Il vertice di Bruxelles conferma i tempi di realizzazione della cooperazione strutturata permanente in materia di difesa
Dal Consiglio Ue via libera alla Pesco
Approvato il primo passaggio dei negoziati per la Brexit, rimandate le questioni sui migranti e sulla riforma dell'Euro

 
Diversi e importanti i temi all'ordine del giorno del Consiglio eruopeo del 14 dicembre a Bruxelles ma alla fine l'argomento che ha raccolto senza problemi l'unanimità di consensi è stato quello del via libera alla realizzazione della cooperazione strutturata permanente in materia di difesa, Pesco in sigla; ovvero la parte militare della politica estera e di difesa comune che viaggia a gonfie vele sotto la spinta dell’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, l'italiana Federica Mogherini, e della triade Macron-Merkel-Gentiloni.
In assenza del governo tedesco, con le trattative in corso dal settembre scorso che viaggiano verso la conferma di una nuova grossa coalizione tra democristiani e socialdemocratici che terrà ancora in sella la cancelliera Angela Merkel, le decisioni sulla questione della riforma della zona euro, voluta da Macron, sono state rimandate a giugno. Sulla questione migranti resta immutato lo scontro sulla definizione di un meccanismo di ripartizione obbligatorio di richiedenti asilo la cui applicazione è bloccata dai paesi del gruppo di Visegrad ( Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) cui si sono uniti Olanda e Lituania che continuano a rifiutare l’accoglienza. Che comunque riguarda un numero ridottissimo dei rifugiati; nessun passo in avanti si registrava nel prevertice del 13 dicembre dove i quattro di Visegrad annunciavano di contribuire con 35 milioni di euro al Fondo per l’Africa, il fondo finanziato finora solo dalla Commissione, dall'Italia e da pochi altri paesi fra cui la Germania e che serve a finanziare le iniziative dell'Italia e dell'Ue in Libia e in Niger. In questo caso nessun problema.
Il vertice Ue dava il via libera alla seconda fase del negoziato con il Regno unito sulla Brexit sulla base del compromesso raggiunto l’8 dicembre scorso sul mantenimento dei diritti dei migranti comunitari, del pagamento delle quote inglesi fino al 2020 e l'apertura del confine tra Irlanda e l'Irlanda del Nord. Tutto a posto, diceva la premier inglese Teresa May, “il momento più duro è davanti a noi”, replicavano il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, e la cancelliera Angela Merkel. Se Londra decide di iuscire anche dall'Unione doganale, come ha promesso la May, salta l'intesa sui confini irlandesi e con essa tutto il resto.
Riportava il sereno sul consiglio europeo la questione della Pesco, che viaggia sull'intesa di 25 paesi su 27; restano fuori almeno al momento Danimarca e Malta.
Il vertice Ue accoglieva l'intesa raggiunta lo scorso 13 novembre a Bruxelles dal Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa per la costruzione dell'integrazione della difesa europea che non sarà più una materia di competenza quasi esclusivamente nazionale ma argomento comunitario che consente un altro passo avanti verso la costituzione dell'esercito dell'Ue imperialista.
Il primo capitolo del documento finale del vertice riguarda appunto “Sicurezza e difesa” dove il Consiglio europeo registra che “accoglie con favore la creazione di una cooperazione strutturata permanente (PESCO) ambiziosa e inclusiva e sottolinea quanto sia importante attuare rapidamente i primi progetti; invita gli Stati membri partecipanti a realizzare i rispettivi piani nazionali di attuazione”; invita a accelerare la definizione del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa entro il 2018, in modo da poter iniziare a finanziare i primi progetti nel 2019; a mettere a posto il meccanismo per il finanziamento dei costi comuni delle missioni e operazioni militari dell'UE” e a definire già gli strumenti per coprire le esigenze future, dopo il 2020. Senza tralasciare gli impegni previsti come Ue in ambito Nato.
In una recente intervista alla compiacente la Repubblica, la ministra della Difesa Roberta Pinotti alla domanda “La missione in Niger è anche frutto di un accordo tra Italia-Francia-Germania. Sarà un prototipo sul campo di quella capacità autonoma di Difesa europea che lei è ha contribuito a imporre nell'agenda Ue?” rispondeva “Sì, per l'Europa di oggi e per quella del futuro l'Africa rappresenta una sfida fondamentale. Bisogna aiutare a sanare le sacche di instabilità diffusa con un progetto che offra sviluppo, lavoro, cultura ma anche sicurezza. Nei colloqui con Francia e Germania è stata evidenziata la centralità dell'Africa per la nostra sicurezza, perché quello che rischia di accadere lì mette in pericolo anche i nostri territori. Per questo interpreto la missione in Sahel come il primo sviluppo di una concreta strategia di difesa europea”. Ecco spiegato in poche ma chiare parole perché è stata concepita e come si realizzerà la politica militare imperialista della Ue, condotta dalla triade Parigi-Berlino-Roma, cui il vertice europeo del 14 dicembre ha dato il via libera.
 
 
 
 
 

20 dicembre 2017