Spese pazze dell'ex sottosegretaria del governo Renzi
4 anni alla PD Barracciu per peculato
Processata insieme a 30 consiglieri ed ex consiglieri della regione Sardegna

Lo scorso 5 dicembre l'ex sottosegretaria alla Cultura del governo Renzi, Francesca Barracciu (Pd), è stata condannata dalla seconda sezione del Tribunale di Cagliari a 4 anni di reclusione (oltre che alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per il medesimo periodo), in quanto riconosciuta responsabile del reato di peculato aggravato nell'ambito dello scandalo sui fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna, spesi per fini non istituzionali quando era consigliera regionale.
Per la Barracciu, processata insieme a 30 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali della Sardegna la maggioranza dei quali sono stati condannati, il pubblico ministero aveva richiesto 5 anni di reclusione.
Il Tribunale ha quindi ritenuto pienamente fondato quanto era emerso nell’inchiesta a suo carico, ossia che la Barracciu richiese indebitamente rimborsi alla Regione Sardegna - per spese inesistenti o per spese effettuate per scopi puramente personali - per oltre 81.000 euro nel periodo in cui ricopriva la carica di consigliera regionale tra il 2004 e il 2009, durante la presidenza di Renato Soru, nel cui listino bloccato era stata eletta.
I rimborsi erano soprattutto relativi a spese di carburante mai sostenute o, se sostenute, come ha dimostrato nel processo la pubblica accusa, erano inerenti a trasferte e spostamenti di natura strettamente privata, quali vacanze in varie località della penisola e all’estero, che nulla avevano a che vedere con l’attività istituzionale ricoperta in Sardegna.
Tra i rimborsi per i quali la Barracciu è stata condannata c’è anche quello relativo a un assegno di 3.600 euro per il pagamento di spese d’affitto della società Evolvere srl, della quale fino al 2004 lei stessa era stata socia e che aveva lasciato poi in amministrazione al suo convivente.
La sentenza sarà ora trasmessa alla procura della Corte di Conti, che procederà contro di lei per il danno erariale.
Fedelissima di Renzi, a settembre del 2013 Francesca Barracciu aveva vinto le primarie del “centro-sinistra” per la scelta del candidato presidente della Regione Sardegna, per poi ritirarsi dopo le pressioni dello stesso Pd a dicembre, perché nel frattempo era stata iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Cagliari per i reati sarebbe poi stata condannata.
Ciononostante e come se nulla fosse, Matteo Renzi la nominava, il 28 febbraio 2014, sottosegretaria al ministero del Turismo, carica alla quale però doveva rinunciare l’11 marzo successivo quando rassegnava le dimissioni sotto le pressioni dell’opinione pubblica, dopo essere stata difesa, inutilmente ma fino all’ultimo, dallo stesso Renzi e dall’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, la quale - forse temendo di potersi trovare prima o poi lei stessa in una situazione imbarazzante non dissimile, come quella di Banca Etruria, affermava alla Camera pochi giorni prima delle dimissioni, il 5 marzo: “non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia, ma per opportunità politica”.
Dell’indagine sulle spese della Barracciu e sulla sua difesa a spada tratta da parte di Renzi si era peraltro occupato anche Il Bolscevico, con articoli pubblicati nei numeri 12 e 13 del 2014 e nel numero 20 del 2015.
 

17 gennaio 2018