismo record a Ostia-Roma
Il M5S batte il “centro-destra” ma perde il 50% dei voti, pur incassando voti PD, MDP, SI e Casa Pound. In realtà il M5S governerà con i voti del 10,3% dell’elettorato. “Centro-destra” e PD hanno perso migliaia di voti
Solo il socialismo può cambiare le citta’ e l’italia e sradicare le mafie

Il 5 e il 19 novembre 2017 si sono tenuti rispettivamente il primo turno e il turno di ballottaggio delle elezioni per il rinnovo del presidente e del consiglio del Municipio X (ex Municipio XIII) che è la decima suddivisione amministrativa di Roma Capitale, l’unico municipio al di fuori del Grande Raccordo Anulare che si estende verso il mare e comprende varie cittadine fra cui, la più grande, è Ostia.
Queste elezioni pur avendo un carattere prettamente locale hanno inaspettatamente acquisito per vari motivi una rilevanza nazionale. Perché si sono tenute in concomitanza e hanno seguito le elezioni siciliane, dove il M5S, oltre il PD di Renzi, sono risultati sonoramente sconfitti dal “centro-destra” ricompattatosi per l’occasione. Perché si trattava del primo test elettorale dopo un anno e mezzo dall’elezione di Virginia Raggi (M5S) a sindaca di Roma e di governo pentastellato della capitale. Perché si tratta di un municipio che con i suoi 231 mila abitanti è equiparabile alle più grandi città italiane. Ha infatti più abitanti di Padova, Trieste, Brescia, Reggio Calabria e rappresenta pertanto un test significativo per i futuri equilibri ed alleanze politiche ed elettorali in vista delle prossime politiche di primavera. E poi si tratta di un’area funestata dalle cosche mafiose che si spartiscono il territorio controllando ogni attività economica, gestendo gli appalti, il racket delle case popolari, le estorsioni, lo spaccio di droga e la vita politica e istituzionale. Tant’è vero che nel 2015 si è dovuto dimettere il presidente Andrea Tassone (PD) , eletto nel 2013 e difeso fino all’ultimo dal suo partito, che poi è stato condannato in primo grado a cinque anni, e successivamente lo stesso Municipio è stato sciolto e commissariato dal governo per infiltrazioni mafiose.
Gli ultimi episodi di cronaca avvenuti in piena campagna elettorale sono quello dell’aggressione da parte di Roberto Spada, fratello del boss Carmine, alla troupe Rai che gli chiedeva conto del suo appoggio a Casa Pound e al suo candidato Luca Marsella, e poi l’incendio del portone di una sezione locale del PD, per ora commesso da “ignoti”.

L’astensionismo stravince
In questo clima e in questa situazione politica l’elettorato del decimo Municipio ha dato un segnale fortissimo e inequivocabile sfiduciando apertamente e in massa i partiti del regime capitalista e neofascista lasciandoli pressoché soli e privi di consensi all’interno del governo e delle istituzioni municipali.
Già al primo turno 120.189 elettori, pari al 64,7% dei 185.661 che avevano diritto di voto, si sono astenuti, ossia hanno disertato le urne, annullato la scheda o l’hanno lasciata in bianco. Al secondo turno, quello di ballottaggio, gli astenuti sono ulteriormente cresciuti del 3% toccando la vetta record del 67,7%.
Significativo è che gran parte degli astensionisti hanno scelto di disertare le urne (63,9% al primo turno, 66,4% al secondo turno) rendendo la loro scelta elettorale esplicita e pubblica nonostante avessero gli occhi dei vari partiti e delle stesse cosche mafiose puntati addosso.
Rispetto alle precedenti elezioni municipali del 2013, l’astensionismo è cresciuto di 32.746 elettori pari a +15,1%. L’astensionismo è cresciuto anche rispetto alle ultime elezioni comunali del 2016 dove in questo Municipio aveva raggiunto la percentuale del 52,2%.
Viste le dimensioni del fenomeno astensionista non si può negare che questo sia il vincitore assoluto di questa tornata elettorale. Anche se, come al solito, sia le forze politiche che i mass media borghesi e di regime hanno clamorosamente sorvolato su questo dato e concentrato le analisi e l’attenzione su altro.

M5S al governo ma sconfitto
Al primo turno si confermano in testa il M5S e la sua candidata Giuliana Di Pillo e il “centro-destra” con la sua candidata Monica Picca di Fratelli d’Italia. Le due forze politiche erano risultate in testa in questo Municipio già alle elezioni comunali del 2016. Sono però le forze politiche che da allora hanno perso più voti. Il M5S la cui candidata risulterà poi vincitrice al ballottaggio, perde infatti per strada addirittura il 50% dei suoi consensi passando da 38.622 voti del 2016 ai 19.136 attuali. Di Pillo al ballottaggio prende 35.691 voti quando la Raggi nel 2016 ne aveva ottenuti in questo Municipio 69.869. Da considerare che nel 2016 la Raggi ottenne il suo miglior risultato proprio nel Municipio X superando il 43% dei voti validi.
È dunque contro ogni evidenza che la Raggi ha affermato all’indomani del voto che “I cittadini del Municipio X hanno riconosciuto il grande lavoro che stiamo facendo” (sic!). La verità è che l’elettorato ha sconfessato e sfiduciato proprio il suo operato che peraltro l’ha vista inerme di fronte al dilagare della criminalità mafiosa nel litorale romano.
Il M5S governerà il Municipio con appena il 10,3% dei consensi. La Di Pillo sarà presidente con il consenso di appena il 19,2% dell’intero elettorato. E questo nonostante abbia incassato al ballottaggio ben 15.914 voti in più che secondo alcuni studi sui flussi elettorali, sono in buona parte provenienti dal PD, dal MDP, da Sinistra Italiana, dalla lista autonomista di Andrea Bozzi e persino da Casa Pound. Come sembrano dimostrare i mille voti in più guadagnati dalla Di Pillo all’Idroscalo, feudo del clan Spada, e dove Casa Pound ha raggiunto circa il 20% dei voti validi.
Queste elezioni confermano così che il M5S quando riesce ad arrivare al ballottaggio ha vita facile e riesce facilmente a spuntarla proprio grazie al suo trasversalismo e alla sua capacità di attrarre consensi a destra e a manca.
La sua avversaria, Monica Picca, ha guadagnato complessivamente fra il primo e il secondo turno appena 6.728 voti.
Il “centro-destra” nel suo insieme, comprese le varie liste secondarie, secondo alcuni calcoli ha lasciato per strada rispetto al 2016 ben 11 mila voti. Così come, secondo un trend che sembra consolidarsi, ha perso migliaia di voti il PD di Renzi.
La maggioranza degli elettori che dal 2016 ai oggi hanno abbandonato il PD e il M5S si è riversato nell’astensionismo. Solo in parte minore sono andati a rafforzare gli altri candidati della sinistra borghese come Eugenio Bellomo (area PRC) e il cosiddetto “prete rosso” Don Franco De Donno. Se nel 2016 i candidati della sinistra borghese non alleati col PD avevano raccolto circa 4.000 voti, oggi ne contano quasi il doppio (8.006).

La via del vero cambiamento
La tendenza astensionista anche negli elettori di sinistra sembra inarrestabile. Ed è perciò che si intensifica da parte della classe dominante borghese, non solo attraverso il M5S ma anche partiti ed esponenti falsi comunisti, di recuperare tali elettori per ricondurli nell’ambito delle istituzioni e della Costituzione borghesi. Essi si rivolgono in particolare ai fautori del socialismo per continuare ad ingannarli e convincerli che si possa ancora cambiare le cose e la società per via parlamentare.
Su questa linea si stanno muovendo una serie di forze, composte da vecchi e nuovi imbroglioni riformisti, per dare vita a nuove trappole elettorali e politico-organizzative alla sinistra del PD in vista delle prossime elezioni politiche. Pure da Napoli, in questi ultimi giorni, è partita una iniziativa elettorale riformista e antiastensionista.
Dobbiamo sforzarci in ogni occasione e fin da ora di convincere le masse, in particolare quelle di sinistra, a liberarsi totalmente dalla perniciosa influenza dell’elettoralismo, del partecipazionismo, del riformismo, del governismo e del pacifismo e a impugnare l’astensione come un voto anticapitalista, per il socialismo e il PMLI. Perché per cambiare le città e l’Italia e sradicare le mafie occorre combattere e abbattere il capitalismo e tutto il suo sistema economico, politico, istituzionale e statale, realizzare il socialismo e dare tutto il potere politico al proletariato. E per raggiungere questo obiettivo strategico l’unica strada da percorrere resta quella universale della Rivoluzione d’Ottobre. Tutto il resto, comunque lo si presenti, è solo inconcludente riformismo fritto e rifritto.
 

22 novembre 2017