Importante intervento di Gianni Vuoso, a nome dell'Organizzazione isola d'Ischia del PMLI, all'incontro-dibattito promosso assieme al PRC e Verdi-Ambiente e Società presso la Biblioteca Antoniana di Ischia il 24 novembre 2017
Per realizzare l'Ottobre in Italia occorre liberare il proletariato dagli imbroglioni politici
Che le ragazze e i ragazzi rivoluzionari valutino la proposta rivoluzionaria del PMLI

Cari compagni, amici e giovani che avete deciso di essere stasera qui con noi per vivere, da protagonisti, il ricordo di uno degli eventi più importanti del Novecento, vi ringrazio a nome dell’Organizzazione isolana del PMLI.
La nostra manifestazione di stasera, ad Ischia, che registra la compartecipazione dei compagni di PRC e dei “Verdi-Ambiente e Società”, è quella che chiude, almeno per il nostro Partito, una nutrita serie di iniziative che si sono succedute in tutta Italia e che hanno visto, anche in altre zone, la compartecipazione di compagni del PRC. E’ il caso di Firenze, Rufina, Modena, Rimini, Milano, Varese, Biella, Fucecchio dove il PMLI è riuscito a dare il meglio di sé, per festeggiare il grande Centenario, “un evento straordinario che ha marcato indelebilmente il XX secolo” - come disse Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI al 2° Congresso nazionale del Partito svoltosi il 7 Novembre 1982 - evento di cui i revisionisti sovietici hanno fatto scempio e i revisionisti dei vari paesi cercano di oscurare, minimizzare, mentre i suoi ideali, i suoi insegnamenti, le sue proposte rimangono intatti e brillano come delle stelle. E “finché in un solo angolo della Terra- aggiunge Scuderi - vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce”.
Oggi, in occasione del 100° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre del 7 Novembre 1917, queste parole sono ancora valide.
E con queste parole, intendiamo aprire il dibattito sull’anniversario di quei famosi “dieci giorni che sconvolsero il mondo” come scrisse John Reed, l’unico giornalista occidentale che ebbe modo di seguire personalmente quegli eventi, sui quali i lavoratori, gli studenti e anche la scuola dovrebbero oggi specialmente, porre la massima attenzione.

Cosa accadde 100 anni fa in Russia?
Ma come nacque quella Rivoluzione? Il 25 Ottobre (secondo il calendario allora vigente) del 1917, Lenin lanciò l'insurrezione dopo aver constatato che i bolscevichi avevano ottenuto la maggioranza nei Soviet dei deputati operai e soldati di Mosca e Pietrogrado.
Nel Comitato centrale del Partito si opposero Kamenev e Zinoviev che resero pubblica la loro posizione. Trotzki propose di non cominciare l'insurrezione prima dell'apertura del 2° Congresso dei Soviet. La proposta fu respinta perché voleva dire far sapere in anticipo la data ed avvertire il governo di Kerenski.
L'insurrezione fu diretta praticamente dal Comitato militare rivoluzionario presso il Soviet di Pietrogrado, costituito dal Centro del Partito diretto da Stalin.
Nella notte dal 25 al 26 ottobre gli operai, i soldati e i marinai rivoluzionari assalirono il Palazzo d'Inverno dove erano asserragliati i governanti e li arrestarono. Kerenski riuscì a fuggire travestito da donna.
Il 2° Congresso dei Soviet proclamò che il potere passava interamente nelle mani dei Soviet. Questo approvò il decreto sulla pace e il decreto sulla terra e costituì il primo governo sovietico, il Consiglio dei Commissari del popolo, composto interamente dai bolscevichi. Lenin ne fu eletto presidente.
Inizia così la storia gloriosa della prima dittatura del proletariato nel mondo.
Stalin ebbe a dire che "la Rivoluzione d'ottobre ha aperto una nuova epoca, l'epoca delle rivoluzioni proletarie nei paesi dell'imperialismo".
Un'epoca che ancora perdura, nonostante che i revisionisti, con alla testa Krusciov, e qui in Italia Togliatti, consideravano superata lanciando le "vie nazionali e parlamentari al socialismo". Mentre Mao affermava il contrario, dimostrando che siamo ancora nell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria e che il "potere politico nasce dalla canna del fucile".
In Italia solo i primi pionieri del PMLI raccolsero questo messaggio: era il 1967 e ingaggiarono una strenua lotta contro i revisionisti italiani per rilanciare la via dell'Ottobre. Da allora, stiamo lavorando senza stancarci e con la stessa fiducia di ieri per risvegliare il proletariato, per fargli prendere coscienza di essere una classe per sé, per fargli adottare la concezione proletaria del mondo, cioè il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, assolutamente necessaria per trasformare il mondo e se stessi, per spingerlo sulla via dell'Ottobre, che comprende anche la lotta di classe per la soluzione dei problemi di ogni giorno e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

La restaurazione del capitalismo in URSS
Il XX Congresso del PCUS del febbraio 1956, segna l'inizio della restaurazione del capitalismo in URSS. Tra le questioni fondamentali che dividevano i marxisti-leninisti dai revisionisti c'era quella se il passaggio al socialismo dovesse avvenire pacificamente per mezzo del parlamento borghese o per via rivoluzionaria. Dopo gli anni '70, soprattutto dopo la morte di Mao, i revisionisti moderni dei vari paesi, compresi quelli italiani guidati da Berlinguer e dai suoi successori, gettarono completamente la maschera facendo cadere ogni riferimento alla conquista del socialismo sia pure per via parlamentare. Nessun partito falso comunista, pone più la questione del socialismo. Con simili partiti il capitalismo non ha nulla da temere.
Noi, riferendoci all'attuale situazione italiana, possiamo sostenere che è impossibile farla finita col capitalismo italiano, senza aver liberato il proletariato dagli imbroglioni politici vestiti da comunisti, la cui politica non è più nemmeno socialdemocratica bensì liberale. Solo così potremo realizzare l'Ottobre in Italia.

Seguire la lezione di Lenin e Stalin
Impariamo da Lenin, da Stalin e dai bolscevichi russi! Il loro insegnamento è quello più valido per poter costruire il socialismo anche in Italia. Non è anacronistico pensare un futuro socialista perché le disuguaglianze, le ingiustizie, l’arroganza del capitalismo sono oggi ancora, il male del secolo e non è un male anacronistico. Ecco perché dobbiamo abbatterlo. Non certamente con le sceneggiate del parlamentarismo e con le sagre elettorali, ma solo rivoltando il tavolo, percorrendo la sola via possibile per cambiare, quella rivoluzionaria.
E quando il PMLI afferma che dobbiamo seguire la via dell’Ottobre, intende percorrere una strada che ci permetterà di registrare conquiste come i primi atti del neonato governo sovietico: il decreto sulla pace per mettere rapidamente fine alla guerra; il decreto sulla terra che abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine; la separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa; la nazionalizzazione di banche, ferrovie, commercio estero, flotta mercantile, risorse del sottosuolo, acqua e foreste; annullamento dei debiti contratti all’estero dallo zar e dal governo provvisorio; la giornata lavorativa di otto ore; la parità dei diritti tra le donne e gli uomini e il diritto al divorzio; l’eguaglianza delle diverse nazionalità della Russia.

L’importanza della Rivoluzione d’Ottobre
Da queste considerazioni è facile affermare che la Rivoluzione d’Ottobre fu importante per svariati motivi, ma soprattutto per i seguenti, di valore universale e attuale.
1) Per la prima volta nella storia dell’umanità, la rivoluzione non vedeva l’avvicendamento di due classi sfruttatrici, ma la presa del potere da parte di una classe sfruttata – il proletariato – che aveva come obiettivo l’abolizione di ogni sfruttamento e delle classi.
2) Non basta andare al governo per cambiare radicalmente la società. Affinché la rivoluzione abbia successo e il potere passi veramente nelle mani del proletariato, non è sufficiente riformare l’apparato statale borghese; è necessario invece distruggere questo Stato ed edificarne uno di tipo nuovo, privando la borghesia del suo potere non soltanto politico ma anche e soprattutto economico, che è quello che condiziona tutto il resto. Alla dittatura della borghesia va sostituita la dittatura del proletariato. Così fecero i marxisti-leninisti russi dando tutto il potere legislativo ed esecutivo ai Soviet, con rappresentanti eletti e revocabili in qualsiasi momento, godendo le masse di una democrazia reale infinitamente maggiore rispetto a quella professata dalle democrazie borghesi.
Lo Stato borghese, precisa Lenin, “non può essere sostituito dallo Stato proletario (dittatura del proletariato) per via di ‘estinzione’; può esserlo unicamente, come regola generale, per mezzo della rivoluzione violenta ”. Se “tutte le rivoluzioni precedenti non fecero che perfezionare la macchina dello Stato, mentre bisognava spezzarla, demolirla ”, il compito dev’essere quello “non di migliorare la macchina statale, ma di demolirla, di distruggerla ” (Lenin, Stato e rivoluzione).
3) Il proletariato è assolutamente in grado di prendere e conservare il potere e costruire una società nuova senza sfruttamento, oppressione, classi, disparità di sesso e territoriali, disoccupazione e miseria.
4) La rivoluzione socialista deve essere armata del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per avere successo. La Rivoluzione d’Ottobre ha dato piena dimostrazione del valore del marxismo-leninismo come teoria rivoluzionaria del proletariato contro il capitalismo e il liberalismo per il socialismo. Ovunque nel mondo, il proletariato e i marxisti-leninisti hanno seguito la via dell’Ottobre, hanno vinto e ottenuto conquiste epocali, pensiamo alle rivoluzioni socialiste della storia, a partire da quella cinese. Al contrario, i revisionisti allontanandosi dalla via dell’Ottobre, dal marxismo-leninismo e dalla lotta per il socialismo, com’è stato il caso del PCI di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, hanno legato mani e piedi del proletariato alla borghesia e al capitalismo.

Il disegno di socialismo del PMLI
Il vero socialismo, quello scaturito dalla Rivoluzione d’Ottobre, in Italia è sostenuto e propagandato solo dal PMLI, che ne ha elaborato un disegno generale, adatto alla situazione del nostro Paese, approvato dal 3° Congresso nazionale svoltosi nel dicembre 1985.
Il nostro disegno di socialismo, sul piano economico - scrive il compagno Scuderi nel suo rapporto politico - prevede che “dovremo strappare alla borghesia e ai latifondisti tutto il capitale, tutte le banche, tutti i mezzi di produzione e di scambio, tutta la terra, tutte le fabbriche e le aziende agricole, tutte le miniere, le cave, tutti i mezzi di trasporto via terra, mare e cielo, tutti i mezzi di comunicazione di massa, tutto il patrimonio edilizio urbano e rurale. … Nel nostro socialismo non vi dovranno essere sfruttatori di nessun tipo. All’inizio e per un certo periodo potranno sussistere delle piccole aziende familiari artigiane, commerciali e agricole, ma una volta riorganizzata l’intera produzione nei vari settori economici, anch’esse dovranno sparire ed essere assorbite dalla produzione socialista. … Non più proprietà privata capitalistica, non più mercato, non più ricerca del massimo profitto, non più accumulazione privata, non più anarchia della produzione e crisi cicliche di sovrapproduzione, non più disoccupazione; ma proprietà collettiva socialista, scambio equo tra città e campagna, massimo soddisfacimento delle esigenze materiali e culturali delle masse, pianificazione economica nazionale e sviluppo ininterrotto della produzione e delle forze produttive, piena occupazione”.
“Tutto il potere apparterrà ai lavoratori e al popolo che lo eserciteranno attraverso le assemblee popolari ai diversi livelli. … Le assemblee popolari dovranno essere composte prevalentemente da operai e contadini sulla base della triplice unione degli anziani, delle persone di età media e dei giovani, con una rappresentanza paritetica di donne e uomini. I candidati alle assemblee popolari dovranno essere presentati, discussi e approvati dalle assemblee delle masse interessate mediante la democrazia diretta. Avranno diritto ad essere eletti anche le ragazze e i ragazzi di 16 anni. Ogni deputato avrà l’obbligo di rispettare il mandato ricevuto dai suoi elettori, di rendere conto periodicamente a loro della propria attività e di quella dell’assemblea popolare di cui fa parte, e potrà essere revocato in qualsiasi momento su decisione della maggioranza dei suoi elettori. La retribuzione dei deputati anche nazionali non dovrà superare il salario medio degli operai dell’industria”.
Sul piano dell’educazione, “dovremo avere una particolare cura verso l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni. Inviteremo la classe operaia e i contadini a entrare nelle scuole e nelle università per dirigerle allo scopo di infondere ai giovani un’educazione proletaria rivoluzionaria, scientifica e socialista e per cambiare radicalmente l’orientamento, i contenuti e i metodi dell’insegnamento. L’istruzione dovrà essere totalmente rivoluzionarizzata sulla base dell’ideologia proletaria, del materialismo storico e dialettico, delle più avanzate scoperte scientifiche e tecnologiche, del criterio studio-lavoro e teoria-pratica, dell’interscambiabilità dei ruoli e delle mansioni professionali. Gli studenti dovranno avere un ruolo attivo nella vita scolastica”.

La teoria menzognera
È una strada difficile, certo, perché siamo combattuti da chi si professa comunista ma in realtà segue altri principi e dai reazionari che vogliono imporre il capitalismo con tutte le sue nefandezze. E poi c’è una vecchia teoria. “La vecchia ‘teoria’, - ecco l’estrema attualità di Stalin - secondo la quale gli sfruttati non possono fare a meno degli sfruttatori, così come la testa e le altre parti del corpo non possono fare a meno dello stomaco, (…) costituisce oggi la pietra angolare della 'filosofia'’ politica della socialdemocrazia (…). Questa ‘teoria’, che ha assunto ormai il carattere d’un pregiudizio, costituisce attualmente uno dei più gravi ostacoli alla penetrazione dello spirito rivoluzionario nel proletariato dei paesi capitalistici. Uno dei risultati più importanti della Rivoluzione d’Ottobre è che essa ha inferto un colpo mortale a questa ‘teoria' menzognera”.

La Costituzione sovietica del '36 e quella borghese italiana del '48
Ma il capolavoro della Rivoluzione d’Ottobre sta proprio nell’approvazione della sua Costituzione, ben diversa dalla nostra borghese del '48.
L’art. 1 della nostra Costituzione sancisce che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Ma di quale lavoro si può parlare oggi, in considerazione della galoppante disoccupazione in particolare quella giovanile? È la domanda che si pone il compagno Urban nel suo intervento durante il dibattito a Biella. E il lavoro di chi? Il lavoro salariato sempre più sfruttato e funzionale ad aumentare i profitti dei padronati? E ancora l’articolo 41 sull’iniziativa economica privata ma gestita dai monopoli e dalle multinazionali che dettano le regole del mercato. Ed infine l’art. 40 su un diritto di sciopero che si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano (se cambiano le regole non si sciopera più…).
Nel 1936, nell’Unione Sovietica di Stalin che molti continuano a tratteggiare come un tiranno sanguinario, l’art. 1 di quella Costituzione stabilisce che l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche è uno Stato socialista degli operai e dei contadini; all’art. 2 che la base politica dell’URSS è costituita dai Soviet dei deputati dei lavoratori, sviluppatasi e consolidatasi in seguito all’abbattimento del potere dei proprietari fondiari e dei capitalisti e alla conquista della dittatura del proletariato; all’ art. 3 che tutto il potere appartiene ai lavoratori della città e della campagna, rappresentanti dei Soviet dei deputati dei lavoratori; all’art. 4 che la base economica dell’URSS è costituita dal sistema socialista dell’economia e della proprietà socialista degli strumenti e mezzi di produzione, affermatasi in seguito alla liquidazione del sistema capitalista dell’economia, all’abolizione della proprietà privata degli strumenti e mezzi di produzione e all’eliminazione dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo; all’art. 5 che parla della proprietà socialista dell’URSS; all’art. 6 che la terra, il sottosuolo, le acque, i boschi, le officine, le fabbriche, le miniere, le cave, i trasporti ferroviari, acquei ed aerei, le banche, i mezzi di comunicazione, le grandi aziende agricole organizzate dallo Stato e così pure le aziende comunali e la parte fondamentale del patrimonio edilizio nelle città e nei centri industriali, sono proprietà dello Stato, cioè patrimonio di tutto il popolo.

Democrazia borghese e democrazia socialista
E parliamo di democrazia, la democrazia socialista e quella borghese dei Paesi capitalisti. Può fare ciò che vuole l’industriale e allo stesso tempo l’operaio o il disoccupato? Se la democrazia riconosce al capitalista la libertà di sfruttare il lavoratore salariato, di decidere i livelli di disoccupazione, i prezzi delle merci e delle case, così come del lavoro anch’esso ridotto a merce, e via via tutto il resto, quali libertà rimangono ai lavoratori, ai pensionati, agli studenti e al proletariato in generale? Ad essi è concessa solo quella di essere comandati come marionette e sfruttati fino all’osso, nell’interesse del capitale.
Questi diritti sanciti negli articoli della Costituzione sovietica non rimasero sulla carta in quanto vennero istituite scuole di ogni grado, costruiti ospedali, nuove abitazioni, trasporti pubblici, una fittissima rete di servizi sociali, la pensione che garantiva una vecchiaia più che dignitosa alle operaie e agli operai. Con la restaurazione del capitalismo in URSS e con il “crollo del muro”, dal '90 ad oggi assistiamo ad un continuo esodo di russi, ucraine, rumeni, polacchi, in cerca di lavoro in Italia e anche nell’isola d’Ischia. Tanti di loro dichiarano apertamente che le condizioni di vita nell’Unione Sovietica erano ben diverse da quelle di oggi, che il loro paese sotto la guida di Stalin aveva raggiunto dei successi mondiali.
E oggi, che vita spetta in Italia agli operai? Povertà, contratti atipici, a chiamata, a progetto, senza tutele sindacali, ricattabili, sottomessi e super sfruttamento generalizzato. E ai contadini, specialmente del Sud? Il caporalato che, ritornato ad alzare la testa come prima degli anni ’50 del ’900, sceglie chi sfruttare come meglio gli pare e piace, per non parlare dei migranti che sono schiavi alla loro mercé.

Insomma, chiediamo: vogliamo fare come in Russia o no?
A fronte di questa nera situazione politica ed economica delle masse creata dal capitalismo che vede il proletariato ripiombato per colpa dei revisionisti e dei riformisti in una situazione premarxista, quali sono le indicazioni e le proposte politiche da offrire al proletariato italiano?
Il clima nero con le sue violenze alimentate da Forza Nuova, Casapound, dai fascisti sotto varie spoglie, il rigurgito dei neonazisti eletti perfino in alcuni parlamenti europei, le vomitevoli manifestazioni della destra più estrema e violenta che hanno invaso le strade della Polonia del papa nero Wojtyla, non sono forse il risultato della politica revisionista, di una “sinistra” che vuole essere liberale, che rifiuta il marxismo, che cerca alleanze proprio con la destra per arraffare qualche voto in più?
A questo punto è doveroso chiedere a quanti si aspettano grandi cambiamenti attraverso il voto ai partiti parlamentari, come si vuole raggiungere il socialismo in Italia? Con la via parlamentare presentando liste alle prossime elezioni politiche?
Noi siamo per la via rivoluzionaria dell’Ottobre e sosteniamo l’astensionismo elettorale prendendo ad esempio il valoroso popolo siciliano che alle recenti elezioni regionali ha fatto registrare il 53,3% delle astensioni. O quello di Ostia dove l’astensionismo ha sfiorato il 70%!
L’astensionismo rimane l’arma elettorale da usare per delegittimare, indebolire e disgregare le istituzioni rappresentative borghesi e per elevare la coscienza politica anticapitalista e anti-istituzionale e la combattività delle masse.
È principalmente dalle nuove generazioni lavoratrici e studentesche che dipende il successo della lotta contro il capitalismo per il socialismo. Bisogna osare ribellarsi contro il capitalismo, i suoi governi, le sue istituzioni, la sua cultura, le sue proposte, le sue idee e i suoi stili di vita, gettarsi nella lotta di classe e battersi in prima fila per la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato.

Ai giovani chiediamo di valutare la proposta del PMLI
Alle ragazze e ai ragazzi rivoluzionari in particolare proponiamo di valutare la proposta del PMLI, di aprire un confronto con esso e di unirsi a noi come militanti o simpatizzanti. “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare”. È quindi necessario a livello di base sedersi attorno a un tavolo e discutere i tre elementi che compongono tale parola d’ordine e per ciascuno di essi stabilire cosa fare tenendo presente la situazione concreta in cui si opera, le forze che disponiamo e il principio più qualità e meno quantità. “Dobbiamo essere coscienti che non basta propagandare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la linea generale del Partito e le denunce e le malefatte del governo centrale; per far breccia nel proletariato e nelle masse e ottenere il loro consenso - dice Giovanni Scuderi - occorre occuparsi dei loro problemi concreti e immediati e aiutarle a risolverli”.
La via dell’Ottobre è ancora aperta, l’esempio della Grande Rivoluzione Socialista Sovietica non si è spento, il valore del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e del socialismo resta intatto. Come afferma il Comitato centrale del PMLI nel Documento sul Centenario della Rivoluzione d'Ottobre.

L’Ottobre russo è ancora attuale
Per noi resta sempre valido l’insegnamento della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
L’Ottobre russo è ancora vivo, attuale e indica al proletariato di tutti i Paesi la via dell’emancipazione, che è quella della rivoluzione socialista, del socialismo e del comunismo. Mao la sottolineava con queste parole: “La Rivoluzione d’Ottobre aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione’’ .
Certo, non siamo sciocchi, sappiamo bene che nell’immediato, la rivoluzione socialista in Italia è un orizzonte lontano; tuttavia chiedere “quando?” non è la domanda essenziale da farsi; dobbiamo chiederci invece se vogliamo fare come la Rivoluzione d’Ottobre oppure no.
Se rispondiamo di sì, il nostro compito dovrà essere quello di lottare ogni giorno, strenuamente, contro il capitalismo e in quella direzione!
Vi ringrazio della partecipazione e dell’attenzione.
Viva il PMLI!

29 novembre 2017