Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, alla Commemorazione di Lenin tenutasi a Cavriago il 21 gennaio
Cosa ci ha insegnato Lenin per combattere il capitalismo, fare la rivoluzione socialista e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato

Care compagne e cari compagni,
anche quest’anno, immancabilmente, il Partito marxista-leninista italiano rende omaggio e onore al grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, in occasione del 94° anniversario della scomparsa, nella piazza di Cavriago che porta il suo nome e ospita il suo busto, che si popola dei sostenitori di Lenin e si colora del rosso delle loro bandiere
Teniamo particolarmente a questa iniziativa perché ci dà la possibilità di dimostrare pubblicamente, in piazza, il nostro forte e indissolubile legame con il leninismo e con Lenin, che noi riteniamo un grande maestro del proletariato internazionale al pari di Marx, Engels, Stalin e Mao.
Teniamo a questa iniziativa perché ci dà la possibilità di mostrare pubblicamente che i comunisti, i marxisti-leninisti, nel nostro paese ci sono ancora e ci saranno sempre; finché esisterà il capitalismo ci sarà bisogno dei comunisti per guidare le masse nelle lotte quotidiane e a lungo termine e nella lotta per abbattere il capitalismo e l’imperialismo, quando questi mostri saranno estirpati ci sarà ancora bisogno dei comunisti per guidare il nuovo mondo socialista verso la sua piena realizzazione fino alla conquista del comunismo, dove non esisteranno più proprietà privata dei mezzi di produzione, sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le classi, non ci saranno più oppressione dei popoli e guerre imperialiste, e dove ognuno darà secondo le proprie possibilità e a ognuno verrà dato secondo i propri bisogni.
Questo Lenin ci ha insegnato nella sua luminosa vita spesa al servizio del popolo e del socialismo e questo noi marxisti-leninisti italiani faremo finché ne avremo forza!
Sono tanti anni che il PMLI organizza questa iniziativa pubblica e di piazza, inizialmente da solo e via via assieme ad altri, il PMLI c’è sempre stato, una presenza fisica per testimoniare un’adesione ideale e politica al leninismo, al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ma è con nostra grande soddisfazione che anche in questa occasione rileviamo presenti altre bandiere rosse, il nostro auspicio è che essa possa crescere ancora, anno dopo anno, e che possa rappresentare un esempio, un modello di unità dei comunisti del nostro Paese affinché il fronte antifascista, anticapitalista e antimperialista possa essere sempre più ampio e sempre più unito, pur con le differenti organizzazioni, ideologie, tattiche e strategie.
Ringrazio quindi tutti i presenti, in particolar modo i compagni che giungono da fuori Regione, e la delegazione della sezione del PCI dell’Alto Verbano diretta dal compagno Luca Zambonin.
Ringrazio anche la Commissione per il lavoro di organizzazione del Comitato centrale del PMLI, e il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che ci ha inviato questo graditissimo messaggio di saluto:
“Cari compagni Denis Branzanti, Alessandro Fontanesi e Luca Zambonin,
saluto calorosamente e in maniera militante voi e tutti i presenti alla Commemorazione di Lenin a Cavriago davanti alla sua statua, in occasione del 94° Anniversario della sua scomparsa.
Un raduno rosso, con bandiere rosse, con motivazioni rosse e con un obiettivo rosso, che dimostra che Lenin è ancora vivo in Italia ed ispira la vita e l'azione di combattenti anticapitalisti e fautori del socialismo.
Per tutti noi, Lenin è un punto di riferimento imprescindibile. Senza i suoi insegnamenti non saremmo assolutamente in grado di cambiare radicalmente la realtà borghese e capitalista del nostro Paese. Ci mancherebbero gli strumenti ideologici, politici e organizzativi per abbattere il capitalismo e per portare al potere il proletariato. L'unica classe capace di eliminare la vecchia società sfruttatrice e oppressiva e di creare una nuova società in cui l'economia, le istituzioni e il governo siano totalmente al servizio dei lavoratori.
Questa società, instaurata nel passato in Urss, in Cina e in altri paesi, come ben sapete, si chiama socialismo. Per conquistarlo, come ci ha insegnato Lenin, bisogna perseguire la via dell'Ottobre, che esclude ogni illusione elettorale, parlamentare, costituzionale e governativa.
Ciò comporta, nelle condizioni del nostro Paese, l'adozione dell'astensionismo tattico, al quale si associa la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo in contrapposizione a quelle della borghesia.
Il PMLI da oltre 40 anni segue questa via rivoluzionaria e si augura che sia fatta propria dalle militanti e dai militanti di tutti i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, simboli che non possono essere svenduti per cercare di avere un posto nel parlamento borghese.
Stiamo uniti, aiutandoci l'un l'altro, sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista! Con Lenin per sempre, contro il capitalismo e per il socialismo. Vostro compagno di lotta
Giovanni Scuderi”.
Care compagni e cari compagni,
sono tanti i motivi per i quali ogni anno commemoriamo Lenin, così come sono tanti, tantissimi gli insegnamenti di Lenin da cui imparare per migliorare il nostro lavoro politico e marciare in avanti nella lotta contro il capitalismo, per il socialismo.
Per ogni marxista-leninista, per ogni sincero comunista, è un obbligo battersi con tutte le proprie forze contro il marcio e inumano sistema capitalistico e suoi devastanti effetti.
In particolare dopo il “crollo del muro di Berlino” il capitalismo si era dichiarato l'unico sistema possibile e vincente e aveva promesso a tutti ricchezza e benessere, mentre si dimostra rovinoso e fallimentare oggi più che mai.
In questi decenni, anche in conseguenza di una crisi economica e finanziaria dalla quale il capitalismo non è ancora uscito, sul piano economico i capitalisti hanno realizzato profitti vertiginosi a danno dei salari, mentre sono stati calpestati i diritti dei lavoratori, e il precariato il caporalato e il lavoro nero la fanno ancora da padroni, sono aumentati la disoccupazione e il divario tra Nord e Sud, sono stati smantellati i servizi sociali; la scuola e l'università sono aziendalizzate e si impongono sempre più restrizioni di classe, le pensioni sono sempre più basse, le masse femminili vengono respinte nelle mura domestiche, schiave della casa, di uomini violenti e della famiglia, gli anziani e i disabili sono sostanzialmente a carico delle famiglie, le persone LGBTQI non godono di tutti i diritti civili, i migranti non hanno gli stessi diritti degli italiani, rendendo così più facile supersfruttarli.
Lo strapotere del capitale, del mercato, delle banche e delle multinazionali non conosce confini, tantomeno quelli nazionali, mentre le diseguaglianze economiche, sociali, territoriali, culturali e di genere non fanno altro che acuirsi, miliardi di persone al mondo soffrono la fame e a milioni muoiono per denutrizione, malattie e guerre imperialiste.
Nel mondo capitalista l'ineguaglianza regna sovrana: le 85 persone più ricche al mondo hanno la stessa ricchezza dei 3,5 miliardi di persone più povere, la metà della popolazione mondiale.
E tutto questo perché la crisi e l'austerità fanno parte del sistema capitalista.
La situazione italiana e quella mondiale ci dimostrano che bisogna farla finita con il capitalismo.
E noi commemoriamo Lenin ogni anno perché Lenin ci ha insegnato a combattere il capitalismo, fare la rivoluzione socialista e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
Ma Lenin non ci ha solo detto che occorre abbattere il capitalismo ma anche come, che tipo di organizzazione serve per farlo.
Rispetto ai partiti socialdemocratici del tempo Lenin formulò infatti una tesi nuova, originale: il proletariato ha bisogno del Partito marxista, rivoluzionario, disciplinato, determinato, coerente, netto oppositore dei nemici del proletariato, profondamente radicato fra le masse popolari e lavoratrici.
Le sue analisi e i suoi insegnamenti furono di primaria importanza per costruire il partito rivoluzionario della classe operaia russa che fosse in grado di fare maturare la coscienza di classe e l'obiettivo del socialismo.
Solo un partito fondato sulla teoria rivoluzionaria marxista (oggi diciamo marxista-leninista-pensiero di Mao) avrebbe potuto assolvere a questo compito storico: “Senza teoria rivoluzionaria - afferma Lenin - non vi può essere movimento rivoluzionario”.
Se i bolscevichi seppero conquistare la simpatia e l'appoggio delle masse, portandole a milioni sulla via della rivoluzione, fu perché pur in condizioni sfavorevoli e senza farsi scoraggiare dall’iniziale egemonia dei riformisti fra le masse, si impegnarono in un serio lavoro di massa partecipando con la propria piattaforma, alle loro lotte immediate, lavorando per legare il particolare al generale, la tattica alla strategia, le battaglie sulle rivendicazioni immediate più urgenti, benché parziali, alla lotta complessiva contro il capitalismo.
L'esperienza dei bolscevichi insegna che saltare il lavoro prolungato, difficile e paziente dell'educazione rivoluzionaria delle masse, che può avvenire solo stando fra le masse, indipendentemente da chi le dirige e dal livello politico delle loro lotte, rende sterile e inconcludente ogni tipo di lavoro politico.
È nelle sue opere fondamentali come “Che fare”, “Un passo avanti, due indietro”, “Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica”, “L’imperialismo fase suprema del capitalismo” e “Stato e Rivoluzione”, che Lenin ha tracciato le linee organizzative dell’edificazione del partito marxista-leninista, ribadendo la necessità della teoria marxista-leninista e della sua fusione col movimento operaio che porti alla conquista degli elementi avanzati del proletariato, ha battuto l’opportunismo menscevico e gettato le fondamenta del partito bolscevico, elaborato “la dottrina del partito, in quanto organizzazione dirigente del proletariato, in quanto arma essenziale nelle mani del proletariato”, esposto la tattica bolscevica dell’egemonia del proletariato sia nella rivoluzione democratico-borghese sia nella successiva rivoluzione socialista, in contrapposizione con la concezione piccolo-borghese dei mescevichi, analizzato l’imperialismo quale stadio supremo e ultimo del capitalismo in putrefazione, morente, vigilia della rivoluzione, e ristabilito e sviluppato la dottrina di Marx ed Engels sullo Stato, sulla rivoluzione proletaria e sulla dittatura del proletariato.
Lenin quindi ci ha insegnato che occorre combattere il capitalismo e quale tipo di Partito serve per abbatterlo, ma poi ci ha indicato chiaramente che occorre anche marciare decisi verso la rivoluzione socialista.
E lo ha fatto principalmente con quel capolavoro tattico e strategico rappresentato dalla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della quale è appena stato celebrato il centenario, una delle più grandi imprese della storia del movimento operaio internazionale e dell'intera umanità, quando cioè i marxisti-leninisti e il proletariato russi guidati da Lenin e da Stalin, il 7 Novembre del 1917, con una memorabile insurrezione spazzarono via dal potere la borghesia che seguì allo zar, dando il potere e tutti i mezzi di produzione nelle mani del proletariato che divenne così classe dominante, proprio come avevano indicato Marx ed Engels ne "Il Manifesto del Partito comunista'' nel 1848.
Un'impresa che nella storia era riuscita solo per alcune settimane alla gloriosa Comune di Parigi del 1871.
Il grande stratega dell'Ottobre è stato senz’altro Lenin che lo ha preparato in tutti i suoi aspetti, sia sul piano teorico che politico, sia sul piano organizzativo e militare, e lo ha guidato in prima persona, imprimendo a caratteri d'oro il suo nome sull’Ottobre russo e che nessuno potrà mai cancellare, nonostante i vigliacchi tentativi dei media borghesi che proprio recentemente hanno tentato persino di minimizzare il ruolo di Lenin per far emergere l’opportunista e traditore Trotzky addirittura celebrato da “Repubblica” come “gran maestro della rivoluzione russa”!
Sotto la direzione e a fianco di Lenin vi era invece Stalin che diede un contributo fondamentale sia nell'Ottobre, sia prima dell'insurrezione, sia nella costruzione e nella strenua difesa del socialismo, continuando l'edificazione del primo Stato socialista della storia.
Le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un'altra classe sfruttatrice, avevano l'obiettivo non di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, bensì di riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante.
La Rivoluzione d'Ottobre ha messo in pratica l'insegnamento di Marx, Engels e Lenin secondo cui il proletariato per liberarsi dalla schiavitù salariale non può servirsi delle vecchie istituzioni capitalistiche sfruttatrici ma deve demolire e distruggere l’apparato statale capitalistico che storicamente ha contribuito a determinare il sistema sociale basato sullo sfruttamento, a livello economico, ideologico, politico e così emancipare tutta la società, edificando al suo posto lo Stato socialista basato sulla dittatura del proletariato e l'autogoverno del popolo, che ha portato la democrazia a un livello molto più alto rispetto alla falsa democrazia borghese; ha soppresso la proprietà privata dei mezzi di produzione e delle risorse del Paese e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per instaurare la proprietà socialista dei mezzi di produzione a beneficio del popolo e non di una ristretta minoranza di privilegiati.
La Rivoluzione d'Ottobre dimostrava ciò che fino a quel momento era ritenuto impossibile: il proletariato poteva – e può – rovesciare dal potere la borghesia sfruttatrice e da allora è stata il faro di tutti gli sfruttati e gli oppressi del mondo intero. Essa ha incoraggiato e ispirato per tutto il Novecento le lotte e le vittorie del proletariato e dei popoli in lotta contro il capitalismo, l'imperialismo, il colonialismo, il nazismo, il fascismo e il razzismo e ha promosso la nascita e lo sviluppo dei partiti comunisti.
Nel 1956, quando nel movimento comunista e operaio internazionale regnava una grande confusione e incertezza a causa della controrivoluzione ungherese, tutti si chiedevano se fosse sempre valida la via della Rivoluzione d'Ottobre, oppure, come diceva Krusciov, se bisognasse abbandonarla per praticare la via parlamentare.
"La Rivoluzione d'Ottobre è ancora valida? – si chiese Mao - Può costituire o no un modello per tutti i paesi? Nel rapporto di Krusciov al XX Congresso del Partito comunista dell'Unione sovietica si dice che si può conquistare il potere seguendo la via parlamentare, ossia che i vari paesi possono fare a meno di prendere l'esempio della Rivoluzione d'Ottobre. Una volta aperta questa breccia, sostanzialmente, si è gettato via il leninismo".
La Commissione per le relazioni internazionali del Comitato centrale del PMLI ha scritto agli organizzatori della Conferenza di Amsterdam per celebrare il Centenario della Rivoluzione d'Ottobre, alla quale era stato invitato anche il nostro Partito, che la Rivoluzione d'Ottobre “è l'esempio concreto del valore e della superiorità del marxismo-leninismo rispetto al liberalismo e del socialismo nei confronti del capitalismo. Ancora adesso essa rappresenta lo spartiacque tra gli autentici marxisti-leninisti e i revisionisti rinnegati del comunismo”.
Per questo ne ribadiamo anche oggi, dinnanzi al busto che ne ritrae il principale artefice, l'importanza storica e ne esaltiamo gli insegnamenti universali tuttora interamente validi affinché sia conosciuta e apprezzata dalle nuove generazioni e indicata alla classe operaia e alle masse sfruttate e oppresse italiane come la sola via che la storia abbia dimostrato valida e praticabile per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo.
Lenin quindi ci ha insegnato che occorre combattere il capitalismo, che tipo di Partito serve per farlo, che occorre marciare decisi verso la rivoluzione socialista, e infine che questa deve conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
Lenin infatti ha indicato che non solo il proletariato può abbattere il capitalismo con la Rivoluzione socialista, ma che è anche capace di edificare il proprio sistema, cioè il socialismo.
I primi provvedimenti del nuovo, e primo, Stato socialista dimostrarono che il proletariato è assolutamente in grado di prendere e conservare il potere e costruire una società nuova senza sfruttamento, oppressione, classi, disparità di sesso e territoriali, disoccupazione e miseria: l’abolizione delle vecchie caste e del regime di oppressione nazionale, il decreto sulla pace per mettere rapidamente fine alla guerra; il decreto sulla terra che ne abolisce la proprietà privata, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine, demolendo così il dogma borghese secondo cui la proprietà privata è sacra e inviolabile; la separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa; la nazionalizzazione di banche, ferrovie, commercio estero, flotta mercantile, risorse del sottosuolo, acqua e foreste; annullamento dei debiti contratti all'estero dallo zar e dal governo provvisorio; la giornata lavorativa di otto ore; la parità dei diritti tra le donne e gli uomini e il diritto al divorzio; l'eguaglianza delle diverse nazionalità della Russia.
Il socialismo sovietico fino alla morte di Stalin dimostra che il potere proletario può esistere, consolidarsi e riportare importanti successi, tale che, mentre il mondo capitalista languiva nella recessione degli anni '30 gettando i lavoratori in miseria, l'economia sovietica cresceva e le masse popolari sovietiche vedevano migliorare costantemente le proprie condizioni di vita: a tutti erano concessi il lavoro, la scuola e le cure mediche, diritti negati tutt’oggi nel “ricco e democratico” mondo capitalista.
Il socialismo sovietico dimostrava così di rappresentare l’unica alternativa valida e vittoriosa al capitalismo che da allora non poteva più proclamarsi l'unico sistema possibile.
Ma la restaurazione del capitalismo in Urss, avvenuta a partire dal 1956 con il golpe kruscioviano culminato col XX congresso del Pcus, e negli altri paesi un tempo socialisti, abbattuti dai revisionisti travestiti da comunisti, a parte la Kampuchea Democratica soppressa dall'aggressione da parte del Vietnam revisionista allora al servizio del socialimperialismo sovietico, ci insegna che la rivoluzione va portata “fino in fondo” altrimenti è sempre possibile il rovesciamento del socialismo da parte dei revisionisti travestiti da comunisti.
È proprio sulla base della restaurazione capitalistica in Urss che Mao, denunciando che "la salita del revisionismo al potere significa la salita della borghesia al potere" , elaborò la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato che fu attuata con la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria per impedire la restaurazione del capitalismo in Cina, poi purtroppo avvenuta dopo la sua morte.
Tali avvenimenti ci spronano a batterci affinché il nostro paese apra le porte al socialismo autentico, cioè rispondente a quello tracciato da Marx ed Engels e realizzato in concreto da Lenin, Stalin e Mao, il che significa essenzialmente abbattimento del sistema economico capitalistico e della sua sovrastruttura statale, istituzionale, giuridica, culturale e morale, nonché abbattimento della classe dominante borghese che vanno sostituiti con l'economia socialista e con la sovrastruttura proletaria e con la dittatura del proletariato. Così fecero i marxisti-leninisti russi dando tutto il potere legislativo ed esecutivo ai Soviet, con rappresentanti eletti e revocabili in qualsiasi momento, godendo le masse di una democrazia reale infinitamente maggiore rispetto a quella professata dalle democrazie borghesi. Lo Stato borghese, precisa infatti Lenin, non può essere sostituito dallo Stato proletario (dittatura del proletariato) per via di 'estinzione'; può esserlo unicamente, come regola generale, per mezzo della rivoluzione violenta”.
In particolare con la sua magistrale opera “Stato e Rivoluzione”, un capolavoro di teoria marxista del quale è appena caduto il centenario della pubblicazione, Lenin ristabilì la vera dottrina di Marx ed Engels sullo Stato, compiendo una minuziosa ricerca dei loro scritti e interventi sulla questione, e portando il tutto a sintesi, attraverso la mediazione della sua originale esperienza della rivoluzione russa, in questo libro che giustamente il nostro Partito considera una tra le cinque opere fondamentali del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e assolutamente da studiare per gli anticapitalisti e i fautori del socialismo, assieme al “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, “Principi del leninismo” e “Questioni del leninismo” di Stalin e “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” di Mao.
“Lo Stato – spiega Lenin interpretando il pensiero di Engels ne “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” – è il prodotto e la manifestazione degli antagonismi inconciliabili tra le classi. Lo Stato appare là, nel momento e in quanto, dove, quando e nella misura in cui gli antagonismi di classe non possono essere oggettivamente conciliati. E, per converso, l'esistenza dello Stato prova che gli antagonismi di classe sono inconciliabili”. “Per Marx – continua Lenin – lo Stato è l'organo del dominio di classe, un organo di oppressione di una classe da parte di un'altra; è la creazione di un 'ordine' che legalizza e consolida questa oppressione” , quindi “La democrazia non si identifica con la sottomissione della minoranza alla maggioranza. La democrazia è uno Stato che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, cioè l'organizzazione della violenza sistematicamente esercitata da una classe contro un'altra, da una parte della popolazione contro l'altra”.
Per questo, continua Lenin “Noi siamo per la repubblica democratica (rispetto all'assolutismo zarista di allora) in quanto essa è, in regime capitalista la forma migliore di Stato per il proletariato, ma non abbiamo il diritto di dimenticare che la sorte riservata al popolo, anche nella più democratica delle repubbliche borghesi, è la schiavitù salariata” .
“Democrazia per un'infima minoranza, democrazia per i ricchi: questo è il sistema democratico della società capitalistica” , chiarisce Lenin.
Sono questi temi di fondamentale importanza per analizzare correttamente il sistema di sfruttamento e di oppressione capitalista, per capire come abbatterlo ed edificare un mondo nuovo, quello socialista, in particolare oggi che è venuta meno la coscienza di classe e il proletariato si trova in una situazione pre-marxista, facile preda del revisionismo.
La perdita di coscienza da parte del proletariato di essere una classe per sé, la de-ideologizzazione e decomunistizzazione di massa, la martellante campagna diffamatoria contro il socialismo realizzato ha portato con sé negli anni una profonda decomunistizzazione delle masse, un forte indebolimento dello spirito, dell’ideologia, della combattività e della coscienza di classe del proletariato, che ha finito via via per lasciare le nuove generazioni in balia di una educazione e di una formazione propria della cultura e della morale borghesi, dove non c’è spazio per idee di socialismo e per nessun “mondo nuovo” che metta al centro il soddisfacimento dei bisogni delle masse popolari, al posto del massimo profitto di pochi capitalisti.
Di conseguenza oggi è divenuto enorme, faticoso e lungo il lavoro per risvegliare le coscienze, per ricostruire quella memoria storica di classe che si è cercato in ogni modo di cancellare, per far capire al proletariato, ai progressisti, alle ragazze e ai ragazzi che la madre di tutte le questioni è quella del potere politico e del socialismo.
Specie tra le nuove generazioni, siano essi operai o studenti, non c'è la minima consapevolezza di che cosa sono realmente il socialismo, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, le sue realizzazioni e la sua applicazione concreta, gli sviluppi portati da Lenin, Stalin e Mao, la sua potenza liberatrice che ha tolto le catene a milioni di donne e uomini, l'influenza che ha avuto sulla storia del XX secolo e le potenzialità che ha ancora oggi se il proletariato se ne riappropria.
Nonostante le difficoltà occorre quindi perseverare negli sforzi e migliorandoli, per convincere il proletariato ad acquisire la coscienza di essere una classe per sé e ad armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per combattere il capitalismo, i padroni, la classe dominante borghese, le loro istituzioni e il loro governo.
Come ci insegna Lenin: “La devozione assoluta alla rivoluzione e la propaganda rivoluzionaria fatta tra il popolo non vanno perdute, anche quando interi decenni dividono il periodo della semina da quello del raccolto”.
Come ha ricordato il compagno Scuderi nel discorso presentato alla 6ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, ciò che dobbiamo fare oggi, anzi domani cioè appena conclusa la campagna elettorale astensionista nella quale vanno profuse tutte le energie possibili, è “sedersi attorno a un tavolo e discutere i tre elementi che compongono la parola d’ordine ‘Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi' e per ciascuno di essi stabilire cosa fare, tenendo presente la situazione concreta in cui si opera, le forze che disponiamo e il principio 'più qualità e meno quantità'” per migliorare il nostro lavoro di radicamento locale.
Sin dalla sua fondazione il PMLI lavora per ridare al proletariato la sua coscienza di classe. Solo tenendo fermo il nostro atteggiamento di classe anticapitalista, antigovernativo, antistituzionale e astensionista elettorale è possibile far maturare la coscienza e la mobilitazione rivoluzionarie delle masse proletarie e popolari e delle nuove generazioni e accumulare le forze rivoluzionarie sociali, politiche e culturali necessarie per abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
La storia del proletariato nazionale e internazionale insegna oggi al proletariato a stare fermamente all'opposizione del governo e delle istituzioni borghesi, ad abbandonare le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste, e a contare solo sulla lotta di classe per difendere le sue condizioni di vita e di lavoro e i suoi obiettivi di classe a breve e a lungo termine.
Lenin descrive la repubblica democratica borghese come “il miglior involucro politico possibile per il capitalismo” , perché su questo involucro “fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti nell'ambito della repubblica democratica borghese può scuoterlo”.
Per indebolire, disgregare e delegittimare la repubblica democratica borghese, cioè lo Stato borghese, il nostro Partito ritiene che oggi l'arma elettorale da usare è l'astensionismo concepito come un voto dato al PMLI e al socialismo unito alle Assemblee popolari e ai Comitati Popolari, come ben spiega il documento elettorale astensionista del Comitato centrale del PMLI.
“Decidere una volta ogni qualche anno qual membro della classe dominante debba opprimere, schiacciare il popolo nel Parlamento – dice Lenin - ecco la vera essenza del parlamentarismo borghese, non solo nelle monarchie parlamentari costituzionali, ma anche nelle repubbliche più democratiche” .
Ci sono questioni, anche molto importanti, come l’interpretazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il giudizio su alcuni avvenimenti storici o la posizione elettorale, sui quali evidentemente le forze politiche che si richiamano al socialismo in parte divergono, noi però non rinunciamo al confronto politico, anzi lo sollecitiamo perché è solo con esso che si può fare chiarezza su quale sia la strada giusta da seguire per conquistare il socialismo nel nostro paese e unire le forze perché ciò avvenga il prima possibile.
Al di là delle differenti posizioni elettorali, e anche di quelle ideologiche e strategiche, il PMLI è comunque disponibile ad allearsi con tutte le forze che si richiamano al socialismo, in un modo o in un altro, in particolare con quelle che hanno la bandiera rossa con la falce e martello, sulle questioni politiche, sindacali, sociali di comune interesse, in primo luogo contro le politiche degli ultimi governi e il PD del nuovo duce Renzi che hanno varato la legge elettorale antidemocratica, la legge di bilancio a favore degli industriali, il decreto Minniti sulla sicurezza e il decoro urbano, il decreto Minniti-Orlando che criminalizza i migranti, demolito il diritto al lavoro e la scuola pubblica con l'attuazione della “Buona scuola”, l'attacco al diritto di sciopero, la reintroduzione truffaldina dei voucher, l'aumento delle spese militari e il “nuovo modello di difesa” che proietta l'imperialismo italiano nel Mediterraneo e l'invio all'estero di truppe italiane, permesso ai gruppi neofascisti e neonazisti di rialzare la testa.
Il PMLI è anche disponibile ad alleanze ancora più ampie con i partiti e i movimenti democratici borghesi che si richiamano alla Costituzione e che pongono al centro del loro programma la sua applicazione. Pur consapevole che tale Costituzione non esiste più essendo stata più volte riformata da destra e ha consentito al presidente della Repubblica e ai governi in carica di violarla impunemente.
È ancora in piedi il disegno completato di seconda repubblica presidenziale e neofascista della P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi, e fatto proprio da Renzi e Gentiloni che ne rappresentano esclusivamente una versione aggiornata.
I governi nel capitalismo sono l'espressione politica del potere economico detenuto dalla borghesia. In Italia si sono avvicendate compagini governative borghesi di tutti i tipi e sostanzialmente nulla è cambiato semplicemente perché il capitalismo non è riformabile.
La vera alternativa di classe e rivoluzionaria che ci ha indicato Lenin, oggi si può costruire solo in netta opposizione ai governi borghesi nazionali e locali e fuori dal parlamento.
Bisogna quindi combattere e abbattere ogni governo borghese per aprire la strada all’Italia unita, rossa e socialista.
Nel corso dei suoi 40 anni di vita il PMLI, ha profuso un impegno eccezionale per fare tesoro dell'esperienza della Rivoluzione d'Ottobre e del potere sovietico, così come della Cina socialista, per assimilare ed applicare gli insegnamenti di Lenin, Stalin e di Mao, e prima ancora di Marx ed Engels, alla situazione italiana.
La via dell'Ottobre è ancora aperta, l'esempio della Grande Rivoluzione Socialista Sovietica non si è spento, il valore del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e del socialismo restano intatti.
Lenin ha ispirato, ispira, e continuerà a ispirare i sinceri comunisti di tutto il mondo che non abbasseranno mai, mai, le proprie bandiere rosse, perché queste bandiere sono bagnate del sangue proletario versato nella causa per l’emancipazione e noi ne siamo e ne saremo sempre fieri!
Nel 1848, anticipando quanto sarebbe accaduto in Russia 70 anni dopo, i fondatori del socialismo scientifico Marx ed Engels iniziavano il loro “Manifesto del Partito Comunista” così: “Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo”.
Questo spettro è ancora un incubo per la borghesia, lo sarà sempre finché esisteranno il capitalismo e l’imperialismo, sta a noi dargli corpo, un corpo da Gigante Rosso, per marciare sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista!
Applichiamo dialetticamente alla nostra situazione gli insegnamenti di Lenin per combattere il capitalismo, fare la rivoluzione socialista e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
Solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere al proletariato!
Viva l’unità di piazza tra il PMLI, il PCI e tutti i sostenitori di Lenin!
Con Lenin per sempre contro il capitalismo per il socialismo!
 
 

24 gennaio 2018