Un segnale, un esempio e una conferma importanti e incoraggianti
150 mila in piazza a Roma contro la violenza maschile sulle donne
Le ragazze grandi protagoniste. Il PMLI diffonde l'invito ad esprimersi sul documento del CC del PMLI sulla Rivoluzione d'Ottobre. Manifestazioni anche in altre città d'Italia e del mondo. La polizia tenta di far togliere un cartello contro Minniti e lo stupro dei carabinieri a Firenze. Importante presenza di tanti uomini, giovani e adulti
Lottiamo unite e uniti contro il capitalismo per rimuovere le cause della violenza sulle donne e sulle disparità di genere

Dalla nostra inviata speciale
Una marea di donne ha inondato Roma il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza maschile e di genere sulle donne. 150 mila manifestanti provenienti da tutto il Paese, comprese Sicilia e Sardegna, hanno dato vita a una grande, combattiva e colorata manifestazione organizzata da Non una di meno (NUDM).
Molte partite dalle 24 città d'Italia dove NUDM è presente con pullman e treni, ma anche tante ragazze e donne arrivate in macchina. Un duro colpo al governo antifemminile Gentiloni e ai reazionari che considerano le donne un oggetto da opprimere, sfruttare e sottomettere, una persona di serie B, utile solo per fare figli e per i lavori domestici e di cura, al servizio degli uomini e della famiglia.
Le ragazze, giovanissime, studentesse, militanti dei vari Centri sociali italiani, sono state le grandi protagoniste di questa marea rumorosa e colorata, per alcune di esse era la prima volta che partecipavano a una manifestazione nazionale a Roma, in certi casi hanno affrontato il viaggio verso la capitale da sole pur di essere presenti al corteo. Come ad esempio Paola di Firenze che per l'occasione si è fabbricata un cartello dove aveva scritto da un lato “Abbattere il capitalismo e il patriarcato, la libertà non è reato” e dall'altro aveva disegnato un simbolo femminista vecchio stampo aggiornandolo con un pugno chiuso nel mezzo. In tutto il corteo le giovani e giovanissime spiccavano nel ruolo di animatrici, erano soprattutto loro in prima fila a tenere gli striscioni, trascinante la loro combattività tanto da coinvolgere nel grido di slogan, balli e salti contro la violenza sulle donne e di genere anche le donne molto più grandi di età.
Tangibile sia negli slogan che nei cartelli una presa di coscienza dei mali della società capitalista responsabile e causa della violenza maschile sulle donne e delle disparità di genere. “Lo stupratore non è malato ma è il figlio sano del patriarcato” si leggeva in diversi cartelli portati tipo sandwich. “Fuori il sessismo dall'università” era lo striscione delle studentesse universitarie di “Torvergata in lotta”. Come pure slogan che poneva il lavoro al centro delle rivendicazioni femminili. In uno striscione campeggiava: “No all'alzamento della pensione a 67 anni”. Ma anche contro le discriminazioni sui posti di lavoro. Slogan contro l'obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche e in difesa della legge 194 e contro la chiusura dei consultori.
In più parti del corteo i riferimenti all'antifascismo e all'antirazzismo, lo striscione di un collettivo femminista chiedeva la chiusura della sede di Casapound, fra l'altro poco distante da dove passava il corteo. Le ragazze della scuola popolare di musica del Testaccio di Roma intonavano nel loro spezzone i canti della tradizione operaia e antifascista come “Le otto ore”, “La mondina” e “Bella ciao”, quest'ultima cantata e rilanciata anche dai manifestanti vicini.
Al concentramento la polizia ha tentato di eliminare alcuni cartelli di un gruppo di lavoratrici riportanti slogan contro i poliziotti stupratori di Firenze e il ministro Minniti. Non volevano farle sfilare nel corteo a meno che non levassero dagli slogan il nome di Minniti. Un intervento censorio gravissimo che la dice lunga sulla “libertà di opinione” nel regime neofascista del governo Gentiloni, è stato denunciato dai microfoni delle organizzatrici e un coro in difesa delle lavoratrici si è levato dal corteo facendo desistere i poliziotti e permettendo alle lavoratrici di confluire nella manifestazione.
NUDM aveva pensato di aprire la manifestazione con uno spezzone composto esclusivamente di solo donne dei centri antiviolenza, poi a seguire lo striscione nazionale di Nonunadimeno avrebbe convogliato sia donne che uomini. Ma ciò è stato superato nella pratica data l'importante presenza di uomini, più di altre manifestazioni femminili, giovani e adulti che hanno sfilato accanto alle proprie compagne di lotta, di lavoro, di vita, o come in molti casi a fianco delle proprie figlie o amiche, fin dalla testa del corteo. Tantissime coppie con passeggini e bambini piccoli.
La manifestazione è partita al ritmo del rumore dei palloncini rosa usati a mo' di caracas, NUDM ha voluto rendere omaggio alle 84 donne uccise dall'inizio dell'anno, le organizzatrici li avevano distribuiti a centinaia e centinaia, sopra ognuno di essi era scritto il nome di una donna assassinata e al loro interno avevano messo del riso per farli “suonare”.
Molte le organizzazioni che hanno aderito alla manifestazione organizzata da NUDM come l'ARCI nazionale, Articolo 21, Actionaid Italia, la Federazione Nazionale della Stampa italiana e la FIOM nazionale, quest'ultima in un comunicato nei giorni precedenti afferma: “Continueremo ad esserci finché non saremo libere dalla violenza maschile e di genere in tutte le sue forme. Non ci fermeremo finché il cambiamento non sarà strutturale, a partire dalla scuola, dal lavoro, dalla salute, dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro”.
La Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” del PMLI di Roma e l'Organizzazione di Civitavecchia in questo clima combattivo ed effervescente hanno diffuso centinaia di copie del volantino che invita a leggere e a esprimersi sul Documento del Comitato centrale del PMLI sul centenario della Rivoluzione d'Ottobre e ha sfilato in corteo tenendo alte le bandiere del nostro amato Partito, fra l'altro oggetto di molte fotografie. Una compagna del Pakistan ha chiesto informazioni sul PMLI poiché attratta dall'effige di Mao sulla bandiera, dicendosi anche lei maoista e chiedendo ai compagni i recapiti del Partito.
La giornata di sabato è stata segnata dalla forte mobilitazione femminile non solo a livello nazionale con la manifestazione di Roma, fra l'altro chi non ha potuto partecipare al corteo nazionale ha organizzato nella sua città sit-in e manifestazioni come a Verona o a Catania dove era presente il PMLI, ma anche a livello internazionale. A migliaia le ragazze hanno sfilato a Parigi e cortei ci sono stati in più di 50 città della Spagna. Le donne turche hanno sfidato la polizia a Istanbul che non voleva far svolgere il corteo vincendo la diatriba e marciando a migliaia per le vie della capitale turca.
Sabato 25 novembre le donne hanno dato un importante e incoraggiante segnale a livello politico e hanno confermato con la loro combattività, costituendo uno stimolo e un esempio, che si può scendere in piazza senza alcun timore per risolvere i propri problemi, quando non si ha niente da perdere ma tutto da conquistare. E questo le donne lo hanno dimostrato in più di un anno di mobilitazioni contro la violenza sessuale e di genere, contro le discriminazioni delle masse femminili in ogni campo sia questo lavorativo, sociale, politico o culturale. Dalla manifestazione del 26 novembre 2016, dai cortei per lo sciopero generale dell'8 Marzo, dalle manifestazioni contro gli stupri del 28 settembre è sempre stata un'escalation di mobilitazioni dove le masse femminili hanno risposto riversandosi in piazza. Ciò ha smosso le istituzioni. La Boldrini ha aperto l'Aula della Camera e le altre sale alle donne, 1.300 provenienti da tutta Italia, alle vittime di violenza e a chi le sostiene.
L'aver individuato il capitalismo come causa della violenza maschile sulle donne e di genere da parte di NUDM è comunque un merito e un punto di partenza. Il problema è capire fino in fondo che per rimuovere le cause ultime della discriminazione e l'oppressione economica, sociale, politica e familiare della donna non basta aspirare a un cambiamento generico del capitalismo. Il capitalismo va abbattuto insieme alle sue istituzioni, e a tutta la sua sovrastruttura ideologica, statale, politica, giuridica, culturale e morale che impediscono una reale uguaglianza fra donna e uomo.
Forti di questa consapevolezza facciamo appello a tutte le donne, le giovani, le ragazze che si sentono rivoluzionarie, antifasciste e anticapitaliste a lottare unite e uniti con gli uomini con lo stesso orientamento politico al fianco del PMLI contro il capitalismo e per il socialismo per rimuovere le cause della violenza sulle donne e sulla disparità di genere.

29 novembre 2017