Rapporto Svimez 2017 sull'economia del Mezzogiorno
10 meridionali su 100 in povertà assoluta
La Sicilia tra le regioni che soffrono di più

“10 meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro Nord. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, nelle due regioni più grandi, Sicilia e Campania, sfiora il 40%”.
È la drammatica situazione economico-sociale certificata dal Rapporto 2017 sull’economia del Mezzogiorno pubblicato dall'Associazione per lo Sviluppo Industriale del Mezzogiorno (Svimez) a fine anno, da cui emerge fra l'altro che “L’incidenza della povertà assoluta nel Mezzogiorno aumenta nelle periferie delle aree metropolitane e nei comuni più grandi e l’emigrazione continua a essere l’unico canale di miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie meridionali” tant'è che alla fine del 2016 il Mezzogiorno ha perso altri 62 mila abitanti. In particolare nel 2016 la Sicilia ha perso 9.300 residenti, la Campania 9.100, la Puglia 6.900.
Tra le regioni del Sud la Sicilia è quella che soffre di più. Nell’isola, l'aumento del Prodotto interno lordo nel 2016 si è fermato allo 0,3% mentre il rischio povertà è il più alto d’Italia, con una percentuale del 39,9%.
Poco incoraggianti anche le previsioni per il 2018 in quanto, sottolinea ancora la Svimez: “la ripresa congiunturale è insufficiente ad affrontare le emergenze sociali... e il Sud del nostro Paese, che potrebbe avere tutte le carte per segnare una buona crescita, resta ancora indietro sul fronte del welfare, dell’occupazione e dei salari”.
Secondo le stime, nel 2018 la crescita del Pil italiano si attesterà all’1,4% con una variazione territoriale dell’1,4% nel Centro-Nord e dell’1,2% al Sud. Ma ciò non avrà alcun effetto benefico sulle condizioni di vita e di lavoro delle masse meridionali e quando si passa dalle stime alla cruda realtà si scopre che il tasso di occupazione nel Mezzogiorno è ancora il più basso d’Europa (-35% su media Ue), nonostante nei primi 8 mesi del 2017 siano stati incentivati oltre 90 mila rapporti di lavoro nell’ambito della misura “Occupazione Sud”. In particolare, un meridionale su tre è esposto al rischio di povertà, che nel Sud si attesta al 34,1%. In tutte le regioni meridionali, inoltre, risulta superiore sia rispetto al dato nazionale (19,0%) sia rispetto a quello del Centro-Nord (11,0%). Nelle regioni più popolate, Sicilia e Campania, il rischio di povertà arriva a sfiorare il 40%.
Al Sud, prosegue il Rapporto dello Svimez, crescono solo gli occupati a basso reddito. Nelle regioni meridionali nel 2016 la perdita di occupazione rispetto all’inizio della recessione è ancora pari a 381 mila unità.
La crescita dei posti di lavoro al Sud nell’ultimo biennio “riguarda innanzitutto gli occupati anziani e, nella media del 2016, si registrano ancora oltre 1 milione e 900 mila giovani occupati in meno rispetto al 2008”. L’indagine mette in evidenza che si sta consolidando “un drammatico dualismo generazionale, al quale si affianca un deciso incremento dei lavoratori a bassa retribuzione, conseguenza dell’occupazione di minore qualità e della riduzione d’orario, che deprime i redditi complessivi”.
A conferma che la politica della decontribuzione fiscale e degli incentivi al Sud sbandierati da Renzi e Gentiloni è servita solo a riempire le tasche dei padroni e ad allargare ancora di più il lavoro, nero, precario, supersfruttato e il caporalato a discapito di quello stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato.

24 gennaio 2018