Contro le adunate fasciste e razziste di CasaPound, Lega Nord e Fratelli d’Italia
Milano antifascista in piazza tra cariche, lacrimogeni e assedio poliziesco di Minniti
Il PMLI punta il dito contro il governo Gentiloni e il sindaco PD Sala che non perseguitano i nazifascisti nonostante le leggi vigenti

Redazione di Milano
Questo 24 febbraio milanese è stato chiamato “il sabato nero” perché nello stesso giorno il regime neofascista - governo Gentiloni e giunta comunale Sala in primis - ha concesso piazze e strade della città Medaglia d’Oro della Resistenza alle adunate delle formazioni politiche più marcatamente fasciste e xenofobe, sia dell’ambito istituzionale che squadristico, per ridarle fiato e visibilità dopo che il corteo antirazzista dei 30.000 di due settimane fa, a seguito dell’attacco fascista di Macerata, aveva abbondantemente denunciato la loro reazionaria natura.
Un sabato pomeriggio che ha visto contemporaneamente a Milano: la Lega Nord con l’ultraxenofobo e reazionario Salvini che chiama - brandendo Costituzione, Vangelo e rosario – in adunata le camicie verdi del Nord e i fascio-leghisti di tutt’Italia in Piazza Duomo; i fascisti doc di Fratelli d’Italia che marciano provocatoriamente srotolando un lungo tricolore nella multietnica Via Padova (ottenendo per tutto il tragitto solo sonore contestazioni e insulti dai residenti italiani prima ancora che dai migranti) e gli squadristi neri, nonché fascisti “del terzo millennio”, di CasaPound - pompatissimi dai mass-media di regime - in adunata in Largo Cairoli, luogo storico di partenza di tutte le manifestazioni studentesche.
La Milano antifascista e antirazzista, anche sull’onda del corteo del 10 febbraio ha deciso di scendere in piazza per dare una puntuale risposta di protesta sia contro i nuovi fascisti sia contro chi li protegge e ne garantisce libertà d’azione.
Nell’ultima settimana il clima si è surriscaldato con manifestazioni antifasciste su tutto il territorio nazionale e con l’incendio doloso e squadristico al centro sociale bresciano “Magazzino 47”.
La Questura di Milano ha dunque vietato la piazza di Lanza (vicina a Largo Cairoli) autorizzando invece quella di Largo La Foppa e confermando la gestione di “contenimento” degli antifascisti del ministro dell’Interno, il nuovo Scelba Marco Minniti.
La giornata è iniziata molto presto con un gruppo di una cinquantina di studenti che hanno occupato il monumento equestre a Garibaldi in Largo Cairoli dove avrebbe dovuto tenersi il comizio di CasaPound. Gli studenti esponevano uno striscione con su scritto: “Ieri partigiani, oggi antifascisti”. Immediato e deciso l’intervento della polizia che ha trascinato via con la forza decine di studenti minorenni.
Che il clima fosse teso lo testimoniava, a metà mattinata, l’annunciata ed eseguita chiusura di svariate fermate della metropolitana per “motivi di ordine pubblico”: Duomo, Cairoli, Lanza e Moscova.
Quando le antifasciste e gli antifascisti hanno iniziato a raggiungere Largo La Foppa è subito apparso evidente l’imponente schieramento poliziesco che, di fatto, presidiava tutti gli accessi alla piazza.
Alle 15,40 il corteo ha iniziato a muoversi venendo immediatamente bloccato da un muro di agenti in assetto antisommossa che hanno fatto partire una carica molto decisa con nutrito lancio di granate di gas CS. Queste venivano sparate non solo contro la testa del corteo, ma anche al centro della piazza coinvolgendo sia i manifestanti che i passanti del sabato pomeriggio milanese.
A quel punto iniziava, per ordine diretto del Viminale, un surreale accerchiamento dei 3.000 antifascisti presenti in piazza con il diniego totale a qualsiasi possibilità di muoversi in corteo.
Divieto mantenuto anche quando CasaPound aveva finito da un pezzo la sua becera adunata.
Dopo due ore di stallo, i manifestanti hanno deciso di muoversi in massa verso Piazza XXV Aprile (scelta non a caso) riuscendo a quel punto a riconquistare il diritto di manifestare e raggiungendo la piazza di Stazione Centrale, luogo simbolicamente importante dove era passato anche il gigantesco corteo del 10 febbraio.
La Cellula “Mao” di Milano e l’Organizzazione di Viggiù del PMLI hanno partecipato al presidio antifascista con il cartello realizzato dal Comitato Lombardo del PMLI riportante da un lato la scritta “Mettere fuorilegge i gruppi nazifascisti. Applicare la legge n.645 del 20 giugno 1952” e dall’altra “Opponiamoci al governo Gentiloni di matrice renziana, antipopolare, piduista e fascista. Lottiamo per aprire la strada al socialismo e al potere politico del proletariato”, che ha riscosso notevole successo tra i presenti, e la rossa bandiera del Partito. Discutendo con vari manifestanti i nostri compagni hanno ribadito la rivendicazione della messa fuori legge di tutti i gruppi nazifascisti in base alla XII disposizione transitoria finale (comma primo) che vieta sotto qualsiasi forma la riorganizzazione del disciolto partito fascista e l’applicazione della legge 645 del 20 giugno 1952 e della legge Mancino che punisce l’apologia del fascismo e le pratiche xenofobe e discriminatorie che tale ideologia si porta dietro, affermando che la non applicazione di queste leggi sono una prova evidente di come l’attuale regime sia complice con i nazifascisti sia di CasaPound che di Forza Nuova e di altre formazioni che praticano il terrorismo squadrista contro gli antifascisti e i migranti.
Importante sottolineare, nonostante il clima repressivo, la partecipazione di una piazza assolutamente eterogenea. Oltre ai partiti politici (PRC, PCI, Potere al Popolo e PCL) e alle organizzazioni antifasciste e antirazziste, c'erano molti giovani e anziani non collocati dietro alcuno striscione. Presente la comunità curda che protestava anche contro il governo Gentiloni che continua a intrattenere rapporti più che amichevoli col boia fascista Erdogan che fa massacrare i curdi entro i confini dello Stato turco e ad Afrin.

28 febbraio 2018