Anche i reali d'Inghilterra e istituti religiosi investono nei paradisi fiscali
Nella lunga lista di evasioni fiscali ci sono un ministro di Trump, Soros e 120 politici borghesi e star

Il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, che ha lavorato a stretto contatto con International Consortium of Investigative Journalists, oltre 380 giornalisti attivi in 67 Paesi, dei Paradise Papers, ha pubblicato un voluminoso dossier dal quale risultano i nomi di migliaia di evasori fiscali di tutto il mondo, che hanno occultato ingenti capitali nei paradisi fiscali.
I documenti provengono da due studi internazionali di professionisti che forniscono e gestiscono società offshore, ossia Appleby, che ha sede nelle Bermuda con nove filiali in altrettanti paradisi fiscali, e Asiaciti Trust, che ha sede a Singapore e 7 filiali, neanche a dirlo, in Stati che sono altrettanti paradisi fiscali.
Da tale documentazione emerge quanto il sistema finanziario occultato nei paradisi fiscali sia una sorta di economia parallela, sovrapponendosi al mondo visibile degli uomini d’affari, politici, attori e di colossi come Apple, Nike, Uber e altre multinazionali, che vogliono evitare di pagare le tasse grazie ad artifizi contabili sempre più intricati e fantasiosi.
Il nome più altisonante che è spuntato fuori dall’inchiesta è quello della regina Elisabetta II la quale ha investito circa 10 milioni di sterline nelle Isole Cayman, dove la tassazione è praticamente inesistente, tramite il Ducato di Lancaster.
La sovrana, contattata dal consorzio che ha coordinato l’inchiesta, ha risposto che paga comunque regolarmente le tasse alle Isole Cayman, ma le si potrebbe obiettare che lei è capo di Stato nel Regno Unito, ed è lì che dovrebbe pagarle. Anche altri alti esponenti della famiglia reale inglese hanno investito somme minori nei paradisi fiscali, così come hanno fatto anche il principe Carlo e Lord Ashcroft, aristocratico uomo di affari britannico, ex dirigente del Partito Conservatore britannico, che ha a sua volta nascosto nei paradisi fiscali una fortuna pari a 450 milioni su conti offshore.
La regina Noor di Giordania a sua volta risulta beneficiaria di due trust nel Baliato di Jersey, che è un paradiso fiscale posto sull’Atlantico a poche miglia dalle coste francesi della Normandia, e che dipende dalla Corona britannica, ossia da Elisabetta II del Regno Unito, che vi regna come sovrana assoluta.
Anche 120 politici borghesi di tutto il mondo hanno evaso il fisco in patria per dirottare i loro capitali nei luoghi dove le tasse non esistono. I nomi più importanti tra tali politici sono di due americani, un repubblicano e un democratico, quasi a dimostrare che la politica borghese rappresenta una vera e propria truffa, che in questo caso è evasione fiscale, per i lavoratori: il nome più importante tra i repubblicani è quello di Wilbur Ross, attuale segretario al Commercio del presidente americano Donald Trump, che ha interessi in comune con il genero di Putin in una società di navigazione che ha effettuato investimenti offshore, mentre tra i democratici spicca il nome di Wesley Clark, generale a quattro stelle dell’esercito e già in corsa per le elezioni presidenziali del 2004, che risulta amministratore di una società di gioco d’azzardo legale collegata a strutture offshore. Anche il finanziere George Soros, che foraggia cospicuamente i democratici americani, è presente negli elenchi.
Anche Stephen Bronfman, braccio destro del primo ministro canadese canadese Justin Trudeau, ha compiuto spericolate operazioni per nascondere ingenti capitali alle Isole Vergini.
Tra imprese e imprenditori che hanno investito in paradisi fiscali sono spuntati fuori i nomi dei colossi americani Apple e Nike, e anche quello di Paul Allen, cofondatore di Microsoft, che ha investito i suoi soldi, tramite società offshore, in un gigantesco yacht e in alcuni sottomarini.
Infine, oltre ai cantanti Madonna e Bono, hanno effettuato investimenti offshore nei paradisi fiscali anche istituti ed enti religiosi cattolici, ebraici e islamici.
L’evasione ed elusione fiscale effettuata tramite i paradisi fiscali non è una semplice furberia di qualche riccone che vuole pagare meno tasse, è un vero e proprio crimine nei confronti delle masse popolari e dei più poveri: l’organizzazione Oxfam ha calcolato che l’evasione ed elusione fiscale sottrae ai Paesi più poveri 100 miliardi di dollari l’anno, sufficienti per mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e salvare la vita di 6 milioni i bambini.
 
 

13 dicembre 2017