Inchiesta shock della Cnn
Aste di schiavi a Tripoli. Migranti venduti per 310 euro

Un'inchiesta della televisione americana Cnn realizzata alla fine di ottobre documenta come, all’inizio del XXI secolo, la schiavitù sia ancora una tragica realtà.
A Tripoli - cioè in quella parte della Libia governata da Fayez al-Sarraj, che è a capo di un governo riconosciuto dall’ONU e sostenuto da Renzi e Gentiloni sin dal suo insediamento alla fine del 2015 - un filmato realizzato clandestinamente documenta che solo nei pressi del porto della capitale libica molte migliaia di persone (uomini, donne e bambini, per la stragrande maggioranza provenienti dall’Africa nera) in attesa di prendere il mare per l’Europa, sono bloccate in condizione di schiavitù.
Una telecamera ha filmato una vera e propria asta ad alzata di mano, nella quale nel giro di pochi minuti vengono venduti una decina di uomini per un prezzo che va da un minimo di 500 a un massimo di 650 dinari libici (che equivalgono rispettivamente a 310 e a circa 400 euro).
Al momento di ogni aggiudicazione basta un cenno del banditore d’asta affinché lo schiavo venga consegnato, dietro pagamento, al nuovo padrone, rassegnato al suo destino.
In un secondo filmato si vede il banditore d’asta che presenta due giovani neri, dei quali uno si presenta come nigeriano, indicandoli adatti ai lavori agricoli, e alla fine entrambi sono venduti per 1.200 dinari libici (che equivalgono a poco meno di 750 euro).
I giornalisti peraltro, che hanno operato in Libia in incognito, non hanno potuto filmare tutto ciò che hanno visto, ma hanno potuto testimoniare di altre aste avvenute a Tripoli e nelle limitrofe città di Zuwara e Sabratah che si trovano nei pressi della capitale, nelle quali venivano venduti giovani neri robusti destinati a lavori pesanti, non in zone di degrado o di conflitto, bensì in quelle che, apparentemente, sembrano essere normali aree urbane con gente che lavora, donne che fanno la spesa e bambini che giocano per la strada.
Ecco a quale barbarie porta l'interventismo imperialista dell'Italia e della Ue in Libia.
 
Nonostante la schiavitù sia stata nominalmente messa al bando dall’ONU all’art. 4 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo entrata in vigore nel 1948, e nonostante ormai da molti decenni nessuno Stato al mondo la mantenga nel proprio ordinamento, il fenomeno della schiavitù ha ripreso piede nell’ultimo ventennio, tanto che l’organizzazione Slavery Footprint aveva calcolato nel 2011 che nel mondo vi erano 27 milioni di persone ridotte in uno stato di totale schiavitù, un numero che negli ultimi anni sembra drammaticamente salire ulteriormente. Senza contare quella schiavitù di fatto a cui sono condannati i migranti nel nostro Paese, costretti ad ammazzarsi di lavoro nei campi per pochi euro al giorno.
 
 

22 novembre 2017