Con in testa Lametia Terme
Sciolti per mafia 5 comuni in Calabria

Il 22 novembre il Consiglio dei ministri, in base all'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, ha deciso lo scioglimento dei consigli comunali di ben 5 città calabresi: Lametia Terme (70.856 abitanti, in provincia di Catanzaro), Cassano allo Jonio (18.346 abitanti, in provincia di Cosenza), Isola Capo Rizzuto (17.752 abitanti, in provincia di Crotone), Marina di Gioiosa Ionica (6.594 abitanti, nella città metropolitana di Reggio Calabria, Petronà (2.262 abitanti, sempre nel reggino).
Il caso più eclatante è, non solo per il numero di abitanti, quello di Lametia Terme, sciolta addirittura per la terza volta in un quarto di secolo.
Il primo scioglimento è avvenuto nel 1991, quando la città era amministrata dalla Dc e dal Psi, il secondo nel 2002, ai tempi del sindaco Scaramuzzino di Forza Italia.
Oggi tocca al Consiglio comunale e all'amministrazione di “centro-destra” guidate dal sindaco Paolo Mascaro. Lo scioglimento è dovuto alle indagini riguardanti il vicepresidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto ritenuto vicino alla 'ndrina Cerra-Torcasio-Gualtieri e al consigliere comunale dimissionario Pasqualino Ruberto, già coinvolto nello scandalo di “Calabria Etica” (societa “in house” della regione Calabria di cui fu presidente) e nell'inchiesta “Robin Hood” sui fondi comunitari sottratti alle famiglie bisognose. Arrestato, con l'accusa di estorsione, anche un membro del clan Gualtieri, fidanzato del consigliere comunale Maria Lucia Raso. Alcuni filmati provano la richiesta di voti ai mafiosi locali da parte di un consigliere comunale per le elezioni comunali del 2015.
Per il comune di Isola Capo Rizzuto siamo invece “solo” al secondo scioglimento per mafia: la prima volta nel 2003, ai tempi della lista civica di Damiano Milone, oggi il tutto ruota intorno all'inchiesta “Jonny” riguardante anche la gestione dei migranti nel Cara e la struttura “Misericordia”, per conto della 'ndrina Arena legata al governo locale di “centro-destra” del sindaco Bruno (vedi Il Bolscevico n. 21/2017).
Come Lamezia anche Cassano allo Jonio è al suo terzo scioglimento per mafia. Questa volta tocca al sindaco Gianni Papasso, socialista, e alla sua giunta di “centro-sinistra” essere accusati di vicinanza alle 'ndrine per vicende riguardanti alcune ditte in odor di mafia alle quali sono stati dati appalti dal comune per diversi lavori.
Il comune di Marina di Gioiosa Ionica è al suo secondo scioglimento per mafia, la prima volta nel 2011, con l'allora sindaco Rocco Femia, lista civica, a seguito dell'operazione “Circolo Formato”. Oggi tocca al sindaco Domenico Vestito, lista civica, e alla sua giunta rispondere di condotte e atti favorevoli alla criminalità.
Il comune di Petronà viene sciolto perché alcuni atti vagliati dalla commissione antimafia dimostrano la vicinanza delle 'ndrine locali alla dimissionaria sindaca Romina Muraca (lista civica) e alla sua giunta.
Sono da considerarsi decaduti i consiglieri provinciali provenienti dai Consigli comunali sciolti, per effetto della loro nomina “in secondo grado” dai consigli comunali stessi, come prevede la “riforma” Delrio, che ha ridotto il numero dei consiglieri provinciali e ne ha abolito l'elezione diretta, restringendo così gli spazi di democrazia borghese.
È probabile lo scioglimento di altri 5 comuni nelle prossime settimane: San Gregorio d’Ippona, Briatico e Limbadi nel Vibonese, Siderno e Villa San Giovanni, nel Reggino.
Ennesimo triste spaccato dello strapotere della 'ndrine nella regione più povera d'Italia (che esprime il ministro dell'interno del governo neofascista Gentiloni, il nuovo Scelba del PD Marco Minniti) che svela la compenetrazione tra le mafie e i partiti borghesi di destra e di “sinistra” del regime neofascista.
Davvero in Calabria non si capisce più dove inizia lo Stato borghese e finisce la 'ndrangheta (e viceversa) tanto più se si considera il fatto che una decisione del genere da parte del governo, presa a pochi mesi dalle elezioni politiche (e dopo anni di evidente penetrazione mafiosa in questi comuni) è anche, almeno in parte, strumentale al fine di riaccreditare, per quanto possibile, in chiave antimafiosa i partiti borghesi agli occhi dell'opinione pubblica.
Della serie, sciolgo i comuni più screditati per mafia per travestirmi da paladino dell'antimafia alle prossime elezioni politiche, recuperare parte dell'astensionismo, ed avere più voti per servire al meglio la mafia stessa.
La qual cosa dimostra che la testa delle mafie “si trova nell'alta finanza, nei circoli dell'industria, dell'agricoltura, del terziario e nelle istituzioni. Cioè dentro la classe dominante borghese, lo Stato borghese e l'economia capitalistica”. (dalle Tesi del 5° Congresso nazionale del PMLI, Dicembre 2008.)
È urgente costituire un ampio fronte unito per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione dell'intero Meridione e contro le mafie, innescando la lotta di classe fuori dalle marce, irriformabili e filomafiose istituzioni rappresentative borghesi.
Occorre creare le istituzioni rappresentative della masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente: le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Il fenomeno mafioso, prodotto del capitalismo, potrà essere distrutto definitivamente solo nel socialismo, con la conquista del potere politico da parte del proletariato.
 
 
 

13 dicembre 2017