Sentenza del Tribunale penale internazionale dell'Aja
Il boia di Srebrenica condannato all'ergastolo
L'ex capo militare serbo e bosniaco Mladic colpevole di genocidio e complicità in genocidio

La Corte del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja (Tpi) per i crimini nella ex Jugoslavia, presieduta dal giudice Alphons Orie, ha chiuso il 22 novembre il processo di primo grado riconoscendo l'ex capo militare serbo e bosniaco Ratko Mladic colpevole di genocidio e complicità in genocidio e condannandolo all'ergastolo. L'accusa ha basato la sua inchiesta in particolare sul genocidio dei musulmani bosniaci nella città di Srebrenica, definito un crimine contro l’umanità. Altri massacri e altri crimini contro l'umanità hanno contraddistinto le guerre nella penisola balcanica in seguito alla dissoluzione della ex Jugoslavia, a partire dai bombardamenti dell'imperialismo americano con i proiettili con l'uranio arricchito che hanno causato vittime anche nelle truppe alleate impegnate nell'intervento sotto le insegne della Nato del 1999. Le indagini avviate in tale direzione dal Procuratore Carla Del Ponte sono finite nel nulla e sul banco degli accusati ci sono finiti solo i principali criminali dei paesi balcanici, fra i quali l'ex presidente serbo-bosniaco Radovan Karadžic condannato nel 2016 a 40 anni di reclusione.
Ratko Mladic venne nominato comandante di stato maggiore dell’esercito serbo bosniaco nel maggio 1992, un mese dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina scatenata dai serbi bosniaci contro le altre due componenti nazionale, la croata e quella dei musulmani, cercando l'unione con Belgrado nella Grande Serbia di Slobodan Milosevic. Contro Mladic il Tpi aveva emesso due mandati, nel luglio e nel novembre del 1995, successivamente unificati in un solo atto di accusa con le principali imputazioni, dalla violazione delle leggi e delle usanze di guerra ai crimini contro l’umanità e genocidio. A suo carico anche i crimini compiuti durante l'assedio di Sarajevo nel 1992 in cui morirono più di 12mila civili.
Gli accordi di Dayton del novembre 1995 gestiti dall'imperialismo americano pongono fine alla guerra in Bosnia disegnando i confini di due Stati, quello Serbo-croate e quello Musulmano-croato, sostanzialmente in base ai territori occupati dalle rispettive milizie e impongono la fine della guerra. Mladic si rifugia in Serbia e solo nel 2011 viene consegnato al tribunale dell'Aja dai dirigenti di Belgrado che lo usavano come carta di scambio con la Ue per aprire il percorso dell'adesione; il processo iniziava il 16 maggio 2012. Il suo più efferato crimine era la strage di Srebrenica, compiuta su suo ordine nel luglio 1995, quando i suoi soldati rastrellavano e sterminavano circa ottomila tra uomini e ragazzi musulmani, sotto gli occhi dei soldati olandesi del contingente Nato che presidiavano l'enclave musulmana.
Nel luglio 2014 il tribunale dell'Aja aveva condannato l'Olanda, il primo Stato riconosciuto responsabile delle azioni compiute dai propri soldati sotto mandato Onu, perché i suoi soldati consegnarono ai soldati del macellaio Mladic 300 musulmani che si erano rifugiati nella loro base. Tre anni dopo arriva la condanna all'ergastolo del boia di Srebrenica.
 
 
 
 

29 novembre 2017