L'Onu accusa l'Ue e l'Italia
Il patto con la Libia sui flussi migratori “è disumano”
“Migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari”
Gli accordi Minniti con la Libia vanno cancellati

La politica estera imperialista, interventista e antimigranti adottata dalla Ue e sposata in pieno dalla banda di Renzi, Gentiloni, Minniti e Pinotti per intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle "terrificanti" prigioni in Libia "è disumana". Lo denuncia l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein in un comunicato stampa diffuso il 14 novembre scorso a Ginevra in cui tra l'altro si legge che: "La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità".
L'Italia in particolare è accusata di ignorare la violazione dei diritti umani in Libia, rincorrendo l’unico obiettivo di fermare le partenze dei migranti. L’Alto commissario ha denunciato l’aiuto fornito dall’Ue e dall’Italia alla guardie costiere libiche per arrestare i migranti in mare, “malgrado i timori espressi dai gruppi di difesa dei diritti umani” sulla sorte dei migranti in Libia. Tant'è che: “Gli interventi crescenti dell’Ue e dei suoi stati membri non sono finora serviti a ridurre il numero di abusi subiti dai migranti”. Gli osservatori dell'Onu che si sono recati in Libia "sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari", ha aggiunto Al Hussein, che accusa "l'Ue e i suoi stati membri di non aver fatto nulla per ridurre gli abusi perpetrati sui migranti... La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sugli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia e pretendere che la catastrofica situazione possa progredire solo migliorando le condizioni di detenzione".
Nei giorni scorsi anche un gruppo di avvocati europei impegnati nella difesa dei diritti umani ha annunciato di aver denunciato il generale Khalifa Haftar al Tribunale dell'Aja per crimini di guerra e contro l'umanità.
L'annuncio è stato dato dall'organizzazione «Guernica 37 International Justice Chambers» che in un comunicato precisa fra l'altro che il pool di avvocati ha depositato un «rapporto d'indagine confidenziale» sulle nefandezze commesse dalla cricca del generale Khalifa Haftar presso l'Ufficio del procuratore della Corte penale internazionale (Icc) con sede in Olanda.
Il «Grupo Guernica» aggiunge che le accuse degli avvocati europei «includono, ma non sono limitate a omicidio, tortura o trattamento disumano... Haftar sta usando le sue truppe e quelle di altri gruppi armati per consolidare la propria presa sul potere senza riguardo per gli effetti che ciò possa avere sul paese». Sui crimini di guerra commessi da «individui all'interno della catena di comando» del generale esistono «informazioni credibili, corroborate da prove di prima mano... Centinaia se non migliaia di civili sono stati uccisi, torturati e sono stati scacciati dalle proprie abitazioni».
La "situazione inaccettabile" nei campi libici è documentata anche in un reportage esclusivo di Cnn, realizzato dopo aver ricevuto un filmato che testimonia una tratta di esseri umani in Libia in tutto paragonabile a quella dei tempi dello schiavismo. Nel video, oggetto della gara all'incanto sono due ragazzi, per i quali piovono offerte e rilanci. "800 dinari... 900, 1.100... venduti per 1.200 dinari (pari a 800 dollari)". Uno dei due giovani è presentato come "un ragazzone forte, adatto al lavoro nei campi". Ricevuto il filmato, Cnn è andata a verificare, registrando in un video shock la vendita di una dozzina di persone in pochi minuti. La troupe ha quindi parlato con Victory, un 21enne detenuto al Treeq Migrant Detention Center di Tripoli dove gli immigrati illegali vengono rinchiusi in attesa di espulsione: il ragazzo dice di essere stato venduto all'asta come schiavo "più volte", dopo che i suoi soldi - tutti usati per cercare di arrivare in Europa - erano finiti. "Pagai (ai trafficanti) più di un milione (oltre 2.700 dollari). Mia madre è anche andata in un paio di villaggi a chiedere soldi in prestito per salvarmi la vita".
Una donna sub-sahariana ha raccontato alla delegazione Onu, che a novembre ha visitato quattro strutture: «Sono stata portata via dal centro di detenzione e stuprata in una casa da tre uomini, compresa una guardia del centro». Donne, uomini e bambini raccontano: «Ci picchiano solo perché chiediamo cibo o cure mediche o informazioni». Un uomo rinchiuso nel centro di Tarik al-Matar, dove in 2mila vivono ammassati in un hangar senza bagni funzionanti, ha spiegato: «Non dormiamo, abbiamo malattie, ci manca il cibo, non ci laviamo per mesi. Moriremo tutti, è troppo difficile sopravvivere all’odore di feci e urine».
Stupri e violenze accompagnano i migranti fin dall’inizio del loro viaggio, ricorda l’Onu: «Sono già stati esposti a rapimenti, torture, lavori forzati, sfruttamento, gravi violenze fisiche, fame e altre atrocità nel corso dei loro viaggio attraverso la Libia nelle mani dei trafficanti». Una donna della Costa d’Avorio ha raccontato: «Durante il viaggio uomini armati hanno scelto sei donne, quando mi sono rifiutata sono stata schiaffeggiata e mi hanno puntato una pistola alla testa. Quattro uomini mi hanno stuprata. Ero all’inizio di una gravidanza, ho sanguinato molto, penso di aver perso il bambino».
L'Alto commissario ha inoltre denunciato l'assistenza fornita dall'Ue e dall'Italia alla guardia costiera libica per arrestare i migranti in mare "nonostante le preoccupazioni espresse dai gruppi per i diritti umani" sul loro destino. "Gli interventi crescenti dell'Ue e dei suoi stati membri non sono stati finora indirizzati a ridurre il numero di abusi subiti dai migranti - ha spiegato Al Hussein - Il nostro sistema di sorveglianza mostra infatti un rapido deterioramento della loro situazione in Libia".
Sono oltre 20mila i migranti rinchiusi nei lager in Libia. Secondo le cifre del Dipartimento libico di lotta contro la migrazione illegale, citate dall’Onu, 19.900 persone risultano in questi centri dall'inizio di novembre, mentre erano circa 7mila a metà settembre. Questo consistente aumento delle detenzioni segue violenti combattimenti a Sabrata, città dell’ovest della Libia, diventata piattaforma di partenza dei migranti verso l’Europa.
L’Alto commissario ha chiesto di chiudere i centri di detenzione perché “la situazione in questi campi è inaccettabile” e di depenalizzare il reato di immigrazione irregolare perché “solo le alternative alla detenzione possono salvare le vite dei migranti”.
Insomma il famigerato progetto italiano per “la gestione integrale della frontiera e dell'immigrazione in Libia”, i cosiddetti “accordi di pace fra le tribù del sud della Libia”, il “codice di condotta sui salvataggi in mare” imposto dal nuovo Scelba Minniti alle Ong e soprattutto gli accordi segreti tra i servizi italiani e i capi di due brigate libiche coinvolte nel traffico di esseri umani, non sono assolutamente “un progresso vantaggioso che permette di migliorare l'organizzazione e l'efficacia dei salvataggi” nel Mediterraneo. Servono solo, come ha denunciato recentemente un rapporto dell'Associated Press, a riempire le tasche dei trafficanti permettendo fra l'altro l'ingresso delle navi militari italiane nelle acque libiche. Tutti gli accordi, sia ufficiali che quelli sottobanco, siglati nei mesi scorsi da Gentiloni e Minniti, tramite i servizi segreti, con le milizie libiche, in particolare le brigate che operano nella zona di Sabratha, che difendono i terminali petroliferi dell'Eni ma che controllano anche gli scafisti e i punti di imbarco dei migranti, vanno immediatamente cancellati. È inaccettabile che il governo italiano e la Ue inviino fiumi di denaro ai trafficanti per tenere bloccati i migranti nelle carceri libiche, dove vengono sottoposti a torture e violenze di ogni genere; oltre a essere impiegati come schiavi per lavorare nei campi petroliferi, dopo essere stati spogliati di ogni loro avere.

22 novembre 2017