Mantova
Il sindaco Palazzi, della banda di Renzi, indagato per tentata concussione
Cercava di ottenere “favori sessuali” in cambio di contributi ad associazione culturale. Usava dipendenti comunali come garzoni per la spesa

Il 22 novembre i carabinieri del nucleo investigativo di Mantova hanno recapitato un avviso di garanzia al sindaco renziano Mattia Palazzi con l'accusa di tentata concussione sessuale continuata nei confronti della vicepresidente di un’associazione culturale destinataria di fondi pubblici.
A casa del 39enne sindaco piddino gli inquirenti hanno sequestrato il telefono cellulare, il pc e il tablet. Stessa procedura adottata anche nei confronti della presidente e della vicepresidente dell’associazione culturale al centro di questa vicenda, sentite dai procuratori come persone informate sui fatti.
Secondo il Pubblico ministero (Pm) titolare dell'inchiesta, Palazzi dal novembre dell’anno scorso fino a qualche giorno fa ha inviato alla vittima una lunga serie di messaggi via facebook e whatsapp in cui chiede prestazioni sessuali in cambio di finanziamenti pubblici.
Nei messaggi si leggono frasi del tipo: “Staresti bene messa a … sei una birichina”, “Ricordati che le cose non vanno avanti senza il benestare del sindaco, attieniti alle regole”. “Vieni qui che ti…”.
Agli atti dell'inchiesta c'è anche una foto di Palazzi nudo spedita alla vittima per convincerla a sottostare alle sue richieste.
L’indagato è stato già interrogato per tre ore dal sostituto procuratore Donatella Pianezzi e dal procuratore capo Manuela Fasolato ma le sue risposte non hanno soddisfato gli inquirenti e perciò è probabile che Palazzi sarà riconvocato in procura per un nuovo interrogatorio.
Ma non è tutto. Perché il nome di Palazzi e del suo assessore alla rigenerazione urbana Lorenza Baroncelli compaiono tra i fascicoli di una nuova inchiesta avviata della procura mantovana che indaga sull’utilizzo improprio del personale del Comune, impiegato per commissioni al di fuori delle loro mansioni d’ufficio come fare la spesa o portare i caffè.
L'ipotesi di reato è peculato e già diversi dipendenti comunali sono stati sentiti nei mesi scorsi dagli investigatori il cui lavoro, negli ultimi tempi, si è intensificato con altro personale di stanza nel municipio di via Roma chiamato a rispondere alle loro domande.
Tra i vari casi al vaglio degli inquirenti c'è quello di un messo comunale che durante l’orario di servizio veniva mandato dal sindaco in salumerie e supermercati del centro, lungo l’asse via Calvi-via Orefici-via Giustiziati, a comprare bresaola.
Il secondo episodio riguarda sempre lo stesso messo, stavolta nella veste di cameriere. Su ordine degli amministratori, era solito andare nei bar vicini al Comune a prendere caffè, cappuccini e brioche da portare poi al sindaco, al piano nobile del municipio, e ad altri assessori che hanno l’ufficio al secondo piano.
E poi c’è anche un “garzone” donna usata da Palazzi, sempre nelle ore d’ufficio, per acquistare in negozi del centro frutta e verdura.
Convocati in procura alcuni messi-camerieri hanno già ammesso i loro servigi a sindaco e assessora e hanno aggiunto anche alcuni particolari, fra cui ad esempio, “l’insoddisfazione del sindaco per come avevano eseguito i suoi ordini o le pretese di un assessore”. Palazzi infatti si lamentava spesso con il messo per la qualità delle prugne acquistate che, a suo dire, sarebbero state troppo acerbe mentre a lui piacciono più mature. Anche l’assessore Baroncelli si è fatta servire dai messi frutta e verdura, caffè e pasticcini di prima qualità e di cui si dice sia molto golosa.
 

13 dicembre 2017