A Milano, Palermo, Torino, Roma, Pisa e Livorno
In piazza contro il fascismo e il razzismo
Corteo SI Cobas a Roma anche contro il governo Gentiloni e Jobs Act e per i migranti
Richiesta unanime: sciogliere i gruppi fascisti

Davanti agli attentati, aggressioni, e provocazioni fasciste, razziste e xenofobe di Forza Nuova, CasaPound, Fratelli d'Italia e Lega, tra il 22 e il 24 febbraio decine di migliaia di antifascisti e antirazzisti sono scesi in piazza a Torino, Milano, Pisa, Roma e Palermo per chiedere lo scioglimento di tutte le organizzazioni fasciste e naziste e denunciare pubblicamente il massiccio apparato repressivo messo in campo dal governo Gentiloni e dal nuovo Scelba Minniti teso a criminalizzare gli antifascisti e garantire invece impunità e agibilità politica alle organizzazioni dei caporioni in camicia nera Roberto Fiore e Simone Di Stefano e suoi simili.
Roma
Nella Capitale un imponente corteo di oltre 100 mila antifasciste e antifascisti hanno preso parte all'iniziativa “Mai più fascismi” lanciata da 23 associazioni con alla testa ANPI, CGIL e ARCI e alla quale ha aderito ufficialmente anche il PMLI (vedi articolo a parte).
In contemporanea si è svolta anche la grande manifestazione di protesta organizzata dal SI Cobas Nazionale a cui hanno preso parte oltre 10 mila operai, lavoratori del pubblico impiego e della scuola, disoccupati, studenti, senza casa e immigrati senza permesso di soggiorno giunti a Roma da ogni angolo del Paese con una ottantina di autobus per manifestare contro il governo Gentiloni, il Jobs Act e per i diritti dei migranti e per ribadire un “NO perentorio al razzismo, allo sfruttamento e alla repressione di Stato”.
Torino
Il 22 febbraio nel capoluogo piemontese centinaia di lavoratori, studenti medi e universitari, immigrati e militanti dei centri sociali, No Tav e le donne di Non Una di Meno, armati di grande coraggio e determinazione hanno assediato per un'ora l’Hotel NH, tra corso Bolzano e corso Vinzaglio, nel centro della città dove era in programma un comizio del caporione fascista di Casa Pound Simone Di Stefano.
Il corteo è partito verso le 19 da Porta Nuova e si è diretto verso l'hotel lanciando innanzitutto un caloroso saluto ai manifestanti antifascisti arrestati per aver osato sfidare le “libertà” democratico borghesi e “l'ordine costituito” della seconda repubblica capitalista e neofascista, fra cui Donato, giovane torinese arrestato poche ore prima della manifestazione durante una perquisizione intimidatoria che ha coinvolto anche tre attivisti del centro sociale Askatasuma.
A metà del percorso, in corso Vittorio Emanuele, il corteo si è trovato di fronte un vero e proprio esercito di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, armati perfino di idranti, e pronti a caricare i manifestanti. E infatti al primo accenno di sfondamento del cordone di poliziotti che il nuovo Scelba Minniti ha sguinzagliato a Torino per proteggere i fascisti di Casa Pound, i celerini hanno scatenato una vera e propria caccia al manifestante e caricato selvaggiamente il corteo a suon di manganellate e getti di acqua gelida con l'idrante. Durante gli scontri una giovane lavoratrice di 22 anni di Asti è stata arrestata, denunciata per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, è stata poi rilasciata in tarda serata.
Assorbita la prima violenta carica il corteo si è ricompattato dietro uno striscione su cui vi era scritto «Resisteremo ad oltranza» ed è ripartito più determinato di prima riuscendo ad aggirare il blocco delle “forze dell'ordine” e arrivare quasi sotto le finestre dell’hotel che ospita l'adunata fascista. La contestazione dura solo pochi minuti perché i manifestanti vengono nuovamente attaccati dalla polizia a colpi di manganello, idrante e lacrimogeni. Ma anche questa volta la determinazione e il coraggio dei manifestanti hanno la meglio e l’assedio intorno all’NH hotel va avanti per quasi un’ora con slogan tipo "Andiamo a stanare i fascisti di CasaPound", "Da Torino a Palermo scateniamo l'inferno, canti antifascisti intervallati dal coro: “solo la doccia, ci fate solo la doccia” in risposta ai potenti getti d'acqua dei celerini mentre altri manifestanti formavano una specie di barricata con alcuni cassonetti piazzati in mezzo alla strada per difendersi dalle violente cariche. Dal corteo sono partiti anche petardi e bombe carta, sassi, bottiglie e tubi divelti dalle recinzioni di un cantiere stradale vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa. In piazza Statuto, a manifestazione praticamente finita, la polizia ha caricato ancora il corteo, a freddo e alle spalle i manifestanti, proprio con l'intento di fare male e dare una lezione ai “disturbatori dell'ordine pubblico”. Almeno due manifestanti sono stati fermati.
Pisa
Arresti e violente cariche della polizia del nuovo Scelba Minniti contro manifestanti antifascisti e antirazzisti fra cui molti studenti e attivisti delle lotte cittadine per la casa e dei diritti gay, si sono verificate anche a Pisa nel pomeriggio del 23 febbraio in occasione del provocatorio comizio elettorale indetto dal caporione fascio-leghista Salvini (si legga l'articolo a parte). Centinaia di militanti dei centri sociali, studenti e attivisti di varie associazioni cittadine sono scesi in piazza al grido di “Pisa non si Lega” per protestare contro il raduno fascio-leghista in piazza Vittorio Emanuele. Intorno alle 17, appena il corteo ha provato ad avvicinarsi all'adunata delle camice verdi urlando slogan e striscioni di protesta, fra cui “Salvini Pisa non ti vuole, è partita una prima violentissima carica della celere che ha costretto il corteo ripiegare sul Lungarno Gambacorti e poi verso via Mazzini, una strada laterale all'asse pedonale del centro storico di Pisa. Pochi minuti dopo, all’incrocio con via Cottolengo, la polizia ha nuovamente caricato i manifestanti che si sono difesi con lancio di sassi bottiglie e altri oggetti fra cui alcuni cassonetti.
Pesante il bilancio con sei manifestanti arrestati e almeno altri due feriti ricoverati in ospedale.
Milano
Fin dalle prime ore del mattino del 24 febbraio decine di studenti del collettivo Casc Lambrate si sono arrampicati sul monumento dedicato a Garibaldi in piazza Cairoli a Milano per protestare contro il comizio elettorale del candidato premier di Casa Pound Simone Di Stefano e della candidata alla presidenza di Regione Lombardia Angela De Rosa. I manifestanti hanno acceso qualche fumogeno e hanno esposto uno striscione con su scritto “Ieri partigiani, oggi antifascisti”. Immediato l'intervento della polizia che ha manganellato e trascinato via i manifestanti intimando l'immediato scioglimento del presidio. La contestazione è proseguita con un breve corteo contro il comizio di Salvini in piazza Duomo.
Nel pomeriggio su ordine di Minniti il corteo antifascista di oltre 3 mila manifestanti è stato attaccato da uno squadrone di poliziotti in assetto antisommossa e accerchiato con con fitto lancio di lacrimogeni e manganellate impedendogli di fatto il diritto a manifestare (vedi articolo a parte). Al presidio antifascista ha preso parte anche la Cellula “Mao” di Milano.
Brescia
Un presidio antifascista si è svolto anche a Brescia dove nella notte del 22 febbraio è stato appiccato un incendio nel centro sociale Magazzino 47.
Palermo
In una città blindata da oltre trecento poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa e un elicottero a sorvolare la cosiddetta “zona rossa”, oltre 3 mila antifascisti e antirazzisti sono sfilati in corteo per le vie del centro con alla testa i partigiani dell'Anpi a intonare il canto di “Bella Ciao”. Al corteo hanno parte fra gli altri il PRC e PaP, Porco Rosso dell'Arci e molti attivisti dei centri sociali “Anomalia” e “Ex Carcere”. Un lungo e combattivo corteo che ha costretto il caporione fascista Roberto Fiore a rinunciare al comizio pubblico previsto in Piazza Croci e a rifugiarsi dentro un hotel del centro. Stessa sorte è toccata alle camice nere di Casa Pound rimasti a debita distanza dalla piazza antifascista e costretti anche loro a riunirsi in un bugigattolo vicino al tribunale.

28 febbraio 2018