Raggiunto un accordo tra Merkel e Schulz
Di nuovo i democristiani e i socialdemocratici assieme al governo per gestire gli affari del capitalismo tedesco

La Grossa coalizione di governo in Germania che ha portato a termine la legislatura terminata con le elezioni politiche alla fine dello scorso settembre sarà sostituita da una formazione identica. Infatti il 7 febbraio Angela Merkel da Berlino annunciava che era stato raggiunto l’accordo per un governo di Grande coalizione tra i due partiti democristiani Cdu e Csu e i socialdemocratici della Spd. Un accordo di base “per un governo buono e stabile di cui il nostro Paese ha bisogno e che molti nel mondo si aspettano da noi”, sottolineava la riconfermata cancelliera in conferenza stampa con gli altri due negoziatori, il segretario socialdemocratico Martin Schulz e il democristiano governatore bavarese Horst Seehofer.
La terza Grande coalizione per servire gli interessi dei capitalisti tedeschi e la posizione di forza in Europa e nel mondo dell'imperialismo tedesco ha preso corpo ben quattro mesi e mezzo dopo le elezioni federali sotto la spinta del presidente federale, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, che a quasi un anno dal suo insediamento ha fatto da regista alla lunga trattativa che alla fine ha partorito il programma comune alla base del nuovo esecutivo. Che dovrebbe partire al termine delle consultazioni dei tre partiti nonostante le reazioni negative di parte dei deputati democristiani, che accusavano la Merkel di aver ceduto troppo agli alleati, e di una consistente minoranza dei socialdemocratici contrari all'intesa e critici col leader Schulz che aveva prenotato il posto di ministro degli Esteri dopo aver giurato che non avrebbe mai fatto parte di un governo con la Cdu.
Certo è che intanto l'attenzione è andata alla guerra per la spartizione delle poltrone più che sul documento programmatico, un documento definito di sintesi ma che sfiora le duecento pagine per tenere insieme le varie posizioni e annuncia il mantenimento di “solide finanze, grandi interventi sulle infrastrutture e in campo sociale” e mette per esempio sulla questione dei migranti insieme “ragioni umanitarie ma anche la necessità dei controlli” riassumeva la Merkel.
Schulz sosteneva che l’accordo riflette la vittoria politica del suo partito e dell’Europa indicando che “si vede la mano dei socialdemocratici e la 'sponda' con Macron”, annunciava che “con la nuova coalizione ci sarà un cambio di direzione sulla Ue” e sottoineava che con tre ministeri di peso, Finanze, Esteri e Lavoro, era possibile per la Spd condizionare la legislatura. I primi a non esserne convinti erano molti deputati, delegati e iscritti della Spd che annunciavano voto contrario all'intesa. Schulz doveva fare marcia indietro e rinunciava alla poltrona degli Esteri per non rendere ancora più precario l'esito del voto col quale gli oltre 460mila iscritti della Spd si pronunceranno sul documento definitivo di coalizione e sul varo dell'esecutivo nel referendum previsto agli inizi di marzo.

14 febbraio 2018