Supersfruttamento e niente diritti nella multinazionale svedese
Licenziamenti selvaggi all'Ikea
Vittime una mamma di un disabile, “rea” di non poter anticipare l'ingresso di due ore, e un padre di due figli per un ritardo di 5 minuti

Il sindacato: “Decisione illegittima e vergognosa. Daremo battaglia”
Due gravissimi episodi accaduti nei punti vendita della multinazionale Ikea fanno chiaramente capire ai lavoratori quali sono le delizie che riserva loro la schiavitù capitalistica.
Lo scorso 28 novembre l’operaia Marica Ricutti - una lavoratrice di 39 anni, madre separata di due bambini di cui uno disabile, che da 17 lavorava all’Ikea di Corsico (nei pressi di Milano) - è stata licenziata in quanto si è rifiutata di sottostare a un cambio di mansione, impostole dalla direzione aziendale, che, anticipando il suo ingresso nello stabilimento alle 7 di mattina, le avrebbe di fatto impedito di portare entrambi i figli a scuola e di assicurare a quello disabile una cura specialistica.
La lavoratrice peraltro aveva fatto tutto quanto possibile per conciliare le sue esigenze private con quelle dell’azienda, accettando il cambio di reparto, chiedendo che il gruppo svedese le andasse incontro per gli orari, e richiedendo anche l’intervento del sindacato. All’inizio, afferma la donna, l’azienda si è dimostrata apparentemente disponibile, ma in seguito le ha prima contestato il fatto che proseguisse nell’orario che faceva prima del cambio, con inizio alle 9 del mattino, poi è arrivato il licenziamento.
La Filcams Cgil ha immediatamente proclamato due ore di sciopero in sua solidarietà nello stabilimento di Corsico, con un presidio annunciato per il 5 dicembre, e tutte le sigle sindacali si sono unite per condannare l’arbitrarietà di tale decisione dell’azienda, la quale, dopo aver comunicato di voler meglio approfondire la questione, il 29 novembre ha confermato il licenziamento, sostenendo che il provvedimento è doloroso ma giusto.
Lo stesso 29 novembre un’altra decisione sproporzionata e abnorme dell’azienda era presa nello stabilimento Ikea di Bari dove l’operaio quarantenne Claudio Amodio - dipendente Ikea da 11 anni, padre di due figli e con un mutuo a carico - veniva licenziato in tronco per essersi trattenuto in pausa 5 minuti in più rispetto al tempo previsto, e a questo punto si può ben parlare di una vera e propria strategia del colosso svedese allo scopo di terrorizzare i lavoratori, ai quali evidentemente deve giungere da parte dell’impresa il messaggio forte e chiaro che al minimo problema essi rischiano di venire estromessi dall’azienda.
Ivana Veronese della segreteria nazionale Uiltucs parla, a proposito del fatto accaduto a Bari, di “licenziamento illegittimo e vergognoso ” e di un “provvedimento eccessivo e sproporzionato che ha portato l’uomo, tra l’altro monoreddito, ad essere cacciato dopo ben 11 anni di lavoro impeccabile ” mentre Giuseppe Zimmari, segretario generale della Uiltucs Puglia, ha chiaramente detto che “è un licenziamento senza dubbio illegittimo e sarà impugnato a livello legale. Daremo battaglia dal punto di vista sindacale, non ci fermeremo ”.
Entrambi i casi sono i chiari sintomi di una situazione che, all’interno dell’azienda, è diventata insostenibile per i lavoratori, una situazione che si sta aggravando sempre di più su tutto il territorio nazionale, con cambi arbitrari di mansioni, variazioni repentine di turni e orari, e per di più con stipendi assolutamente inadeguati, tutti fattori che hanno prodotto un malessere diffuso.
Ora si tratta di respingere con la lotta questi due infami licenziamenti e impedire che la multinazionale svedese continui a cancellare ogni diritto e a supersfruttare i lavoratori.
 

6 dicembre 2017